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gigiponzianiLuigi Ponziani nei giorni scorsi ha presentato, nella Sala Ipogea, il suo nuovo libro “Intervista su Teramo” (Textus edizioni). Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Ponziani, storico e studioso della nostra città, hai scritto diversi libri su Teramo.Che cosa c’è di nuovo in questo volume?

Diciamo cosi, io mi sono occupato  anche di Teramo anche se non soltanto di Teramo

Sono uno studioso   di storia contemporanea, temi all’interno dei quali l’interesse nei confronti della città è stato importante, se non preminente. Nel caso specifico non c’è qualcosa di nuovo dal punto di vista strettamente conoscitivo, nel senso che la bibliografia sulla storia della città, alcuni criteri interpretativi,fonti documentariesono già abbastanza conosciuti.

Ciò che invece vi è di nuovo è che non è un saggio, una monografia su Teramo, quanto piuttosto una carrellata abbastanza agile e divulgativa che cerca di trovare in questa storia della città alcuni punti, alcuni snodidi carattere storico e storiografico che consentono di cogliere e interpretare alcuni momenti significativi all’interno dei quali la città si è espressa attraverso le sue classi dirigenti, attraverso alcune scelte, sul terreno economico,civile, culturale, sociale, urbanistico architettonico in maniera tale da consentire un progresso e un avanzamento della città stessa.

Questo taglio divulgativo,la formula dell’intervista, alcune immagini fotografiche  servono a dare una sensazione di ariosità a questa carrellata a volo d’uccello, senza nulla togliere alla serietà scientifica delle fonti,della bibliografia preesistente, si cerca di dare una chiave interpretativa delle vicende che negli ultimi cinquanta, sessanta, settanta anni hanno caratterizzato la nostra città.

Da questo punto di vista, forsequalche elemento di novità c’èanche se sinteticamente espresso.

Qualcuno, a proposito del tuo libro, ha parlato di “opportunità comparativa per cogliere differenze e affinità”. Che cosa ti ha colpito di più  nel confronto con il passato?

Uno degli elementi caratterizzanti di questa narrazione, che si dipana dall’epoca romana agli anni Ottanta, è che spesso nei momenti di maggiore visibilità della cittàa fare  la differenza non è tanto la coralità delle donne, degli uomini  che hanno vissuto quel particolare periodo storico, quanto piuttosto alcune grandi personalità che sono state in grado di interpretare i tempi per la sintonia con ciò che si muoveva  nell’ambito del pensiero storico, filosofico, civile culturale, hanno  saputo coniugare questa loro lettura della contemporaneità con una progettualità che si è riversata anche sulla città. 

Ci sono alcuni momenti  topici: la fine del Settecento, il secondo Ottocento soprattutto nel periodo dell’Unità d’Italia, il  tentativo degli anni trenta del Novecento quandosi cercò di dar vita a un piano regolatore che in qualche modo proiettasse la città nel futuro.

Sono momenti importanti nei quali ad affiorare non è soltanto e non tanto la coralità dei cittadini, quanto le personalità  che ne hanno saputo cogliere e interpretare le esigenze che non erano così palesemente espresse.

Quanto c’è dello storico e quanto del cittadino in questo libro?

Io spero che della storico ci sia tanto  perché faccio mestiere di studioso di storia, ma non sta tanto a me dirlo,però c’è anche una partecipazione civica, civile che fa parte del mio carattere, della mia indole, del modo di interpretare di vivere il mestiere di storico. La storia, la vicenda storica , la ricostruzione storica non è mai solo un fatto espositivo, conoscitivo, erudito ma è anche un modo in cui il cittadino, il cittadino storico,studiando la storia della propria città prova a dare a questa ricostruzione storica un tono alto, civile che vuole incidere sulla coscienza collettiva dei suoi concittadini. 

La storia, secondo me, non è mai fine a se stessa, deve dare il senso della comunità che studiando e riflettendo migliora se stessa.

Senza questi elementi,lo studiodelle fonti della storia  e la passione civile,la storia non ha molta anima enon va molto lontana.

Con quale criterio hai scelto le foto inserite nel libro?

Intanto l’inserimento delle foto fa parte anche di taglio editoriale che Textus, la casa editrice, ha dato a questa collana sulle città d’Abruzzo.

