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Donypietry 
Nei giorni scorsi, a
 Montorio al Vomano , nel calendario degli eventi del Natale è stato inserito l’ incontro con Donatella Di Pietrantonio.  

La scrittrice abruzzese ha dialogato conla prof.ssa Maria Cristina Marronie ha presentato il suo nuovo libro L’età fragile (Einaudi).

Lei ha detto che la fragilità tocca quasi tutti i personaggi delsuo libro, ma si può parlare di un’età fragile? 

Tutte le età sono potenzialmente fragili, nella misura in cui ciascuna delle nostre fasi di vita può esporci all’inciampo, alla caduta, alla perdita, al dolore. Direi che anche nel libro ciascun personaggio pretende per sé questa definizione di fragilità.

Perché ha deciso di raccontare questo episodio di cronaca, avvenuto sulla Maiella negli anni Novanta?

Ho voluto raccontare questa storia perché volevoparlare di fragilità, è un tema che mi interessa molto.

Mi interessa più la fragilità che la forza e poi per quanto riguarda la parte che si riferisce a un lontano episodio di cronaca accaduto in Abruzzo, ho voluto prendere le mosse da un evento reale perché mi sembrava che all’epoca fosse stato dimenticato presto, come rimosso. 

Forse volevamo, appunto, non conservare nella memoria che il male può arrivare anche da noi, in questa natura bellissima e invece come dice a un certo punto il personaggio della P.. “dove arriva l’uomo può portare il male e quindi volevo mostrare che nessun luogo è veramente immune, al riparo dal male. 

Nessun luogo è davvero sicuro.

Ancora il nostro Abruzzo in questo libro, la città e il mare lasciano il posto alla montagna. Che rapporto ha qui con i luoghi?

In questo romanzo c’è la montagna, ci sono i boschi, c’è la faggeta e quindi i nostri paesaggi più belli. Anche qui volevo rappresentare il territorio nella sua complessità non solo la bellezza, l’aria pura ma anche le ombre. I boschidicela magistrata, la P.M.- “sono anche pieni di ombre, quindi quello che cerco sempre di fare è di andare contro gli stereotipi. 

Io non farò mai dell’Abruzzo le cartoline, mi piace raccontarlo in tutti i suoi aspetti.

Nel libro c’è una particolare attenzione verso le donne: “uomini fuori e donne in casa”. Può spiegarci?

Le donne della generazione di mia madre, ad esempio le donne contadine, avevano questo doppio ruolo lavorare nei campi di giorno con gli uomini e insiemeai muli. La sera quando rientravano finalmente a casa, gli uomini potevano riposarsi, le donne incominciavano la seconda parte del loro lavoro e quindi i mestieri di casa, cucinare, pulire. La loro era davvero una vita molto dura e faticosa.

Libro dedicato alle sopravvissute…

Il libro è dedicato a tutte le sopravvissute perché ho l’impressione che dopo i grandi fatti di cronaca nera che, purtroppo coinvolgono spessissimo le donne, ci sia una tendenza  a dimenticare le sopravvissute forse perché sono scomode, forse perché ci interrogano e ci chiedono perché non riusciamo a eliminare questa piaga millenaria della violenza che si scaricasulle donne. 

Mi sembrava giusto questo tributo e questa dedica alle sopravvissute che sicuramente non hanno vita facile. Se si sopravvive a un evento traumatico la vita sarà per sempre divisa in due: un prima e un dopo. 

Il dopo non avrà mai più la libertà e serenità del prima.

Donatella Di Pietrantonio, vive e lavora in Abruzzo. Con l’Arminuta(Einaudi 2017, tradotto in più di 30 Paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il premio Campiello, il premio Napoli e il premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato  anche Mia madre è un fiume (prima edizione Elliot 2011) , con cui ha vinto il premio Tropea, Bella mia (prima edizione Elliot 2014)con cui ha vinto il Premio Brancati, e Borgo Sud(2020).

Per la sceneggiatura del film L’Arminuta di Giuseppe Bonito ha vinto il David di Donatello insieme a Monica Zapelli

ANNA BRANDIFERRO