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PiersaumbeIl poeta Umberto Piersanti ha ricevuto,  a Civitella del Tronto, nel corso della manifestazione dedicata al  “Premio Nazionale di poesia Oreste Pelagatti XXV edizione” il Premio Speciale.

Ha dialogato con l’autore Leandro Di Donato, direttore artisticodel premio e dell’associazione culturale Le Lunarie

Iniziamo dal libro che ha presentato a Civitella “Campi d’ostinato amore” (ed. La nave di Teseo), lei ha definito i suoi luoghi una  “patria poetica”. Che rapporto ha con la sua patria poetica?

Innanzitutto che cos’è una patria poetica? Un luogo,in genere quello natio, ma non sempre, che uno carica di senso e di significato.

Non tutti i poeti hanno questo rapporto con la loro terra, per cui questo non è così importante e non è detto che per questo siano poeti meno importanti

Possiamo parlare di langhe o guardarle senza ricordare Pavese? Possiamo, lei è abruzzese, parlare di Versilia e di Abruzzo e dico Versilia perché il libro più importante Alcione è ambientato lìsenza ricordare D’Annunzio? Una terra viene investita da una forza tale che diventa una patria poetica. Nel mio caso un localediventa universale,diceva Volponi che in Italia locale fa rima con universale”.

Una patria poetica è una patria laterale, non è un luogo celebre, perché appartiene al mio vissuto in un modo totale.

Sono nato a Urbino ma le famiglie di mia madre e di mio padre venivano dalle campagne, mia madre era una piccola possidente, mio padre contadino. Quando andavo in queste campagne rintracciavo il mio bisnonno,che leggeva questi racconti magicisullo “spauricchio”, parlavo con i mie compagni ei miei cugini con cui paravo le pecore.Ero un bambino privilegiato perché venivo dalla città e andavo in campagna che diventava un luogo di fantasia.

I miei luoghi, le Cesane, non sono più belle di altri luoghi, ognuno nella propria vita ha uno spazio dove è stato coinvolto in un modo precisoio da bambino andavo lì e il mio rapporto con la naturalegato alla patria poetica è sempre stato totale. Essere un poeta di natura non significa nominare gli alberi, significa vivere in un rapporto profondo, totale che nel mio caso coincideva con la vita perché per me la vita e la poesia sono strettamente intrecciate. In libro, scritto per l’editore Vallecchi, “Memoria”si doveva indicare una parola chiave e collegarla anche ad autori noti,  io ho scelto la parola memoria.

Perché la parola Memoria?

Un personaggio di un mio romanzo “L’uomo delle Cesane”, dice una frase a cui sono molto legato “una volta passati, sogni e ricordi sono la stessa cosa”. Giacomo Leopardi ne scrive un’altra “lo stesso paesaggio se lo hai davanti sicuramente è molto bello ma nella memoriaha più forza, più suggestione, più totalità”La nostra umanaeternità è quelladella memoria, il presente fugge, mentre stiamo parlando il presente è già passato.

Molta poesia si ferma sulla memoriaguarda anche il vissuto. La memoria ha importanza fondamentale per dare un senso anche alla vita perché  noi, le nostre cosedi un tempo, i nostri amori, i nostri viaggivivono eternamente nella memoria,  fino a quando siamo vivi sono presenti nella memoria. La memoria è l’unica umana,relativa somma, di immortalità.

La poesia di Piersanti è poesia che nomina, linguaggio unito al corpo, all’universo delle sensazioni, ai bisogni, alle soddisfazioni, un corpo che si muove e costruisce  estraendo memoria”. 

Commenta per noi questa definizione?

Maria Luisa Spaziani narra chementre passeggiava con Eugenio Montale, veddei sambuchi e dice: “Hai visto Eugenio? Ci sono i sambuchi”, Montale risponde “Sono sambuchi?”“Non lo so ma mi piaceva il suono.Montale è grandissimo e la scelta del suonoper luiè importante. 

