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CALCIOGli allenatori di calcio : La vita dell'allenatore di calcio è molto difficile, con le valigie sempre pronte, la moglie e figli s'interrogano se è davvero il caso  di affezionarsi a luoghi e persone che possono cambiare alla velocità della luce e loro sono lì, sul rettangolo di gioco.Come se in panchina ci fossero le spine o fastidiose puntine da disegno. Travolti dallo stress, imprigionati dalla tensione. Fanno strani gesti con le mani, discutono polemicamente col quarto uomo, s'infuriano per un fuorigioco inesistente e per un fallo non concesso. Loro sono gli allenatori, ed incarnano l'immagine del provvisorio. Perennemente in bilico come equilibristi, camminano sul filo invisibile della precarietà. Loro sono gli allenatori costretti a confrontarsi coi Presidenti umorali e frettolosi nei giudizi, gente che vuole mettere sempre becco nella formazione. Costretti a convivere con tifosi volubili ed esigenti, pronti ad esaltarti il giorno prima ed a disprezzarti quello seguente. Loro sono gli allenatori : circondati da calciatori spesso permalosi e capricciosi, che mettono il broncio per una sostituzione e che minacciano di andarsene dopo tre consecutive esclusioni dall'undici titolare. Assediati dai giornalisti che in sala stampa sono solo per porre domande banali, ma capaci di scrivere articoli astiosi per una risposta sgradita o per un tono di voce inopportuno. E loro, gli allenatori ,a volte inciampano nei congiuntivi, non possono fare altro che alimentare aria fritta che è il calcio parlato. Coi suoi vuoti dibattiti su un rigore dubbio ed i suoi ormai tristi processi. Dibattiti che sanno mettere in cattiva luce la categoria più vulnerabile e quindi più esposta alle intemperie : gli arbitri. Ma questa è un'altra storia come diceva il grande Gustavo Bruno, giornalista bravo che purtroppo ci manca tanto. I riflettori sono puntati sui forzati della panchina. Tutta gente animata da una passione genuina. Gli allenatori guadagnano meno dei calciatori, tranne casi rari, ma almeno, nei loro corposi stipendi, sono compresi tutti fastidi di un mestiere instabile. Sul capo di ogni tecnico pende la minacciosa spada di Damocle dell'esonero. La massima umiliazione per un allenatore. Certo, quando le cose vanno male e nell'aria si avvertono sinistri presagi, sarebbe più dignitoso dimettersi. L'esonero è uno dei tanti malcostumi che il calcio italiano ha saputo esportare all'estero e riguarda i tecnici meno pagati. E' molto più facile sbarazzarsi di un allenatore che guadagna poco, che ha un contratto annuale, che disfarsene di uno blindato da un quadriennale  miliardario vedi Allegri. Il mondo del pallone è pieno di tecnici sopravvalutati, abili nelle pubbliche relazioni con i dirigenti, capacissimi di farsi assumere perchè portano con gli sponsor soldi nelle casse delle società. Persone dal modesto spessore che sono sempre in libreria a comprare i libri e che insegnano pressing asfissiante e riempirsi la bocca con la parola attuale ripartenza. Un termine  che ha preso il posto del più romantico contropiede. Allo stesso modo ci sono quelli che hanno saputo costruirsi la solida fama di santoni del calcio, contando più che sulle vittorie  e molto sulla collaborazione di giornalisti compiacenti. Il trainer migliore è quello che rende le cose facili con risultati importanti. Imporsi come allenatore con il Real Madrid, Juventus, Inter, Milan, Napoli è cosa diversa dal primeggiare allenando lo Spezia, La Salernitana, il Verona, Cremonese ecc.L'allenatore ideale non esiste, in linea di massima, per gestire uomini prima che calciatori, occorre personalità, doti psicologiche ed elasticità mentale. L'allenatore bravo è quello che ottiene risultati con squadre non eccelse.Il pericolo maggiore per concludere per un allenatore è quello di mettersi in testa di poter incidere più dei giocatori.

ANTONIO VALBRUNI