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Giuffré ElsoSimoneSerpentiniElso Simone Serpentini ha insegnato Storia e Filosofia nei licei di Teramo. Collabora con diversi periodici, nel 2001 ha dato vita alla collana “Processi celebri teramani” in cui ricostruisce crimini e vicende processuali.
“ Ho un vero e proprio rifiuto della finzione - ha spiegato - nei miei libri, il fascino per i lettori è proprio nel fatto che gli avvenimenti sono reali, reinterpretati, raccontati, spiegati e ricavati dalle carte processuali, ma in ogni caso realmente accaduti…si parte da una certezza… Questo percorso dalla certezza all’incertezza è inverso a quello che si trova nel giallo classico, invece di essere un percorso dal complesso al semplice, è un percorso dal semplice al complesso”.

Gli abbiamo rivolto alcune domande.


Che cosa ti ha spinto a prendere carta e penna?


Le ho sempre avute, anzi, da un certo tempo in poi, la tastiera del computer, con cui scrivo tutto. Se vuoi chiedermi perché scrivo per raccontare, ti rispondo con la tua stessa domanda, per raccontare, Perché mi piace raccontare.

 

Nei tuoi libri è sempre presente la ricerca storica. Quanto è importante per lo scrittore il professore di storia?
Ho sempre amato insegnare filosofia più che la storia. Nello scrivere amo di più la storia che la filosofia, anche se ho scritto anche di filosofia, ma pubblicato di meno. La storia, come racconto, mi intriga di più. Il racconto filosofico è più complesso e non consente un racconto dall'esterno, ma solo dall'interno di sé.

 

Hai scritto diversi volumi sui processi celebri teramani. Quale processo ti ha lasciato un segno e perché?
Ovviamente quello della Squartatrice, per la sua enorme forza evocativa, tanto che a distanza di più di mezzo secolo, è ancora quello di cui i teramani si ricordano i più.

 

Quali autori sono stati importanti nella tua formazione ?
La letteratura americana, la mia prediletta, Dos Passos, Faulkner, Greene, Miller, Hemingway, ma poi, ovviamente anche Simenon.

 

Quanto lavoro c'è  dietro ogni pagina che scrivi?

Un lavoro enorme, che forse il lettore non immagina, a volte centinaia di pagine processuali e di fonti anche extra-processuali.

Anna Brandiferro

annabrandiferro