La tragica morte di Luca Palmegiani, giovane impegnato e brillante, ci costringe a guardare in faccia una realtà che troppo spesso scegliamo di ignorare: il crescente disagio esistenziale dei giovani. Questo fenomeno, silenzioso ma devastante, sta assumendo proporzioni allarmanti, tanto da indurre sempre più ragazzi e ragazze a mettere fine alla propria vita. È un grido d’aiuto che non riusciamo a sentire, un peso che portano da soli perché troppo spesso non sanno dove rivolgersi, o perché mancano strumenti adeguati per intercettare e comprendere il loro dolore. I dati parlano chiaro: negli ultimi anni, i suicidi tra i giovani sono in aumento in Italia e nel mondo. Dietro ogni numero si nasconde una storia, una vita spezzata, una rete di affetti distrutta. A pesare sono la solitudine, l’ansia di un futuro incerto, la pressione sociale, il bullismo – sempre più spesso cyberbullismo – e il senso di inadeguatezza che viene amplificato dai social media. A ciò si aggiungono la mancanza di ascolto, il tabù della fragilità e la cronica insufficienza di risorse pubbliche dedicate al supporto psicologico e sociale. Troppo poco si investe per prevenire queste tragedie. Mancano progettualità mirate, strumenti educativi e servizi di supporto che sappiano intercettare i segnali di disagio prima che sia troppo tardi. Gli sportelli di ascolto per i giovani sono insufficienti, e il tema della salute mentale rimane un argomento marginale nell’agenda politica. Eppure, è necessario un cambio di passo. Occorre investire in una rete capillare di supporto, che parta dalla scuola e arrivi ai territori, coinvolgendo famiglie, associazioni e istituzioni. Bisogna sensibilizzare i giovani stessi, insegnando loro che chiedere aiuto non è un segno di debolezza ma di forza. Servono progetti concreti che affrontino il disagio giovanile con strumenti adeguati: percorsi di ascolto e supporto psicologico accessibili, campagne di sensibilizzazione, attività formative ed educative che promuovano l’inclusione, la socialità e il benessere. La morte di Luca non può e non deve essere solo un’altra notizia di cronaca. Deve diventare un monito per agire, per costruire una società che sappia ascoltare e accogliere, che metta al centro il benessere dei giovani e non li lasci soli davanti alle loro paure. La politica, le istituzioni e la società nel suo complesso hanno il dovere di agire. Perché dietro ogni disagio c’è una vita che può essere salvata, se solo si ha il coraggio di guardarla davvero.
MANOLA DI PASQUALE