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calciopalloni
Oggi parliamo di come motivare i propri calciatori.Quanti calciatori si sono sentiti dire, dopo una partita, " ci dovevi mettere più grinta, dovevi essere più deciso più motivato ". Tanti e in situazioni diverse.Forse anche noi stessi qualche volta abbiamo peccato per difetto in fatto di grinta e forse qualche insuccesso nella nostra vita lo abbiamo imputato proprio ad una insufficiente motivazione. La grinta, nel senso comune, viene accomunata alla decisione, a quell'energia che permette all'atleta di costruire comportamento qualitativamente e quantitativamente idonei al raggiungimento dell'obiettivo desiderato. Troppo spesso si dà per scontato che un atleta mette in atto tutte le strategie necessarie all'ottenimento del risultato sportivo. Di fatto, però, non è sempre così. In effetti, l'intensità con la quale gli atleti cercano il raggiungimento degli obiettivi tecnico- tattico è legata all'individualità. Un'individualità che si manifesta chiaramente nel comportamento sportivo. Osservando il comportamento di un atleta per capire le ragioni del suo porsi nella situazione agonistica è fondamentale analizzare le sue motivazioni : il perchè fa sport e soprattutto cosa cerca in questo. E' poi fondamentale considerare come le motivazioni del calciatore si modificano, in funzione dell'età, dei  modelli di aspirazione e del livello di appagamento. Sulla motivazione in passato si è troppo banalizzato il ruolo importante per favorire l'impegno dell'atleta. Il metodo del consenso si basa soprattutto sul sistema delle ricompense. Un esempio può essere quello di un allenatore che dice ai sui ragazzi : se oggi vincete avrete un giorno libero e non faremo allenamento. Questo metodo è particolarmente indicato per quegli atleti che hanno bassa autostima di se stessi. Quando invece vi è un rapporto affettivo tra tecnico ed atleti il mister può giocare anche sugli aspetti d'identificazione. In questo caso potrà, in alcune circostanze, chiedere un maggiore impegno come vero e proprio regalo personale.In una simile situazione possiamo inserire quei casi in cui i giocatori aumentano il loro impegno in campo per difendere il loro allenatore dalle critiche esterne e da un'eventuale possibilità di esonero. Per capire il comportamento dell'atleta, è importante considerare una caratteristica della personalità chiamata controllo. Vi sono, infatti atleti che hanno un controllo interno molto sviluppato, altri invece un controllo di tipo esterno. Gli atleti del controllo interno sono quelli che considerano come la conseguenza del loro comportamento. Sono gli atleti che si assumono la responsabilità del successo e dell'insuccesso in prima persona, senza cercare delle scusanti esterne. Gli atleti a controllo esterno sono invece quelli che legano i loro successi ed insuccessi a fattori casuali esterni : fortuna, sfortuna, valore degli avversari, e cattiva guida tecnica. Questi sono calciatori molto fragili, insicuri, che si sentono in balia della casualità e quindi difficilissimi da motivare.Ho letto la biografia di Javier Zanetti, ex calciatore dell'Inter, capitano della nazionale argentina e dell'Inter. Esempio per tutti, è stato un'atleta straordinario. Racconta che non è stato sempre un titolare, anzi da giovane calciatore il più delle volte finiva in panchina e finì con l'essere l'unico ad essere tagliato a fine stagione. Racconta che ci sono dozzine di ragioni per la sua successiva metamorfosi, ottimi compagni di squadra, etica del lavoro e tante altre cose. Ma una cosa dice di avere imparato e che avrebbe voluto imparare molto prima.Dagli allenamenti ci si migliora e dare tutto in campo fino all'estremo delle proprie forze. La motivazione è quella leva su cui contare per spingersi agire con decisione, tanti sacrifici, duri allenamenti. Concludo bisogna far sentire ai giocatori il senso di responsabilità, tutti sono importanti e ognuno ha un ruolo ben definito all'interno del team. Se una persona conosce cosa ti aspetti da lui, saprà darti il suo meglio. Per concludere in base alla mia esperienza, le motivazioni vengono sempre date dal tecnico e dalla forza del gruppo. Solo la sofferenza in campo rende grande il calciatore.

 

ANTONIO VALBRUNI