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SpogliatoioNel calcio lo spogliatoio unito è la parola magica da mettere avanti quando si vogliono nascondere beghe e tensioni . E' il luogo dove ci si rinchiude per risolvere crisi e controversie, oppure per richiamare tutti alle proprie responsabilità. Fa sempre effetto, infatti, leggere che una squadra, l'allenatore ed il Presidente si sono chiusi per due ore nello spogliatoio. La verità è che in questi casi non accade nulla : se la crisi c'era, rimane e se avevamo giocatori abbattuti, con la solita strigliata da levare il pelo, li abbattiamo più di prima. Sempre più spesso, però, lo spogliatoio è il luogo in cui ci si ritrova per compattare la squadra e ritrovare lo spirito di gruppo o, semplicemente, per fare delle analisi e trovare idee e soluzioni. Quindi, parlando di spogliatoio, non riferiamoci al posto dove si lavano i panni sporchi, piuttosto al posto dove essere costruttivi e dove è possibile creare l'ambiente. Spogliatoio, dunque, dovrebbe essere qualsiasi luogo e momento dell'attività in cui si discutono metodi e obiettivi, in cui si fa in modo che la creatività di ognuno diventi patrimonio di tutti per trovare rimedio agli errori e studiare soluzioni da mettere in campo. In sintesi, il luogo dove ci si abitua a stare tutti insieme e, quindi, dove si forma il collettivo. Lo spogliatoio, senza una preparazione specifica non è facile da condurre. Si sente spesso dire che un allenatore ha in mano, lo spogliatoio, ma facciamo attenzione : se non siamo riusciti a renderlo produttivo, cioè non abbiamo incanalato creatività ed energie verso obiettivi che richiedono la cooperazione di tutti non lo abbiamo affatto in mano. Se prima avevamo tensione ed adesso c'è calma, vediamo se siamo riusciti a creare un clima in cui la carica di vitalità possa esprimersi in modo costruttivo, altrimenti abbiamo ottenuto solo un armistizio e la guerra può scoppiare di nuovo. Per avere un conflitto basta mettere di fronte due esigenze non conciliabili o due individui convinti che la ragione dell'altro sia la propria sconfitta. Nel conflitto abbiamo tutti ragione perchè la posta in palio non è più la verità, ma la supremazia, che nei giovani è un'esigenza tanto più ostinata quanto più profonde sono le insicurezze e la loro capacità di esaurire in direzioni produttive e la loro carica di vitalità .Nello sport ci sono conflitti che non si sa come siano cominciati e che vanno avanti senza soluzione nonostante incidono sul rendimento stesso. I motivi possono essere, di volta in volta, la rivalità per il posto in squadra, i diversi rapporti con l'allenatore, gelosia, antipatia, differenze di mentalità o una disparità forze che crea una gerarchia che alcuni non sanno accettare. Qualcuno dipende anche da noi perchè dobbiamo fare delle scelte e pretendere che vengano osservate le regole. Oppure perché riteniamo che la critica, la discussione e la divergenza di opinioni siano forme di ribellione da reprimere e non, invece, opportunità da sfruttare. L'errore più grande è quello di non riuscire a creare un clima in cui dispetti, liti o ripicche siano fuori luogo. Dubito che i conflitti possano servire, anche se a volte nascono per scaricare tensioni di troppo. E' comunque da ingenui credere che bastino gli sfoghi nello spogliatoio per stemperarle. Nè ha senso pensare che il conflitto aumenti la carica. La carica è giusta  quando tutta la squadra va nella stessa direzione, mentre il conflitto si rivolge contro gli stessi componenti della squadra. Con gli adulti l'intesa si fonda su basi razionali e su una assunzione diretta di responsabilità. Con i dilettanti in assenza di grossi incentivi economici, è opportuno basarsi di più su gratificazioni immediate come il piacere del gioco mentre, con i Professionisti si può puntare maggiormente sugli obiettivi. Se lo spogliatoio ci sta scappando di mano è possibile che qualcuno ci giochi contro sobillando qualche giocatore. Oppure siamo capitati in un ambiente impossibile. Più probabilmente, però, è che, senza volerlo, abbiamo commesso qualche errore e non siamo sempre corretti. Forse siamo stati fin troppo attenti a far andare bene le cose, concedendo ai giocatori un rapporto che, poi non abbiamo saputo gestire.. A questo punto, persa l'autorità, non possiamo continuare su una linea di coerenza dimostratasi infruttuosa. Nè possiamo accettare compromessi né aggiustamenti diplomatici che ci farebbero perdere ancora di più autorità.  Evitiamo le reazioni emotive, le minacce o altre parole inutili che significherebbero solo rispondere alla sfida.  Se siamo abili e coerenti e non ci scomponiamo, forse li avremo contro anche più di prima, ma vedendo che noi andiamo dritti per la nostra strada, mentre sono loro a rimetterci, è probabile che prima o poi capiscano e vengano dalla nostra parte. Ma se non capiscono vuol dire che la situazione non è più recuperabile ed è meglio cambiare aria. Se davvero ci i interessa parlare, discutere, scambiare idee o trovare soluzioni insieme allora è una vittoria e i risultati saranno la certificazione del lavoro che il tecnico ha ottenuto. Lo spogliatoio è sacro per ottenere risultati in campionato.

ANTONIO VALBRUNI