Enrico Di Carlo è bibliotecario all’Università di Teramo, saggista e giornalista.
Ha pubblicato “Gabriele d’Annunzio e l’enogastronomia della memoria”, presentato in Italia al Salone del Libro di Torino e alFestival della letteratura.
Di Carlo ha curato la “Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri” del giornalista Hans Barth, con prefazione di Gabriele d’Annunzio. Il libro sarà presentatoquesta sera a Roma,nella Casa Museo di Goethe.
La prefazione a quest’ultima edizione è del rettore dell’Università di Teramo, Dino Mastrocola.
Enrico, ti aspettavi questo successo per il libro di Barthsulle osterie italiane?
Lo speravo e, comunque, diciamo pure che i presupposti c’erano e ci sono tutti, proprioper la particolarità del libro. Si tratta, infatti, della prima guida enogastronomica italiana, scritta dal tedesco Hans Barth, nel 1908 (in edizione originale) e, nel 1910, inedizione italiana, tradotta da Giovanni Bistolfi, con la prefazione di Gabriele d’Annunzio.
Barth pubblicò una seconda edizione tedesca nel 1911 e una seconda italiana (arricchitadi nuove località), nel 1921. Da quest’ultima, è tratto il volume da me curato, edito daVerdone.
Su quali basi è nata la collaborazione tra d’Annunzio e Barth, visto che, come dici nella prefazione, erano molto diversi per la scelta del cibo e del bere?
Probabilmente è nata grazie al lavoro di mediazione di un figlio di d’Annunzio che, pare,si fosse invaghito di una delle due figlie di Barth. Lo scrittore pescarese fece trascorrerecinque mesi, da quando ricevette le bozze del libro, prima di consegnare al tedesco la lettera prefatoria. Questo avvenne, perché era impegnato nella stesura del suo ultimoromanzo, perché era contrario a scrivere prefazioni a libri altrui, ma anche perchél’argomento trattato era ben lontano dai suoi interessi. D’Annunzio, infatti, era astemio;anzi, come si professa orgogliosamente nel suo scritto, era “acquatile”, incontrapposizione al “sitibondo” Barth.
Attraverso questa guida è possibile tracciare una storia dell'Italia ai primi del Novecento, riletta da un punto di vista delle osterie. Che cosa emerge di interessante, secondo te?
Più che rileggere la storia d’Italia agli inizi del Novecento, si rilegge la storia di un’Italia antica, raccontata attraverso il “buco della serratura” delle osterie. Mi spiego meglio. Leosterie diventano per Barth, il palcoscenico ideale dove egli riesce a mescolare con gusto, erudizione e ironia, personaggi antichi e altri mitologici, episodi reali e altri inventati. Insomma, non c’è da stupirsi se, degustando quelle pagine, si ha ancora l’impressione di brindare con Marziale, Cesare, Orazio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Giulietta e Romeo, principi e prostitute del Rinascimento.
L’Italia del Novecento viene fuori, invece, dalla sua intensa produzione giornalistica nella quale racconta soprattutto la città di Roma, dove è vissuto per oltre quarant’anni, e dove ha voluto essere sepolto nel cimitero acattolico del Cestio. E proprio le pagine dedicate alla Capitale, meriterebbero uno studio approfondito.
Barth è giornalista provocatore, viaggiatore e scrittore raffinato.
Tu che idea ti sei fatto di lui?
Barth è molto di più dell’autore gaudente di Osteria , amante del vino e delle provocanti e prosperose ostesse. Barth è, innanzitutto, giornalista; ma si è anche occupato di arte, di storia, di biografie, di traduzioni teatrali. Egli è stato un personaggio di una solida cultura classica alla quale ha affiancato la conoscenza di diverse lingue straniere, che gli hanno consentito di viaggiare molto come corrispondente. I suoi articoli sono mirabili pezzi letterari. Penso a quelli rivolti a d’Annunzio e a Mussolini, oltre che numerosi personaggi politici del tempo. Certamente, gli scritti giornalistici e letterari dedicati a Roma, meriterebbero uno studio approfondito.
In quale direzione proseguono i tuoi studi in questo momento?
Sicuramente sarò impegnato, per il prossimo anno, nella presentazione di questo libro.
Per quanto riguarda, invece, studi nuovi, sto lavorando ad alcuni letterati abruzzesi delNovecento. E poi, mi riservo una sorpresa per il 2020. Ma ne parleremo a suo tempo!
Anna Brandiferro