Anna Lavatelli è nata a Cameri, paese dove attualmente vive. Si è laureata in Filosofia all’Università Statale di Milano e ha insegnato per molti anni Lettere alle scuole medie. Ha iniziato a dedicarsi alla letteratura per ragazzi nel 1986, cimentandosi con i generi più diversi, sempre con un occhio rivolto ai problemi della società contemporanea.
Attualmente svolge attività di animazione progettando percorsi didattici di invito alla lettura. Ha vinto molti premi tra i quali quello del Battello a Vapore nel 1993 e il premio Andersen nel 2005 come migliore autrice italiana con Bimbambel (Interlinea). Per le Rane di Interlinea ha pubblicato molti libri, come Il giallo del sorriso scomparso, Chi ha incendiato la biblioteca?, I racconti dei re magi, Filastrane, È Natale Bimbambel, Una gamba dispettosa, Maso Ciucciamaso, Manuale della Befana, La gallina che non sapeva fare le uova e Benvenuto, pomodoro.
Le abbiamo rivolto alcune domande.
Ha insegnato per venti anni nella scuola media, poi ha lasciato l'insegnamento per dedicarsi alla scrittura, perché questa scelta?
E' stato un passo necessario, dettato da ragioni pragmatiche. Per crescere come scrittrice avevo bisogno di più tempo. Questo mestiere non si esercita infatti solo scrivendo e leggendo, ma anche partecipando ad attività ( fiere, festival, eventi ) che permettono di interagire con gruppi che a vario titolo studiano i percorsi della letteratura per ragazzi, italiana e straniera. Viene un momento in cui far parte di una comunità che opera per a sostenere e incoraggiare la lettura diventa fondamentale per rendere più significativo il proprio profilo come autore.
Progetta percorsi didattici per avvicinare i ragazzi ai libri. Come si può insegnare ad amare la lettura?
La via maestra è e resterà sempre la lettura ad alta voce. In casa, da parte dei famigliari: un gesto d'amore che forma l'habitus, già da piccolissimi. A scuola, perché un insegnante che legge ai suoi studenti ( anche al liceo, anche all'università) ne trasmette il valore con l'esempio. Un forte sostegno viene anche dalle occasioni in cui i ragazzi possono scegliere ed acquistare libri, in libreria e nelle fiere. La creazione di una biblioteca, che cresce insieme a un bambino, è il primo passo di un cammino personalizzato della lettura. E' qui dove leggere diventa scelta di gusti e di interessi individuali, perché i libri non contengono solo romanzi, ma infinite opportunità di conoscenza. Aiutare i proprio figli o i propri alunni a costruire il proprio percorso di lettore dovrebbe essere il progetto centrale dei processi educativi. Purtroppo sappiamo che non è così.
Che rapporto ha con i personaggi dei suoi libri?
Mi lego fortemente a loro mentre scrivo, perché ho bisogno di 'abitarli', di essere dentro di loro, per farli agire. Di alcuni mi innamoro, perché sono più umani di altri, ovvero più veri, reali nel modo di interagire dentro la vicenda. Poi, quando il libro è stampato, per un po', restano dentro di me, come ricordi di un incontro. Infine li dimentico, quasi tutti. Restano i più cari (pochi), come vecchi buoni amici.
Lei scrive libri per ragazzi, è difficile comunicare con loro?
Non è difficile comunicare. E' difficile trovare il sentiero attraverso cui raggiungerli. Ciascuno di noi legge un libro perché trova interessante la narrazione. Può essere lo stile, lo sfondo storico, il tema sociale, l'intreccio narrativo... Per i ragazzi è lo stesso. Ma in più conta anche come l'autore si rivolge a loro. Se per esempio scrive dando per certo che capiranno anche cose più alte, o più gravi, o più complesse, o semplicemente più sottili nel gioco delle allusioni, questo atteggiamento piacerà senz'altro. Sarà un po' meno gradito se invece vorrà dare risposte anziché porre questioni, muovendosi a metà tra l'imbonitore e il pedagogo. Ai ragazzi piace essere considerati in grado di affrontare da soli storie più profonde, o di godere dell'ironia che corre sottotraccia, o di confrontarsi con le domande che non hanno risposta (e non ne avranno mai). Fidarsi del lettore, della sua intelligenza ( nel senso originale, capacità di 'intelligere') è ciò che di più aiuta lo scrittore per ragazzi nel fare il suo mestiere di narratore. Almeno, per me funziona così.
Un bravo scrittore è anche un bravo lettore?
Una volta Günter Grass ebbe a dire, rispondendo a una domanda simile, che lui non aveva tempo di leggere, perché era occupato a scrivere. Può sembrare una risposta scostante. Di certo, solo una provocazione. Poteva anche essere vero, difatti, che in quel momento egli non stesse leggendo, perché immerso nel suo lavoro creativo. Ma di certo per diventare ' lo scrittore G ü nter Grass' non poteva non essere stato ( e continuare ad essere) anche un grande lettore. I libri altrui sono il nostro nutrimento quotidiano. Da dove se no potremmo attingere tutto quello che abbiamo imparato? Da Omero in poi non facciamo altro che apprendere dai grandi maestri della narrazione.
Anna Brandiferro