Per me, nel mio piccolo, parole e cose sono strettamente eintimamente legate, sono noto per essere poeta di natura, che nomino le piante, le erbe, fiori   ma non potrei nominare uno che non conoscoposso scegliere tra chi mi funziona meglio, suona meglio ma devo conoscere.

La vitae la scrittura sono strettamente legate inmodo indissolubile. Sono un poeta che crede nell’importanza e nella ricerca ritmica ma non ne fa un assoluto.

Sono lontanissimo dagli sperimentalisti e avanguardistici,  da chi fa della parola una realtàassoluta e isolata dal mondo che la parola deve rappresentare, sia esterno che interno. Ho sempredato nella mia poesia anche il corpo, l’immagine, la figura.

Sono innamorato della vita e non posso fare a meno della vita e ce la butto tutta nella poesia, ha detto la verità chi ha scritto questo.

Ci sono poeti per i quali la poesia nasce dalla lettura, che è anche importante,ioho bisogno della vita delle cose: corpo e mente gettati nella lotta quotidiana.

Che cos’è per lei la parola?

La parola  è il segno distintivo degli esseri umani. In televisione ho visto animali circondati da un branco di leoni che emettevanosuoni per chiedere aiuto.

La parola è un linguaggio articolato,l’astrazione che ci permette di dialogare su ogni cosa.

La parola deve essere tradotta nella poesia in un modo esatto, se quando leggo l’Infinito cambio il posto a un aggettivo “Sempre caro mi fu questo colle ermo” non ho più l’Infinito.

La parola nella poesia deve essere calibrata, esatta e totale ma non deve essere avulsa dal reale, per reale si intende anche un soffio d’aria, un pensiero

Per usare un parolone semiologico non può essere separato  il significantedalsignificato

La poesia può dare consolazione?

Non credo che sia una facile consolazione. Leopardi dice   “ Forse, in qual forma, in quale stato che sia, dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale”, non è una consolazione.

La poesia non ha un fine sociologico, civile, politico, ha un fine antropologico: arricchisce la nostra umanità e se qualcuno arriva alla consolazione, ben venga.

Non è una consolazione diventa una cosa troppo facile. Una società senza poesia è una società in cui manca qualcosa, ma non è una consolazione non è questo.

In questi tempi in cui tutto è rapido e fuggevole:  che ruolo ha la poesia?

Anche in questo periodo  in cui conta così poco, nei mass-media i poeti hanno meno posto di altri, anche in questo periodo nell’effimero che ci circonda  la poesia è una parola forte, la poesia non è democratica non  scrivono tutti poesia.

La poesia deve essere riconosciuta come tale, in un  mondo dove tutto è spettacolo, chiacchiericcio, la poesia mantiene un’ancora di solidità verso il mondo le cose, i pensieri.


Umberto Piersanti
 è una delle figure maggiori della letteratura italiana del XIX secolo. Piersanti debutta nel mondo della letteratura con La breve stagione nel 1967 all'età di ventisei anni, da lì nel corso della sua carriera ha pubblicato, oltre a diverse raccolte poetiche, testi di saggistica opere di narrativa.
Nel 2005 fu uno dei candidati per il Premio Nobel per la Letteratura.
Ha pubblicato raccolte di poesie (Il tempo differente, 1974, L'urlo della mente, 1977, Nascere nel '40, 1981, Passaggio di sequenza,1986 e I luoghi persi, 1994, Nel tempo che precede, 2002), è autore romanzi, (L'uomo delle Cesane, 1994, L’estate dell’altro millennio, 2001, Olimpo, 2006), di due opere di critica (L'ambigua presenza, 1980 e Sul limite d'ombra, 1989) ed è coautore di un'antologia poetica (Il pensiero, il corpo, 1986). Ha realizzato un lungometraggio, (L'età breve, 1969-70), tre film-poemi (Sulle Cesane, 1982, Un'altra estate e Ritorno d'autunno, 1988) e quattro "rappresentazioni visive" per la televisione. Ha ricevuto più di quaranta premi prestigiosi.

ANNA BRANDIFERRO

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