Abbiamo dialogato con Donatella Di Pietrantonio mentre era sul treno per raggiungere Riva del Garda ospite del Festival di letteratura e musica “Intermittenze” , per presentare il suo libro “Borgo Sud” (Einaudi, 2021).
Dopo il successo dell’Arminuta è tornata in libreria con “Borgo Sud”. L’Arminuta e la sorella Adriana sono cresciute, “sono donne”…
Le protagoniste del romanzo precedente sono due adulte che vanno incontro alle loro relazioni di donne avendo alle spalle un vissuto familiare di vuoto e di abbandono. Quello che cerco di raccontare in Borgo Sud è quello che ho chiamato, parafrasando il titolo del film di Paolo Sorrentino, “le conseguenza del disamore”. La domanda è a chi andiamo incontro da grandi se abbiamo avuto nell’infanzia questa ferita, questo vuoto.
La scrittura è anche un modo per rappresentare ferite e dolore. Lei vuol far capire al lettore a che cosa si va incontro quando si vive un’infanzia di sofferenza?
Non mi pongo un obiettivo per il lettore, non voglio far capire. Mi limito a mostrare i miei personaggi come interagiscono, racconto una storia. Sta poi al lettore, se vuole, trarre delle conseguenze. Non lo devo educare.
Borgo Sud a Pescara è un quartiere di pescatori, nascosto dal resto della città, un confine invisibile. Dalla montagna nell’Arminuta al mare in Borgo Sud…
Si, Borgo Sud è una realtà di Pescara ed è una sorta di paese all’interno di una città moderna che corre, i ritmi di questo quartiere invece sono più lenti e forse più umani. Borgo Sud è abitato da una comunità di pescatori molto solidale. Per me era il posto ideale in cui trasferire Adriana, una delle due protagoniste, la volevo portare via dal suo paese d’origine e il borgo marinaro mi è sembrato per lei un ambiente ideale proprio per queste qualità umane dei suoi abitanti.
Nel libro c’è un legame di affetto incondizionato tra le due sorelle, “l’affetto non dipende da ciò che si fa…”
Il legame tra le sorelle è particolare, tra le protagoniste c’è un legame incondizionato assoluto, l’amore per l’altra non deve essere limitato, cercato e costruito, c’è e basta. Ognuna delle due sa di potersi allontanare, di poter sbagliare, di poter ritrovare l’altra in ogni momento.
Lei ha detto “Mi considero ancora una dilettante e questo è un vantaggio”
Si, avvicinarsi alla scrittura , a qualsiasi attività umana, in una posizione di non eccessiva fiducia in se stessi e nelle proprie capacità e competenze credo che sia un vantaggio perché in questo modo si resta aperti alla possibilità della ricerca, di fare, esplorare. Questo penso sia valido per tutti, per qualsiasi cosa si faccia. Direi un atteggiamento di umiltà ma non di modestia.
Donatella Di Pietrantonio ha esordito con il romanzo Mia madre è un fiume(2011; Bella mia(2014) con cui ha vinto il Premio Brancati. L’Arminuta (2017) Premio Campiello (2017), Premio Napoli e Premio Alassio, tradotto in 25 lingue e pubblicato in 27 paesi. Il libro è diventato un film diretto da Giuseppe Bonito, la Di Pietrantonio ha partecipato alla sceneggiatura.
ANNA BRANDIFERRO