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fabiostassiFabio Stassi di origine siciliana, vive a Viterbo e lavora a Roma in una biblioteca universitaria. Scrive sui treni. Nel 2006 ha pubblicato il romanzo Fumisteria (GBM, premio Vittorini Opera Prima). 
Per Minimum fax ha pubblicato È finito il nostro carnevale (2007), La rivincita di Capablanca (2008) e Holden Lolita Živago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari (1946-1999) (2010), ha pubblicato con Sellerio: L’ultimo ballo di Charlot, tradotto in diciannove lingue (2012, Premio Selezione Campiello 2013, Premio Sciascia Racalmare, Premio Caffè Corretto Città di Cave, Premio Alassio), Come un respiro interrotto (2014), Fumisteria (2015, già Premio Vittorini per il miglior esordio) e La lettrice scomparsa(2016),Ogni coincidenza ha un’anima(2018).
Ha inoltre curato l’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno di Ella Berthoud e Susan Elderkin , “coloratissimo prontuario in cui le medicine sono i libri”.

“Ogni coincidenza ha un’anima” è stato definito da Paccagnini sul Corriere della Sera “un autentico inno alla lettura e alla letteratura”. La lettura salva la vita?


Sì, a me l’ha salvata almeno in un paio di occasioni. E se non ci salva, la lettura migliora la nostra vita, ci concede del tempo e lo amplia, lo dilata. Ed è proprio con il tempo che noi tutti abbiamo un problema, oggi: la lettura è tempo per l’avventura, per la riflessione, per la bellezza.


“Con in bocca il sapore del mondo” lei entra nella vita di 10 grandi poeti del Novecento. Che ruolo ha oggi la poesia?


La poesia è la grande dimenticata del Novecento. Quando abbiamo fatto le valigie per traghettarci nel nuovo millennio, non l’abbiamo inserita. Ma non si può vivere senza poesia, come non si può vivere senza musica. O almeno la vita che si vive sarà molto meno piena di risonanze. Sono sicuro che la poesia tornerà, però. Si può leggere anche in piedi, è tecnologica, ama la sintesi.


E’ vero che la passione per la scrittura è nata con le storie che le raccontavano i suoi nonni?


La mia è stata una educazione orale. Sono cresciuto vedendo i miei nonni portare un grande rispetto per le parole. Le parole potevano comunicare la morte o la vita di un familiare, potevano far ridere, far innamorare. Potevano insegnare a misurarsi con le difficoltà della vita. Prima di qualsiasi altra cosa, la letteratura è stata per me fiato, e racconto, voce.


Lei ha detto che i personaggi dei romanzi in un certo senso invecchiano insieme a noi, Drogo è il protagonista del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati”, un romanzo che lei rilegge volentieri, quindi…


Sono convinto anche di questo. Che tra noi e i personaggi di cui leggiamo le storie ci sia una sorta di parentela e di gemellaggio. Invecchiano e cambiano insieme a noi. Per questo, a ogni età, un libro ci sembra diverso. Perché lo leggiamo con occhi diversi. E perché nel frattempo anche dentro quel libro sono continuate ad accadere un mucchio di cose. Drogo lo immagino sempre lì, nel suo forte, con la barba ormai bianca. Del resto, quello è un libro sulla perdita della giovinezza. Chissà quante altri significati scoprirò quando e se lo rileggerò da vecchio.


Anna Brandiferro