Le Sezioni Unite Civili della Cassazione, con l’ordinanza n. 5992 del 6 marzo 2025, si sono espresse sulla vicenda della nave Diciotti, confermando principi fondamentali in materia di diritti umani, obblighi dello Stato e limiti dell’azione governativa. Il caso riguarda il trattenimento arbitrario di migranti a bordo della nave della Guardia Costiera italiana tra il 16 e il 25 agosto 2018, a seguito del mancato consenso all’attracco e allo sbarco nei porti italiani.
Ecco i punti chiave della decisione:
Il Governo non è al di sopra della legge
La Corte ha chiarito che il rifiuto dello sbarco non può qualificarsi come “atto politico” insindacabile, ma è un atto amministrativo soggetto a valutazione giuridica. Anche l’azione governativa deve rispettare i diritti inviolabili della persona e i limiti imposti dalla Costituzione e dal diritto internazionale.
Obbligo inderogabile di soccorso in mare
Gli obblighi di soccorso, sanciti da convenzioni internazionali (SOLAS, SAR, UNCLOS), prevalgono su qualsiasi normativa nazionale o accordo bilaterale finalizzato al contrasto dell’immigrazione irregolare. Lo Stato responsabile del soccorso deve garantire lo sbarco in un luogo sicuro, dove siano rispettati i diritti fondamentali, incluso il diritto di asilo.
Violazione della libertà personale
Trattenere migranti per giorni a bordo della nave, senza una base giuridica valida, costituisce una privazione illegittima della libertà personale, in violazione dell’art. 5 della CEDU. La Cassazione ha ribadito che tale trattenimento non può essere giustificato come misura di prevenzione dell’ingresso illegale o come parte di un procedimento di espulsione.
Responsabilità della Pubblica Amministrazione
Per configurare un obbligo risarcitorio della P.A. è necessaria la prova della colpa amministrativa, ossia la violazione dei principi di imparzialità, correttezza e buona amministrazione. Un errore scusabile può escludere la responsabilità solo se inevitabile per cause oggettive.
Autorizzazione parlamentare e limiti del sindacato penale
Il diniego del Senato all’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno per il reato di sequestro di persona pluriaggravato ha rilevanza solo sul piano penale. Tuttavia, non esclude il controllo giurisdizionale sulla lesione dei diritti fondamentali, principio cardine dello Stato di diritto.
La sentenza riafferma che nessuna decisione politica può giustificare la violazione dei diritti umani. Lo Stato ha il dovere di rispettare la legalità internazionale e proteggere chi è in pericolo.
MANOLA DI PASQUALE