×

Avviso

Non ci sono cétégorie

CalciototaleDopo la disfatta del 9 Luglio 1966 dove la nazionale Italiana fu clamorosamente sconfitta dalla Corea per 1 - 0 ed eliminata dal Mondiale giocato in Inghilterra, riflettendo sia pure fuori tempo massimo dobbiamo ammettere che da quel giorno sul campo di Middlesbrough cominciò ad affacciarsi l'idea di un gioco estremamente dinamico, molto muscolare. La Corea del Nord lo praticò con primitiva aggressività senza pensare in grande. Da quell'esperienza che spinse i critici a definire la squadra azzurra " la nazionale dei nati stanchi " , si sarebbe dovuto ricavare allora ciò che oggi sappiamo benissimo : una squadra modesta qualora disponga di giocatori solidi e veloci, può riuscire a battere un'avversaria più tecnica e meno rapida. Ma nessuno ricavò nulla, almeno in Italia, e tutti pur dando addosso a Fabbri, si limitarono a definire irrazionale l'esito di quella partita. Irrazionale ? altroché, era affiorata una solida base su cui si poteva costruire un calcio nuovo. Fra i pochi che se ne accorsero c'era il tecnico olandese dell'Aiax Rinus Michels, il quale intuitivo, che se i coreani avevano compiuto l'impresa di battere l'Italia spendendo ciò che potevano spendere, soprattutto potenza e velocità, queste ultime, non alternative alla tecnica bensì incanalate a suo sostegno potevano portare verso un molto diverso e molto più produttivo il modo di giocare. Davvero interessante il ragionamento lasciava intravedere una importante svolta, per la cui attuazione bisognava però lavorare su elementi giovanissimi, addirittura su ragazzi non ancora contaminati nella mente da infiltrazioni tattiche di vecchio stampo, ragione per cui l'idea si concretizzò in tempi tecnici non proprio brevi.Ciò che doveva accadere accadde perciò nei primi anni sessanta, e fu una vera rivoluzione, che come tutte le vere rivoluzioni lasciò una traccia profonda e definitiva.Infatti spazzò via un modo di giocare antico, piuttosto lento ed alquanto prevedibile, lo si vede nei filmati d'epoca, la cui componente tecnica, di gran lunga prevalente su quella atletica, aveva in precedenza separato un'aristocratica e facoltosa minoranza di squadre da tutte le altre. Ripulita dal tradizionale armamentario tattico, la scena calcistica europea si aprì su quello che fu subito definito calcio totale, portatori l'Aiax e, per automatica estensione, la Nazionale olandese cui lanciò numerosi giocatori di alto valore tecnico-tattico ne cito alcuni : Cruijff, Krol, Neeskens, Rep, Suurbier. Giocato da elementi nei quali si combinavano in alta concentrazione valori tecnici, valori agonistici e importante fatto nuovo una illimitata flessibilità tattica dei singoli, il calcio totale proposto dagli olandesi di Michels non era soltanto dinamico e veloce come il gioco dei coreani che avevano sconfitto l'Italia nel 1966. Era molto di più perchè predicava la sostanziale soppressione dei ruoli, con un discorsetto di questo tipo : dimenticateli, non esistono più, poiché d'ora in poi, escluso il portiere, che comunque diventa padrone dell'intera area di rigore con i piedi, tutti i giocatori possono fare tutto anzi debbono in qualunque punto del campo vengano a trovarsi. Si stabiliva cioè i ruoli andavano intesi soltanto come riferimenti teorici, punti di partenza, e che nella pratica del gioco non c'erano più compiti fissi, ragione per cui i giocatori, prescindendo dal loro ruolo base e configurandosi pertanto come autentici universali, dovevano secondo le circostanze difendere, tirare in porta, organizzare la manovra. Si videro così i terzini che s'improvvisavano cursori di fascia, centrocampisti che arretravano per difendere, il libero che su palla inattiva andava a saltare con la massima naturalezza. Il calcio totale dell'Aiax era un fuoco d'artificio, la partita una brillante recita i cui attori uscivano estemporaneamente da un ruolo per calarsi subito in un altro, facendo comunque in modo che la squadra rimanesse in equilibrio tattico, cioè che continuasse a presidiare l'intero terreno di gioco.La risposta a questo dilemma tattico non poteva essere che il passaggio dalla marcatura a uomo alla copertura degli spazi. in cui poteva essere idealmente organizzato sul campo di gioco. Tornava così in versione scientifica il controllo della zona che era stato praticato ai tempi del metodo. A questo punto il calcio totale fa parte del nostro presente e distinguere fra il calcio moderno, caratteristica delle squadre che mettono al primo posto la tecnica e la forza atletica, e il calcio post-moderno : decadente, deludente, avvilente nel buio del più rabbioso tatticismo esasperato con marcature strette sugli attaccanti. Per concludere cito il Milan di Arrigo Sacchi, la squadra perfetta che incantò l'Europa. Dopo diverse stagioni nelle quali i rossoneri passarono dall'anonima mezza classifica al vertice europeo.

ANTONIO VALBRUNI