“Bisogna partire dalla scuola e coinvolgere i ragazzi -mi ripete Marco Patricelli-parlare del passato è un’importante lezione di vita e di formazione”.
Marco Patricelli ha insegnato Storia dell’Europa contemporanea all’Università G. D’Annunzio di Chieti, storico e ricercatore, esperto di storia del Novecento edella seconda guerra mondiale.
Nei giorni scorsi è stato ospite nella libreria “La Cura” di Roseto per parlare del suo libro “Nemico in casa”.
Puoi raccontarci di cosa parli nel tuo libro?
“Nemico in casa” è la fotografia di un paese profondamente spaccato, spaccato nelle coscienze, spaccato politicamente, spaccato nella lotta della quotidianitàche diventa una lotta per sopravvivere perchél’Italia nel 1943 è oggetto di una duplice invasione, che in una parte significa anche liberazione, dal Nordscendono le truppe tedesche e dal sud gli anglo americani. Il Fascismo è crollato, c’è stato un armistizio che in realtà è una resa incondizionata, anche se si continua a chiamarlo armistizio, è una presa d’atto della sconfitta in guerra di un paese che si rimette nelle mani del vincitore. Il 12 settembre del 1943 Mussolini viene liberato e Hitler gli impone di far rinascere il Fascismo,per cui abbiamo questo stranissimo spaccato.L’Italia non è solo bipartita ma è quadripartita, aldilà di quell’assetto territoriale istituzionale dellarepubblica sociale e del regno del sud ,c’è una zona che è sotto controllo dell’amministrazione militare alleata e una zona, il litorale adriatico, che fa parte del Reich. Ecco perché c’è unanotevole difficoltà , da parte della popolazione civile soprattutto,di comprendere gli eventi e di schierarsi dall’una o dall’altra parte.
Haidedicato diversi scritti e ricerche alla Brigata Maiella, perché?
Non solo è una storia bellissima dal punto di vista umano prima ancora che storico e militare, è una storia unica di tutto il panorama resistenziale europeo perché i patrioti della Brigata Maiella che non erano partigiani , scelgono liberamente di combattere per la propria e per l’altrui libertà. I volontari della Maiella sono dal punto di vista amministrativo soldati del regio esercito ma, poiché non riconoscono l’autorità del re che ritengono tra i principali responsabili del disastro italiano, si rifiutano di prestare giuramento e fanno parteintegrante prima del quinto corpo d’armata inglese e poi dal secondo corpo d’armata polacco. Laparticolarità è che non prendono ordini dagli ufficiali dell’esercito, ne fanno parte solo ai fini della sussistenza e per la paga del soldato.Sono alleati degli alleati. Ho parlato proprio il 25 aprile di quest’anno al Museo Reale di Varsavia, in un incontro internazionale per i 75 anni della battaglia di Montecassino, della straordinaria esperienza dei volontari della Brigata Maiella che pur facendo parte della secondo corpo d’armata polacco non sono pienamente conosciuti a livello nazionale. Non erano partigiani non avevano i partiti alle spalle, non avevano il commissario politico, non rispondevano al Comitato di Liberazione Nazionale, non facevano parte del Corpo volontario della libertà, agivano al di fuori degli schemi. La libertà…punto, senza colori.
Hai ricevuto il 9 maggio 2019 l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica che va ad aggiungersi alla Croce di Ufficiale al merito della Repubblica di Polonia…
Il cavalierato viene per iniziava diretta del Presidente della Repubblica “motu proprio”, ed è dovuto al fatto che lo scorso anno ho tenuto un discorso celebrativo il 25 Aprile su incarico del Quirinale. L’onorificenza della Polonia è per lo studio su Witold Pilecki,ufficiale polacco, uno dei fondatori dell’esercito clandestino dellaresistenza che si fece internare ad Auschwitz e scoprì che la realtà dei campi di concentramento era peggiore di qualsiasi fantasia.Rischiò la vita più volte ma creò una rete di resistenza e di mutua assistenza all’interno e all’esterno del lager e fece filtrare il resoconto di quello che accadeva. i polacchi, bontà loro, mi hanno dato due decorazioni.
Consulente storico per Rai 1 ,Rai 3 e Rai Storia
Sì, tra i lavori, “Liberate il duce”, è un caposaldo della documentaristica italiana, uno dei documentari più visti in assoluto.
Le ricerche continuano…su cosa stai lavorando?
Sono curioso, cerco sempre di saperne di più. Sto terminando un lavoro sulla resistenza, in particolaresu un personaggio di cui si sa pochissimo, uscirà il libro la fine di questo anno o inizio del prossimo.
Anna Brandiferro