Gli allenatori di ogni categoria, almeno una volta alla settimana vivono un momento che, per alcuni aspetti, non vorrebbero vivere ma che, comunque, è una prerogativa del loro ruolo : dover scegliere chi gioca. Alcuni tecnici quando annunciano la Domenica la formazione, a volte iniziano dalla panchina, a volte iniziano dal portiere per terminare col numero 11, annunciando poi velocemente coloro che lo accompagneranno in panchina. C'è già, al momento della vestizione, un atteggiamento diverso tra i giocatori, più veloci e precisi i primi, più lenti i panchinari. L'inizio della fase di riscaldamento è quello che sembra dividere definitivamente i buoni dai cattivi, i belli dai brutti. Ma, d'altra parte, non si possono far partecipare alla fase di riscaldamento coloro che non prendono subito parte alla gara in quanto ne varrebbe della loro salute per poi raffreddarsi in panchina durante l'inizio della gara gara. E' palpabile la concentrazione che sale per quelli che affrontano la gara e la concentrazione che scende per quelli che abbozzano un torello prima del fischio di inizio. Qualcuno è così arrabbiato che non partecipa neanche al torello, si accomoda subito in panchina per assistere alla gara, spesso con aria assente. Nella testa del panchinaro passano diversi atteggiamenti quello di tifoso della squadra, quello silenzioso che sembra dire vedrai adesso che succede che non gioco io. Ma questi diversi atteggiamenti si trasformano immediatamente quando l'allenatore dice riscaldati, tocca a te. Da quel momento in poi l'ex panchina diventa un alleato del tecnico e, nella maggior parte dei casi, darà tutto di sé per dimostrare che la scelta operata in corso d'opera è stata giusta e che la fiducia accordatagli è stata ben risposta. In questa particolarità, c'è tutto un atteggiamento di alcuni allenatori che, specialmente nei settori giovanili dovrebbe far riflettere. Quando termina il primo tempo ed i giocatori rientrano negli spogliatoi, si vedono di frequente allenatori che preferiscono rientrare soltanto con coloro che hanno preso parte alla gara, lasciando sul campo tutti i panchinari, impegnati di nuovo nel torello della speranza già visto ad inizio gara. Spesso i tecnici si sforzano nello spiegare che tutti i giocatori sono importanti, determinati per raggiungere l'obiettivo e poi, come capita l'occasione per dimostrarlo, la disattesa è evidente. Invece gli allenatori dovrebbero convincersi che i panchinari hanno bisogno di sentirsi considerati come componente attiva del gruppo. Le loro tensioni, le loro motivazioni, l'accettazione del loro ruolo sono più facilmente gestibili se li rendiamo partecipi al gioco, del risultato e, soprattutto del gruppo spogliatoio. Se nel settore giovanile l'abitudine di lasciare sul campo, nell'intervallo, i componenti della panchina, è da ritenersi scarsamente formativa, negli adulti è addirittura controproducente sotto il profilo tecnico. Come fa, infatti il panchinaro impegnato nel torello della speranza, a conoscere l'analisi dei primi 45 minuti di gara fatta dal proprio tecnico e le conseguenti mosse strategiche da adottare nella seconda frazione se non è lì, con gli altri compagni, ad ascoltarle ?. Esiste una medicina in grado di rendere più creativo e partecipe il panchinaro si chiama tanta considerazione, se il tecnico sarà bravo a farlo sentire importante come i titolari del momento, lui in campo sarà più lucido mentalmente, più vitale e più equilibrato, più in forma e più felice di essere sempre partecipe al gioco di squadra, e sicuramente in campo quando sarà chiamato ad essere il primo attore, dimostrerà di essere fedele al tecnico e alle sue scelte, e il gruppo si formerà ancora più solido.
ANTONIO VALBRUNI