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Screenshot_2023-07-14_alle_17.13.38.pngSono terminati anche gli Esami di Maturità e a conclusione di questo anno scolastico, abbiamo dialogato con lo scrittore e giornalista Eraldo Affinati per una riflessione sugli  studenti esulla scuola.

Nei giorni scorsi su “ La Stampa” ,  in suo  articoloha scritto :“tanti genitori interferiscono nel lavoro pedagogico…diventano sindacalisti dei loro figli, ostacolano il processo educativo”. Perché?

“Forse perché molti genitori - non tutti, per fortuna - non si rendono conto che la sconfitta in una personalità in formazione è necessaria quasi quanto la vittoria. Sbagliare fa parte della vita, perdere anche: se non accetti la tua imperfezione, non solo non diventerai mai adulto, ma rischierai di creare una falsa immagine di te stesso. La scuola dovrebbe essere il luogo elettivo dell’errore: nel momento in cui l’insegnante interviene sull’alunno in difficoltà, dimostra di star esercitando appieno il suo lavoro. Troppo facile sarebbe limitarsi a certificare i risultati raggiunti. In questo senso gli educatori sono oggi più soli di quanto fossero un tempo: ma ciò li rende ancora più necessari rispetto al passato.”

Lei ha detto la scuola può ancora fare la differenza, è un imperativo sociale. La scuola ha ancora il suo ruolo di investimento a lungo termine di lavoro e dedizione? 

“Certo, soprattutto nella nostra epoca, in cui sembra che la fatica e l’esercizio siano stati abbandonati. Vogliamo risposte immediate, non vogliamo aspettare, crediamo di poter verificare ogni cosa in tempo reale. Si tratta di una grande illusione. E’ a scuola che invece dovremmo imparare la costanza applicativa, il rigore conoscitivo, il controllo delle fonti.”

Alla fine dell’anno scolastico spesso si mette sullo stesso piano  chi si è impegnato con chi non ha fatto nulla, insufficienze che diventano sufficienze per  non “dare fastidio” con lo studio nel periodo estivo.  Che ne pensa?

“Quello che accade alla fine del ciclo scolastico, soprattutto nei consigli di classe che sono chiamati a determinare promozioni e bocciature, è ben lontano dal vero spirito educativo. Si tratta di giudizi convenzionali che corrispondono solo in minima parte all’autenticità del percorso interiore intrapreso dai ragazzi. Intendiamoci: non potrebbe che essere così, anche pensando al valore legale del titolo di studio. Ma i giochi veri si fanno prima, nei lunghi mesi che precedono l’atto conclusivo. Se siamo riusciti a creare un rapporto di fiducia fra docenti e studenti e fra gli stessi professori, ogni cosa andrà per il meglio. Se invece sono rimaste in sospeso tensioni e umoralità, problemi irrisolti, equivoci e incomprensioni, allora resterà soltanto la sterile legge del numero, quello che io definisco il peso contudente del voto, sia negativo, sia positivo.”

 

Che scuola sogna per tutti i ragazzi e cosa augura ai docenti che si impegnano per dare valore alla scuola?

Sogno una scuola che sia l’intensificazione della vita. Nel mio piccolo l’ho creata: si chiama Penny Wirton dove insegniamo gratuitamente l’italiano agli immigrati. Non uno spazio a parte, astruso e specializzato, bensì il luogo di fondazione dell’esperienza. Ai docenti auguro di non perdere mai la speranza, anche di fronte alle questioni che sembrano insormontabili. Il nostro potrebbe essere il mestiere più bello del mondo, se riuscissimo ad essere liberi e leggeri di fronte ai ragazzi. Non oberati da impegni d’altro tipo. Non è facile. Ma se perdiamo a questo tavolo, il Belpaese rischia di andare a rotoli.”

Eraldo Affinati nasce a Roma nel 1956, dove risiede e svolge attività di critico letterario, saggista, giornalista, scrittore. Si laurea in Lettere con una tesi su Silvio D’Arzo. Nel 1992 pubblica il suo primo saggio, Veglia d’armi. L’uomo di Tolstoj e l’anno successivo esordisce in narrativa con il romanzo di impronta autobiografica Soldati del 1956, al quale segue Bandiera bianca (1995), ambientato all’interno di una casa di cura. Il romanzo segna l’affermazione dell’autore come uno dei più interessanti nel panorama italiano contemporaneo. Nel 1996 esce la monografia Patto giurato: la poesia di Milo de Angelis, mentre del 1997 è Campo del sangue (qui presentato), finalista dei premi Strega e Campiello. I temi della lotta col mondo, della violenza, della fuga compaiono anche nella raccolta di racconti Uomini pericolosi (1998, Premio Palmi). Con Il nemico negli occhi (2001), storia di una rivolta urbana nello scenario fantascientifico di una Roma apocalittica, ottiene il Premio Pisa, mentre l’anno successivo il Premio della Resistenza Città di Omegna con Un teologo contro Hitler. Sulle tracce di Dietrich Bohnhoeffer. Nel 2003 cura l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dell’Altipiano, per «I Meridiani». Nel 2005, con il romanzo Secoli di gioventù vince il Premio Grinzane Cavour. Del 2006 è Compagni Segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori. Nel testo autobiografico La Città dei Ragazzi (2008) e il più recente Elogio del ripetente (2013) concentra le sue conoscenze sui temi dell’immigrazione e della marginalità sociale, acquisite nel corso della sua esperienza di insegnante presso la scuola-comunità Città dei Ragazzi di Roma. Tra le opere successive: L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani (2016, finalista al Premio Strega), Tutti i nomi del mondo(2018), la biografia di don Milani Il sogno di un’altra scuola (2018), i saggi Via dalla pazza scuola. Educare per vivere (2019), I meccanismi dell’odio (con M. Gatto, 2020) e il romanzo Il Vangelo degli angeli (2021).
Una raccolta delle opere di Affinati è pubblicata negli Oscar Mondadori.

ANNA BRANDIFERRO
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