Il segretario del “Premio Teramo” Paolo Ruggeri, ha organizzato un incontro con Paolo Giordano scrittore e giornalista nell’Aula Magna del Convitto Nazionale “M. Delfico”, venerdì 15 dicembre .
A conclusione della serata abbiamo rivolto alcune domande allo scrittore.
Da pochi giorni è tornato da Israele con un reportage che è pubblicato ieri sul Corriere
Un lungo reportage che ho fatto in questo viaggio in Israele nelle zone dell’attacco del 7 ottobre, cercando di raccontare un pòanche la situazione attuale di chi prima era coinvolto negli sforzi di pace e di cooperazione tra Israele e Palestina.
Lei a 26 anni ha pubblicato “La solitudine dei numeri primi ”( Mondadori). Come ha vissuto il successo?
Questa domanda mi ha accompagnato negli anni, non ho mai trovato una risposta autentica e convincente. Lamentarsi di un successo come questo non va bene perché è chiaro che se io oggi sono qua, scrivo, lo devo molto a quella partenza e a quel libro. Al tempo stesso so l’impatto che ha avuto su di me come essere umano è stato bello ma anche “dirompente”. Mi ha permesso di viaggiare ma ha fatto “piazza pulita” di molte mie amicizie, mi ha permesso di comprarmi una casa ma mi ha anche mandato in analisi. Alla fine la risposta più autentica è che ho capito che il successo così è una specie di malattia, nel senso che chiude i pensieri in un orizzonte artificiale, fasullo in cui tutto sembra rimandare a quella esperienza che di per sé è un pò vuota, come se ti chiudessi in un guscio di pensieri un po’artificiali. Oggi che sono distante riesco a parlarne, confesso che all’inizio ho fatto un po’ fatica. Oggi non mi interessa più.
Questa sera è ospite del Premio Teramo per un racconto inedito. Che rapporto ha con i racconti ?
I racconti li ho scritti, molti di più all’inizio perché secondo me sono un punto di partenza naturale per un aspirante scrittore/scrittrice e poi mi è capitato di scriverne qua e là nel tempo . Una delle cose dello scrivere che a me piace di più nei romanzi è il fatto che ti immergi in una cosa molto lunga e che non sai come va a finire. Questo con i racconti è un po’ più difficile, però ne ho scritti parecchi. Ho cominciato a scrivere racconti brevi, ho anche partecipato a dei concorsi e mi ricordo che uno lo vinsi e andai con una mia amica fino a Bologna a ritirare il premio. Eravamo in 15 e il premio consisteva nella pubblicazione del racconto su una rivista che… veniva data nelle profumerie, sulla copertina c’era Luca Zingaretti, già Montalbano più giovane e a piedi scalzi. Quindi c’è questa strana associazione della partenza con la profumeria e Luca Zingaretti. Se in quegli anni fossi stato immerso negli studi letterari, come molti colleghi, sarei stato molto più timorato invece questo essere entrato lateralmente mi ha concesso una grande libertà.
Con Tasmania (Einaudi), il libro che ha presentato questa seraha vinto l’undicesima edizione della “Classifica di Qualità”, il suo romanzo è stato il libro dell’anno per la giuria de “La Lettura”, re del 2022. Tasmania è un luogo in cui rifugiarsi?
Un’ idea in cui rifugiarsi. Diciamo che il luogo fisico non potrà ospitare più di tante persone, una piccola isola. Tasmania diventa un luogo simbolico dove ognuno di noi trova un po’ di riparo da tutte queste minacce e crisi continue. A me piaceva il nome dell’isola aldilà della sua collocazione che effettivamente la rende favorevole per alcuni elementi climatici , ma mi piaceva il fatto che Tasmania avesse assonanza con la parola talismano, qualcosa con un significato scaramantico.
Nella copertina vedo che ci sono le nuvole, che significato hanno?
In realtà una combinazione di significati dentro al libro, le nuvole sono viste innanzitutto da un punto di vista scientifico con le loro possibili relazioni con quello che sta succedendo al clima del pianeta. Alcuni studi segnalano che le nuvole potrebbero migrare dall’Equatore verso i poli e questo potrebbe cambiare i nostri cieli. Le nuvole sono anche uno dei primi elementi poetici che incontriamo nella natura alle quali poi attribuiamo forme fantasiose. Le nuvole riguardano anche lo stile di questo libro, il libro è scritto con una intenzione atmosferica è un libro che si muove come le nuvole che si muovono in continuazione, il libro cambia da una pagina all’altra anche l’impostazione e lo stile.
Lei è laureato in Fisica e scrive… ma esiste un rapporto tra la fisica e la scrittura?
C’è il rapporto che vogliamo che ci sia… La Fisica è una descrizione, esplorazione della realtà che si apre a innumerevoli scenari poetici. Il microcosmo, il macrocosmo, le stelle, la materia comune con cui abbiamo a che fare, il movimento, tutto è fisica e al tempo stesso tutto è poesia. Il punto di contatto tra i due sono infiniti, io continuo dopo 15 anni a saccheggiare le idee della fisica quando scrivo.
Paolo Giordano, perché scrivere?
Di solito uno scrive perché non può farne veramente a meno.
Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982, è autore di quattro romanzi : La Solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008, Premio Strega e Premio Campiello Opera Prima); Il corpo umano(Mondadori, 2012); Il nero e l’argento(Einaudi 2014 e 2017); Divorare il cielo (Einaudi, 2018, 2019). Per Einaudi ha pubblicato Nel contagio (2020) e Le cose che non voglio dimenticare(2021). Collabora con il “Corriere della Sera”-
Anna Brandiferro