Suoni e Rumori tra le valli del Gran Sasso”(Ed.Albatros) è una raccolta di poesie di Maria Matani, nata a Cermignano e docente di Scienze-Matematiche nella scuola secondaria.
Le abbiamo rivolto alcune domande per conoscerla meglio
“Le parole… erompono impetuose”: Maria, dai numeri ai versi?
Può sembrare una cosa semplice, ma nello stesso tempo è difficile da spiegare per quale motivo mi sono avvicinata alla poesia a questa età.La poesia è stata un mio antico amore, leggevo poesie da bambina non solo quelle che dovevo studiare ma le andavo anche a cercare allora si andava sul cartaceo, oggi siamo agevolati perché sulla rete “pesco” le poesie degli autori che amo. Tornando alla tua domanda, posso dire che ho cercato di valorizzare ogni strato della mia vita partendo dalle origini, dalla mia storiapersonale, dalla mia terra e poi ho unito tutto con i miei studi scientifici e da qui è stato semplice approdare a una poetica territoriale, regionale e naturale.
Barbara Alberti ha curato l’introduzione del tuo libro: “…nel mare delle parole scritte per essere lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze”…
Che posso dire, rispetto a quello che scrive la Alberti? Devo ringraziare i tanti autori che hanno colorato la mia anima, gli autori di ogni luogo e tempo non fanno altro che colorare l’animo e se un animo non è a colori è grigio, ed è brutto. Amo i colori,per me tutto deve essere molto colorato.
Hai scritto: “Quattro mura di pietra, terra e paglia, una vuota stalla…l’ampio vano dove siede il focolare…”. Che rapporto hai con questi luoghi delle tue origini?
C’è un rapporto molto intenso e molto profondo,non ci penso saltuariamente è connaturato con il mio presente, l’ho “innestato” in tutta la mia vita e da lì partono le mie emozioni per affrontare il futuro. Senza questi ricordi e senza testimonianze io sarei nulla.
I versi sono un “ grimaldello” per entrare nella realtà?
Sì i versi, come ha scritto la Alberti, sono questo: partiamo dalle nostre origini per affrontare il presente e proiettarci nel futuro.
Tutti andiamo alla ricerca delle nostre origini, chi spontaneamente le ricorda è un “miracolato”.
“La raccolta è uno spaccato esistenziale, un’anamnesi di un’anima”. C’è una poesia a cui sei particolarmente legata?
Bella domanda.Non saprei dirlo perché ogni poesia mi sorge dal cuore.
Scrivere poesie nel mio piccolo è come essere rapiti e portati in mare aperto, è come una pallina da flipperscaraventata da alette esterneo verso un punto che è il passato oppure il futuro, lì mi ritrovo raminga a prendere con i sensi tutto ciò che c’è da prendere, legare e accostare le parole con musicalità, con sentimento e poi riportarle nel porto sicuro dove vivo, nel punto di approdo, dove non si può scrivere ma solo leggere.
Quindi è difficile rispondere,forse preferiscoquella che ho dedicato a mio padre nella traversata dell’Adriatico bombardato. Questa poesia mi rappresenta anche adesso, in questo momento.
Quali autori hai letto e riletto?
Non faccio differenze quando leggo sia in prosa che in poesia, gli autori sono tanti. Ultimamente mi sono fatta “accarezzare” da Murakami perché lo spirito giapponese mi affascina da una vita , è stata una scoperta piacevolissima. Con lui sono riuscita a “sdoganare” le mie visioni oniriche perché avevo una certa remora nel mettermi a nudo nell’esporre i miei sogni più intimi, poi ci sono riuscita. Poi le due belle anime abruzzesi: Donatella di Pietrantonio e Remo Rapini che “rapisce”.
Perché suoni e rumori, come nasce il titolo della tua raccolta di poesie?
Questa domanda mi piace perché il titolo rimanda al mio “zoccolo duro” scientifico. Voglio introdurre la differenza che c’è tra suoni e rumori, oscillazioni atomiche dei corpi che si propagano nell’aria. I suoni sono oscillazioni regolari e quindi generano piacevolezza all’orecchio che ascolta, mentre i rumori sono oscillazioni discontinue e casuali che generano fastidio. Anche i rumori, però, sapientemente immessi in una composizione ben organizzata possono diventare suoni. Nella mia piccola raccolta di poesie (sono solo 31) ho cercato di innestaree alternare poesie più piacevoli e altre che generano fastidio e dolore, come “L’ultima altalena”. Ho cercato di praticare un innesto magico, di sentirle in accordo con il tutto, tra spianate e crinali all’ombra del nostro Gran Sasso.
A chi dedichi la tua raccolta di poesie?
Non le ho dedicatema ringrazio la mia amica Nadia Sagazii per la postfazione del libro.
Ringrazio la mia terra, i miei maestri perché è fondamentale, sono un’insegnante e penso all’importanza di questo nostro lavoro,siamo in contatto quotidianamente con i ragazzi e se è vero che ci vuole forza ed energia, tutta quell’energia ci viene ripagata, hoappreso tanto dai miei ragazzi, dalle mie classi, dai loro volti,dalle loro parole.
Ringrazio anche quelle persone che hanno lasciato delle cicatrici sulla mia pelle perché le considero dei “fiori secchi tra le pagine di un libro”, stanno lì a ricordare che anche questo ci serve.
Libro pubblicato dal gruppo Albatros, sezione nuove voci
Sono contenta, il libro fa parte delle edizioni “Piuma” e spero che sia una piuma che riesca atrovare un suo piccolo volo. Vorrei ricordare le parole di Robert Frost che dice:“Accumulare sapienza è male quanto accumulare denaro, una volta o l’altra bisogna cominciare a far partecipi gli altri di ciò che si sa” , io, nel mio piccolo, penso che questa restituzione sia stata obbligatoria in questa fase della mia vita: o adesso o mai più.
ANNA BRANDIFERRO