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FariborzNei giorni scorsi, si è concluso, con la consegna degli Esposimetri d’oro, il XXVIII Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo”. Ha ricevuto il  Premio Integrazione e Solidarietà “Marco Pannella” il regista Fariborz Kamkari .

Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Ha presentato al Premio “Di Venanzo” il documentario “Bosco Martese” primo scontro in campo aperto, ottant’anni fa, della Resistenza Italianacontro l’esercito tedesco in località Ceppo di Rocca Santa Maria. La Resistenzla montagnsono per lei due temi importanti, perché?

La montagna è vicino al cuore di tutti perché come viene detto nel film siamo strappati dalla montagna, dalla foresta ma è rimasto dentro ciascuno di noi una parte della foresta e della montagna, questo senso della libertà e della ribellione. Questo è quello che è rimasto in ognuno di noi della montagna. Il progetto su Bosco Martese mi è stato proposto qualche mese fa da Piero Chiarini e Adriana Chiesa Di Palma che sono i produttoridel filmproprio perché ho realizzato altri film sulla Resistenza sia a livello  mondiale che regionale perché io sono curdo. Appartengo al popolo curdo, perseguitato per più di 100 anni,quindi la Resistenza è un argomento che conosco abbastanza bene. Bosco Martese fin dall’inizio ho visto che era un’occasione per parlare del concetto della Resistenza, non solo nel suoimportante aspetto storico, era il punto di partenza per una riflessione sui valori della Resistenza oggi. Bisogna capire  se siamo riusciti a trasmettere questi valori alle generazioni successivela Resistenza è un concetto esistenziale, sociale, culturale,globale che appartiene a tutta l’umanità, capire che cosa dicono i giovani di oggi, che cosa hanno imparato da questa esperienza. Tocca ai giovani proteggere i valori della Resistenza.

Lei appartiene al popolo curdo e spessoparla del  coraggio e della forzadei curdi

Certo, sono valori della Resistenza. La responsabilità individuale di ciascuno di noi per salvaguardare la libertà, la lotta per la libertà, argomenti che comunque i curdi vivono quotidianamente.La resistenza per i curdi è poter resistere appartenendo ad un  popolo condannato a non esisteregià l’idea di esistere è una sorta di resistenza.

Perché è venuto in Italia?

Perché sono un amante di arte e cultura italiana, del cinema italiano. Ho imparato tantissimo dal cinema italianoUna coincidenza poter lavorare in Italia, mi è stata offerta questa possibilità, mi sono trovato qui a lavorare, sono contento.

Ha presentato a Teramo il volume Ritorno in Iran” pubblicato da una casa editrice importante “La nave di Teseo”Che cosa racconta?

Il libro narra una storia reale, di un regista  quarantenne che torna al suo paese d’origine per la prima volta dopo 27 anni. Con il  ritorno facciamo “una carrellata”, raccontiamo lasituazione attuale in Iran. Condizioni chevivono i popoli iraniani negli ultimi quarant’anni anni e che hanno portato alla rivoluzione attuale in Iran. La mancanza dei diritti umani e le persecuzioni dei popoli di minoranza, la negazione dei diritti delle donne, della minoranzareligiosadi animalisti, omosessuali, economia fallimentaresistema politico fallimentare tutto questo viene raccontato nel romanzo seguendo il viaggio di ritorno delregista. Ho cercato di essere giustoun osservatore, di guardare come da una macchina da presa, “fare un film che ci porta inviaggionell’Iran attuale in un paese devasto per 44 annicon un grande impatto sulla politica mondiale, dal febbraio del 1979 tutto il mondo islamico è cambiatoIl protagonista èun bambinoche nasce tra il regime dello Scià e quello di Khomeini, nel 1979la sua vita viene trasformata.  Il romanzo racconta l’origine di questo regime, è una panoramica sul mondo islamico.

Fariborz Kamkari pluripremiato regista e sceneggiatore iraniano di origine curda,vive e lavora in Italia. Laureato in Regia e Letteratura Drammatica, dal 2002 è associato alla società italiana FARoutFILMS.
Ha scritto e diretto numerosi cortometraggi, e alcune sceneggiature per il cinema e la televisione.
Tra i suoi lavori figurano:  I fiori di Kirkuk (2010, tratto dal suo romanzo omonimo) e Acqua e zucchero (2017). Il suo ultimo documentario: Kurdbun. Essere Curdo (2022). 

Ha pubblicato Ritorno in Iran (La nave di Teseo 2022).