di Manola Di Psquale
L’Arminuta della Nostra Donatella Di Pietrantonio – e nostra lo dico con tutto il sano orgoglio abruzzese del caso– ci ha commosso dapprima con le splendide pagine del romanzo e, da pochi giorni, anche con la trasposizione cinematrografica del regista Giuseppe Bonito.
La storia è ambientata nel 1975.
Siamo di fronte ad un’Italia totalmente diversa in cui le coppie che non potevano avere figli spesso si rivolgevano, attraverso canali diversi e non sempre chiari, a chi aveva bambini e combatteva ogni giorno con la miseria.
Cosi l’Arminuta passa dalla sua famiglia d’origine, povera culturalmente ed economicamente, ad una famiglia borghese che la cresce sino a 13 anni e poi ci ripensa e la riporta “indietro”.
Un racconto amaro di abbandono, di povertà non solo materiali, di donne ancora tanto condizionate dal potere dell’uomo ma anche di forza e di speranza.
E la speranza è tutta nelle due giovani donne che animano il racconto – Adriana e l’Arminuta – sorelle a loro insaputa che impareranno a volersi bene e ad essere forti insieme: “Mia sorella, come...