Abbiamo dialogato con il poeta Leandro Di Donato per parlare del suo libro “Il corpo del vento”.
Con la raccolta di poesie “Il corpo del vento”, edizione Di Felice, sei stato inserito nella prima rosa degli autori, scelti tra oltre 150 proposte, candidati al XXXIII prestigioso Premio Letterario Camaiore. Quali emozioni hai provato?
Essere inseriti nella rosa di questo importante e prestigioso premio è senza dubbio un grande risultato per me e per la mia editrice Valeria De Felice. Spero che sia anche l’augurio di un buon viaggio fra le mani dei lettori.
"Il corpo del vento" raccoglie le poesie che hai scritto dal 2006 al 2020. Con quale criterio le hai scelte?
In queste poesie, scritte lungo un arco temporale di quattordici anni, ci sono – credo ben rappresentati – tutti i temi della mia ricerca poetica: lo sguardo verso gli altri, la memoria, le radici, l’amore e l’amicizia, i battiti dei dolori e delle umiliazioni piccole e grandi, la fatica della dignità e il volo delle attese, la responsabilità della scrittura e le riflessioni sulla linguae sul sistema culturale. Attorno a questi snodi si sono posizionati via via i testi. Credo che ititoli delle sezioni in cui si articola il libro possano dare, anche, delle chiare indicazioni sulletematiche delle poesie e sui criteri generali che hanno guidato la composizione del libro.
Nel libro c'è una lettera della poetessa Anna Maria Farabbi"Carissimo Leandro, penso al titolo della tua opera. Poi, interiormente, prima ancora di accedere al tuo lavoro, entro nel corpo del vento. Nella sua esistenza. Questo pensiero mi tiene in un significato non solo sensoriale ma anche metaforico, in un'accezione più ampia. Mi sporge interiormente per accedere, cioè, dentro una materia invisibile, ma tangibile. Così come è il vento..." Bello quello che dice, tu che ne pensi?
Anna Maria Farabbi mi ha regalato una bellissima lettera che è una straordinaria lettura delle mie poesie e, insieme, un viatico per i lettori. Con la sua capacità critica e la sua sensibilità di poeta credo che abbia colto il nucleo centrale del mio libro. Il vento porta paure e pollini, distruzione e aiuto; raccoglie messaggi, ospita e protegge storie e pianti, grida di riscatto, alza e depone le vele delle nostre rotte. Come facciamo anche noi nelle nostre vite: per questo ognuno di noi è il corpo del vento.
Qualcuno ha scritto: "L’arte non è un mestiere è un’ispirazione che viene oppure no". Anche per te è così?
La poesia, ma vale per tutte le espressioni artistiche, è una disciplina che ha statuto, codice e strumenti propri. E’ quanto di più lontano si possa immaginare – nonostante le apparenze e una tenace convinzione contraria – dall’improvvisazione e dalla manifestazione diretta e “spontanea” dei sentimenti.Ogni verso è frutto di lavoro, di riflessione, di ascolto di se stessi e degli altri in un dialogo interiore che accoglie e distilla letture, domande, inquietudini e ferite in cui si sceglie di guardare fino in fondo. Non è quindi un mestiere, non ci si “abitua”, come ha scritto Wislawa Szymborska, a scrivere poesia e non è la rivelazione improvvisa e magica che detta i versi all’ispirato poeta. Direi piuttosto che è un percorso di studio, di lavoro, di affinamento continuo: solo così, a mio avviso, si possono creare le condizioni fondative dell’autenticità della parola poetica.
Hai detto "scrivo poesie perché non so cantare...", scrivi sempre poesie perché non sai cantare?
Credo di poterlo dire ancora, nel senso che la poesia è la sola lingua in cui sento di poter esprimere il mio mondo e dargli parola, che mi consente di affrontare la sfida della dicibilità della condizione umana e quindi della condivisione del suo racconto. Scrivo per questo e per dare alle parole la possibilità, come dice Lisetta Carmi, pianista e fotografa, “ di essere stelle cadenti su cui poter esprimere desideri”.
Leandro Di Donato è nato a Teramo. Ha pubblicato nel 1978 la raccolta “Parole dei miei giorni”,nel 1987 è stato inserito nell’antologia Voci nuove del Parnaso abruzzese, curata dal professor Vittoriano Esposito. E’ presente nell’antologia 4 Poeti abruzzesi, pubblicata nel 2004 dalle Edizioni Orizzonti Meridionali e ne L’Orma lieve, pubblicata nel 2011 dalle Edizioni Le Voci della Luna. Nel 2006 ha pubblicato con le Edizioni del Leone la raccolta “Le strade bianche”, con la prefazione di Renato Minore. La poesia Uno sguardo, inserita nel volume, è stata pubblicata, nel marzo del 2003, come vincitrice della settimana su Lo Specchio della Stampa, nella rubrica Scuola di poesia curata da Maurizio Cucchi. Nel 2012 ha partecipato con un suo scritto al volume collettivo L’odore della stampa – Il respiro dei libri, edito dall’Editrice Marte. E’ componente della Giuria – Sezione Poesia Edita – del Premio Nazionale di Poesia “Oreste Pelagatti” di Civitella del Tronto, dove cura i due cicli di incontri di Alle cinque della sera. Salotto di scrittori e scritture e Discorrendo sul far della sera. E’ Presidente della Sezione Italiana dell’Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo e direttore artistico della rassegna Emergenze Mediterranee.
ANNA BRANDIFERRO