Il taglio e l’ariosità del testo arricchito in maniera, spero gradevole, con immagini alcune conosciute ma alcune anche originali come il mosaico di Bacco, la cappella del Santissimo Rosario a San Domenico, lbella immagine di copertina di Venanzo Crocetti, danno un’idea meno scontata e consolatoria della città.

La fotografia è un documento, può essere un momento di arricchimento del testo, testo e immagine fotografica possono diventare un bel connubio e arricchisce il libro soprattutto quando ha questo taglio divulgativo che si rivolge a un vasto pubblico, non soltanto di esperti e di studiosi. 

Spero anche nella diffusione nelle scuole,spero in qualche insegnante volenteroso.

Credo che questo connubio con la fotografia possa avere come conseguenza una migliore lettura, l’immagine non èsolo corollario ma si innesca con ciò che nel testo c’è ed esiste.

Sei contento di questo libro, vero?

Si, è una edizione ben riuscita. L’intuizione della collana è intelligente, è uscita un’intervista sulla città dell’Aquila a Raffaele Colapietra che è un decano degli storici abruzzesi, adesso è uscito questo mio libro su Teramo, usciranno interviste su Pescara, Chieti, Lanciano ciò mi fa bensperare che questo taglio possa camminare nella nostra regione che ha bisognodi studi sulle città. 

Le nostre città abruzzesi sono piccole ma sono antiche, importanti, sono storiche e hanno avuto un ruolo nelle vicende del territorio, riflettere su queste città significavedere come i rapporti tra i centri urbani e il territorio si sono evoluti nel tempo.

La storia passata diventa importante per leggere la contemporaneità, anche per evitare errori, ripetizioni inutili, conoscere il passato ci consente di vivere meglio e interpretaremeglio il presente. Ripercorre questi tratti di storia cittadina sonooccasioni  per leggere con occhio allertato, criticoquello che è la nostra città che ha tanti pregi ma anche tanti difetti.

Come hai raccolto il materiale?

Sicuramente per fare un lavoro di sintesi e di divulgazione è necessario conoscere tutto ciò che è stato scritto su quell’argomento, è questo il lavoro dello storico:bisogna conoscere le fonti,bisogna conoscere la bibliografia, la storiografia, ciò che il passato ha tramandato fino ai nostri giorni “avere il quadro della letteratura” sull’argomento. Questo è una sorta di prerequisito, ti sorregge tutto ciò che la storiografia su Teramo ha sedimentato fino a oggi, studidell’epoca romana, studi di Riccardo Di Cesare, studi di Francesco Savini…poi nei tempi più recenti ci sono alcune mie monografie, su questo terreno è stato più semplice trovare momenti di sintesi importanti per capire alcune vicende storiche.

Ultima domanda…la stessa del tuo libro: “Teramo oggi”, che cosa dici ai nostri lettori?

L’ultima mia risposta a una domanda di questo genere è una rispostache rinvia a un monito di un grande personaggio che ha fatto la storia della nostra città, il senatore Vincenzo Irelli, una quindicina di anni dopo l’Unità d’Italia quando la città stava cambiando, fu molto chiaro nel ricordare ai suoi concittadini che era importante costruire le ferrovie, costruire le strade ma se la città non avesse trovato al proprio interno le forze vive, endogeneche fanno una città diversa dall’altra,la fanno  più appetibile rispetto ad un’altra…le strade e le ferrovie sarebbero servite solo per far fuggire i cittadini.

Un monito anche per oggi, ci affanniamo, ma se non troviamo dentro la nostra città le forze autonome e vive per rendere la città piena di funzioni, interessi, di esigenze espresse che possono essere centripete rispetto a un grande territorio la città non avrà grandi chance per il futuro.

 

Luigi Ponziani è stato Direttore della Biblioteca “M. Delfico” fino al 2015. I suoi interessi storiografici hanno riguardato principalmente lo studio dei ceti dirigenti tra il XIX e XX secolo e la storia civile e culturale regionale dell’Otto-Novecento. Tra le sue monografie: Notabili, combattenti e nazionalisti; L’Abruzzo verso il Fascismo; Il Fascismo dei prefetti; Il capoluogo costruito; Teramo in età liberale; Letterati, libri e lettori nell’Abruzzo della Restaurazione; Teramo dall’età giolittiana al fascismo.

ANNA BRANDIFERRO