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calciopalloni: Per capirsi il dialogo è fondamentale. Famiglia e società sportiva devono collaborare per fare in modo che i più giovani giochino, si divertano e vivano lo sport senza pressione. Tutti vogliono vincere, ma bisogna sapere che esiste anche la sconfitta.La percentuale di approdo in serie A. su cinquecentomila ragazzi è dello 0,2 per cento. Chi bisogna di avere un figlio campione è probabile che rimanga deluso. E' giusto che la società presenti l'allenatore alle famiglie, il genitore ha il diritto di sapere a chi è affidato suo figlio. Ci sono ragazzi che subiscono la presenza del genitore in tribuna e giocavano meglio in trasferta che in casa. Bisogna lavorare in positivo ma non bisogna mai temere i propri limiti. Anzi è bene che ognuno li conosca.Guidare una prima squadra e allenare un settore giovanile sono due cose completamente differenti, quindi chi copia gli atteggiamenti della serie A. sbaglia perchè l'obiettivo vero è la crescita dei ragazzi.Importante che ci sia un aspetto formativo anche per chi non ha talento e qui è importante far capire ai ragazzi che non tutti possono arrivare al professionismo.Bisogna lavorare sul comportamento morale dei ragazzi, tanto amore per lo sport e i giovani.La società deve spiegare sempre alla famiglia il metodo che utilizza la comunicazione è fondamentale.Bisogna rispettare sempre la regola della convivenza. All'inizio non bisogna mettere subito delle regole per i ragazzi, saranno loro a scoprire da soli e stabilire il rispetto, si tratta di norme di buon senso che devono garantirle non si valuta dal risultato in campo, ma dalla crescita del ragazzo, come persona e come atleta. Tutti i giovani devono sentirti partecipi, anche chi non è bravo deve poter giocare.Importante il colloquio con i genitori, impostare il rapporto sulla chiarezza, la società deve incontrarli personalmente tutti i genitori dei bambini che giocano nel settore giovanile, parlare e impostare il rapporto sulla chiarezza. Alla fine della stagione bisogna incontrare tutti per fare il bilancio di un anno trascorso insieme.Importante che tutti devono giocare, anche quelli meno bravi. Ormai non si vedono in giro allenatori sprovveduti, tutti si documentano e cercano di impegnarsi per favorire la crescita tecnica e personale del ragazzo.Nel calcio purtroppo si parla solo del risultato quando sarebbe importante invece confrontarsi su altri temi ossia come si comporta il ragazzo nello studio.L'allenatore bravo è quello che migliora il ragazzo sotto tutti i profili e la famiglia a giugno dovrebbe pretendere una sorta di pagella di fine stagione dalla società, nella quale sono indicati i miglioramenti del ragazzo sotto il profilo caratteriale, coordinativo e tecnico.

ANTONIO VALBRUNI