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calciopalloniOgni persona che ha praticato lo sport, fin dalla più tenera età, inevitabilmente, e spesso suo malgrado, ha dovuto fare i conti con la mentalità dei propri genitori. Sovente, costoro caricano sulle spalle del bambino fardelli di motivazioni, di passate frustrazioni e di sogni cullati vanamente. I figli, invece, vanno sostenuti e motivati, ma non soffocati. E' importante che il genitore abbia un buon rapporto con lo sport. Per buono rapporto intendiamo la consapevolezza e l'accettazione del fatto che lo sport, oltre che uno spettacolo, deve essere una palestra di vita. Molte volte i genitori, appena il figlio manifesta un decadimento nel rendimento scolastico, fanno interrompere l'esperienza sportiva al bambino, non rendendosi conto che gli arrecano un ulteriore danno, sottraendogli alcune possibilità per migliorare le capacità di apprendimento. E' infatti ormai appurato che un'educazione motoria corretta facilità anche l'apprendimento sul versante scolastico. Il genitore deve rendersi conto dei rischi che vi possono essere quando non si sforza di capire gli stati emotivi del bambino e vuole a tutti i costi far vivere al figlio l'esperienza sportiva come a lui piace. Troppi sono i fattori che determinano il successo nel calcio, troppi sono coloro che hanno sognato e si sono ritrovati a rimpiangere di non aver conseguito un diploma. Solo una piccola minoranza arriva a essere un professionista del calcio, gli altri devono trovare spazio in altri settori della vita. Infine il rapporto con la società sportiva deve trovare piena collaborazione da parte del genitore. Egli deve rendersi conto che la presenza discreta nella vita della società può essere molto utile, soprattutto in un ambiente dove il volontariato è il fulcro della vita sportiva. E' importante che i genitori siano presenti nei momenti in cui la società organizza riunioni per loro, in modo da essere al corrente dei programmi del sodalizio che riguardano anche il figlio, il dialogo, e il sostegno, nei confronti della società, devono essere costanti. Vi sono ragazzini, che per le loro doti, vengono ritenuti dei potenziali campioni già a dieci-undici anni. Quando un genitore ha un figlio con queste caratteristiche non deve commettere l'errore di farlo sentire diverso dai suoi compagni, deve invece cercare di smorzare i messaggi che arrivano dal mondo esterno e che tendono a farlo essere superiori agli altri, ricordarsi sempre che l'umiltà è un punto di arrivo.

ANTONIO VALBRUNI