Dopo il grande successo de “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” (Solferino, 2020), ha pubblicato “L’Eneide di Didone” (Solferino). Il libro di Virgilio raccontato dalle voci di Didone, Giunone (guida di Didone) e Venere (protettrice di Enea).. Perché ha deciso di scrivere una versione femminile dell’Eneide?
Da ragazza, quando studiavo l’Eneide, ero rimasta perplessa dalla fine della regina cartaginese: qualcosa non mi tornava rispetto al suo background. Sappiamo tutti che è scappata da Tiro, alla guida di una flotta, perché il fratello Pigmalione aveva ucciso suo marito Sicheo. Unica donna nell’età del bronzo a compiere un atto del genere e a fondare una città, dopo aver attraversato parte del Mediterraneo, perché di solito le donne stavano un passo indietro o di fianco ai fondatori, rigorosamente maschi.
La sua Didone è una donna forte e determinata al comando di una flotta con cui ha attraversato il Mediterraneo. Ha deciso lei dove fondare Cartagine, è una regina che si uccide perché non vuole un matrimonio con i getuli locali. Il suo suicidio è quindi un atto di ribellione che non ha nulla a che fare con Enea?
Esatto. Scoprendo la sua storia vera, quella risalente al IX sec aC (e non al XIII, secolo in cui sono ambientate le imprese leggendarie di Enea), mi sono resa conto che la sua figura reale non avrebbe combaciato con quella virgiliana, così mi sono permessa un piccolo strappo alla regola. Nella mia riscrittura, ho cercato di restare il più possibile fedele a Virgilio, l’impianto è quello originario, con tutti i passi cruciali ma anche quelli più trascurati. Mi sono però permessa una variazione nel finale del IV libro e questo ha implicato diverse conseguenze.
Nel libro c’è anche un riferimento alla maternità: Didone è per un po’ la mamma “adottiva” d Ascanio, il figlio di Enea. Vuole mettere in evidenza , ancora una volta, l’amore e la forza di questa donna?
In passato mi è capitato di parlare di donne che non sentono il desiderio di avere figli, sostenendole: non per questo qualcuno le deve additare come se fossero incomplete. Ma Didone prova un forte sentimento di maternità, diviene una madre adottiva per amore, e ciò non contrasta con il suo status di guerriera, anzi, lo potenzia.
Lei ha detto “C’è un soffio di Didone in tutte le donne” . Perché?
Perché tutte sentiamo quel fuoco, credo. Un fuoco dove bruciano desiderio di riscatto, di libertà, di ricevere e dare amore. E tutte dovremmo essere solidali. La solidarietà femminile è tanto fondamentale quanto, purtroppo, ancora non completamente raggiunta.
Oltre all’Eneide di Virgilio quali fonti sono state importanti per costruire il personaggio di Didone?
Le fonti sono elencate nelle mie note finali. Storici latini, saggi e non solo, oltre a Timeo di Tauromenio.
Il suo libro è dedicato anche a Virgilio?
Senza di lui non ci sarebbe certo stato. Virgilio è un poeta immenso, stilisticamente sublime, che ha ideato una storia solida, resistente ai secoli. Un poema di viaggio, avventura, insediamento, una storia di esuli molto attuale. Forse molto maschile, per questo io ho sovvertito la prospettiva e ho reso l’Eneide la storia di una grande donna.
ANNA BRANDIFERRO