Nel Liceo “G. Milli”, da qualche giorno, c’èun’aula dedicata al musicista Giovanbattista Cutolo(detto Giogiò)ucciso il 31 agosto 2023 a Napoli per futili motivi, aveva solo24 anni.
Hanno partecipato alla manifestazione: la Dirigente del Liceo Manuela Divisi, Daniela Di Maggio la madre di Giovanbattista, padre Maurizio Patriciello parroco della terra dei fuochi, Luigi Leonardi autore del libro “La paura non perdona”, il Prefetto di Teramo S.E.Fabrizio Stelo.
L’organizzazione del progetto sulla legalità è stata curatadal “Premio Borsellino”.
Abbiamo rivolto alcune domande a padre Maurizio Patriciello.
Lei ha scritto “Non aspettiamo l’Apocalisse. La mia battaglia nella terra dei fuochi” (con Marco De Marco). Che cosa racconta della sua “battaglia”?
La Terra dei fuochi è questo territorio dove io sono parroco Caivano, siamo più di un milione di persone e si trova tra le province di Napoli e Caserta. In questo territorio si è consumato un reato terribile : lo sversamento dei rifiuti tossici industriali nelle nostre campagne, sotto gli occhi di tutti. Abbiamo alzato la voce per una quindicina di anni, qualcosa si è ottenuto la legge 68 del 22 maggio 2015 sul reato ambientale, prima in Italia non c’era nulla per condannare questi delinquenti, adesso ringraziando Dio, c’è. Ci sono ancoratantecose da fare, il problema però è il lavoroin nero perché tutto ciò che viene prodotto in nero deve essere anche smaltito in nero, c’è tanto ancora da fare, tanto tanto. Purtroppo c’è sempre il desiderio di accaparrarsi di più a livello personale e familiaresaccheggiano il territorio, saccheggiano quello che è il bene comune.
Padre Maurizio, ai ragazzi che ha incontrato questa mattinaha detto: “Il bullismo è vicino alla camorra”. Ho capito bene?
Sì, ha capito benissimo tra un bullo e un camorrista non c’è nessuna differenza, ilprincipio è lo stesso. Il bullo è una persona che si fa forte con i più deboli, il camorrista si fa forte con i più deboli. Il bullo è uno che gode nel vedere mortificato il debole, anche il camorrista è così. Nella camorra poi, subentrano gli interessi economici e si arriveràanche ad uccidere, dobbiamo sradicare “questa mala pianta” per cui io vado in tutte le scuole, a cominciare dalla scuola maternafino all’università, per parlare ai giovani perché è nella scuola che dobbiamo iniziare. Questa mattina abbiamo visto un bellissimo esempio di inclusione con Vincenzo (progetto MusicAbili musica per giovani diversamente abili), questo è bellissimo:i ragazzi vogliono bene a Vincenzo e lui vuole bene a loro e si sente accolto,questo è il futuro altrimenti non c’è futuro. La storia di Giogiò è importante, apparteneva alla Napoli bene che studia e suona, il suo assassino apparteneva ai quartieri più poveri di Napoli abbandonati a se stessi, con i disvalori della violenza e della sopraffazione,Giogiò ha pagato con la vita è andato in cielo. La mamma e tutti quelli che gli volevano bene per tutto il resto della vita dovranno fare i conti con questa sofferenza, dobbiamo piangereGiogiò ma dobbiamo fare ancheche questa morte non sia inutile, dobbiamo portare questa figura nelle scuole, dappertutto. Qualche giorno fa abbiamo ricordato Simone Frascogna, uccisoda una banda di giovani violenti il 3 novembre 2020 a Casalnuovo,ho detto così al sindaco: “ Togliete qualche statua di Garibaldi,ne ho viste tante, e mettiamo nella più bella piazza di Casalnuovo un ricordo di Simone Frascogna,perché se non è ilpaese che gli ha dato i natali e ne tramanda la memoria, chi lo ricorda?” Queste morti rischiano di passare inosservate, non deve succedere, oggi avete ascoltato la mamma di Giogiò che è molto brava a parlare, io ho ascoltato anche la mamma di Francesco Pio Maimone ucciso sul lungomare di Napoli, è una donna molto semplice, non ha la capacità di andare nelle scuole, di salire sul palco. Bisogna mettere insieme anche queste mamme, le storie diquesti ragazzi devono camminare insieme, i nostri ragazzi “devono parlare”, raccontare il valore della vitache è comune a tutti.Le mamme devono raccontare perché solo chi ha vissuto sulla sua pelle un dramma così sa raccontare, gli altri ne possono parlare a livello didattico, ne possono scrivere ma non è la stessa cosa. Io sono giornalista ma un conto quando scrivo di cose “per sentito dire”, un altro è quando parlo del mio territorio.
Solidarietà e legalità possono stare insieme?Che cosa ne pensa?
Devono stare insieme, la legalità senza la solidarietà diventa un valore astratto. Bisogna prima avvicinarsi alle persone, far sentire il nostro aiuto, il nostro affetto. Guardi, io sono un po’ arrabbiato anche con lo Stato qualche volta, il mio quartiere è stato abbandonato per trent’anni enon l’ho detto io ma il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, se a queste persone per trent’anni non avete dato i loro diritti adesso come si fa a chiedere il loro dovere. Non si può chiedere il dovere di un ragazzo se prima non gli abbiamo dato i suoi diritti, solo se gli diamo i diritti possiamo chiedergli i suoi doveri. Per i diritti lo stato è un po’ lento, come ha raccontato adesso Luigi Lonardi, oggi la sua azienda sarebbe grande lui ha subito di tutto: lo hanno picchiato, sequestrato, gli hanno tolto tutti i soldi, gli hanno bruciato i negozi, lo hanno lasciato in mezzoalla strada, lo stato è lento nel riconoscere tutto questo. Io cerco di stargli vicino, ma ho anche detto al presidente Commissione antimafia che non c’è niente di più brutto chesentir dire un giovane che ha denunciatoe ha pagato un prezzo altissimo, in un momento di scoraggiamento, se potessi tornare indietro non lo rifarei. Questa è la grande sconfitta, nessuno deve dire questo,però lo Stato deve farsi veramente attento.
ANNA BRANDIFERRO