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dijacovoGiovanni Di Iacovo è stato il protagonista del sesto incontro della manifestazione “Aspettando il Premio Teramo”.
“Io sono vissuto a Tokio, a Londra ma sto molto, molto bene nella mia regione e nella mia città”, queste sono state le prime parole dello scrittore.
Di Iacovo è nato ad Atri ma vive a Pescara dove ricopre la carica di vice sindaco dal 27 febbraio 2019.


Lei ha detto “scrivere deve piacerti molto, scrivere raddoppia il vivere”, ci spiega perché?


Per scrivere un romanzo devi sapere di passare almeno un anno e mezzo e diverse ore al giorno su quel romanzo, quindi deve essere un’esperienza che ti gratifica molto. Chi scrive non deve sperare semplicemente di vincere un premio, deve essere semplicemente felice. Si deve essere felice nel momento in cui si scrive, se si vivono delle esperienze mentre si scrive una persona, un luogo, questi possono diventare elementi del romanzo, possono abbellire la descrizione, possono far inventare un personaggio, possono dare un’idea per una svolta nella storia.
Quindi il tuo vivere è per te stesso un’emozione ma potrebbe anche diventare, “rubando” elementi della tua vita intorno, parti del romanzo, vivere di nuovo nel tuo romanzo e poi ancora nelle case e nella mente di chi lo leggerà.

Quando ha capito che la scrittura non era più solo una passione


All’inizio scrivevo i racconti per farmi compagnia, non ho fratelli e i miei genitori sono morti diversi anni fa. Poi con una serie di riconoscimenti che ho avuto, ho capito che quella poteva essere non soltanto una passione ma la principale attività. Questo mi ha portato a un senso di grande responsabilità, ho scritto diversi romanzi ma per me scriverli è stata una vera gioia.

Lo scrittore Andrea Carraro, proprio a Teramo, ha detto che oggi si pubblicano più romanzi che racconti, non esiste un mercato per il racconto


Vero, nel senso che il mercato dei racconti non c’è, la gente non compera i racconti anche se abbiamo autori straordinari di racconti. Molte case editrici non pubblicano i racconti perché hanno paura di non vendere.


Quando scrive la parola fine nei suoi libri, che cosa prova?


Provo sicuramente un senso di nostalgia perché non passerò più le mie giornate pensando ai personaggi, devo abbondonare la mia storia, non è più mia, sarà la vita di chi leggerà, del successo che avrà o non avrà dove sarà presentato. Una nuova nascita, sfuggirà all’autore da quel momento in poi.


Lei i svolge attività di ricerca in letteratura moderna e contemporanea nella Facoltà “G. D’Annunzio” di Chieti, che rapporto c’è tra l’insegnante e lo scrittore?


L’insegnante deve fornire semplicemente allo scrittore gli strumenti artigianali , la grammatica per poter costruire il romanzo, non deve imprimere i suoi gusti e le sue linee sullo scrittore. Deve soltanto fargli raffinare le tecniche, sarà poi lo scrittore a utilizzarle come più gli darà soddisfazione.


Parliamo del Festival delle Letterature dell’Adriatico (FLA) che lei ha fondato e di cui è il presidente, che bilancio possiamo fare?


In questi 16 anni il FLA è cresciuto fino a 25000 presenze ogni anno, in circa 120 appuntamenti divisi in 4 giorni.
Un successo insperato, all’inizio era sempre difficile, una cosa nuova ma insistendo e aumentando in qualità e senza scoraggiarsi, oggi è uno dei più importanti appuntamenti culturali della regione.

Lei ama i fumetti, la narrativa, la musica (cantante nella band Aural Smog), sceneggiatore per una fiction di Rai due “Offline” (2015), dal suo libro Confessione di uno Zero sarà tratto un film…ai giovani diciamo che

Bisogna amare tutta la cultura e poi scegliere quella che è più la tua via magari sono due, o tre, anziché una. Bisogna “assaggiarla” tutta la cultura solo lì si può capire ciò che ti piace e ciò che non ti piace.
Anna Brandiferro

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