Nei giorni scorsi, al Palazzo Kursaal di Giulianova, nell’ambito della rassegna culturale “Parole in circolo” si è svolto l’incontro con Barbara Schiavulli e Angela Iantosca. Ha dialogato con le giornaliste Alessandra Angelucci, curatrice della rassegna.
Abbiamo rivolto alcune domande ad Angela Iantosca
Lei ha detto "devi odorare quello che andrai a scrivere". Può spiegarci?
“Per me fare inchieste significa prima di tutto studiare le carte, documentarsi, andare alle fonti, ma poi uscire dai numeri e incontrare i volti, i protagonisti, chi vive nei territori, chi è nato in certi contesti, chi lotta e soffre, chi si sporca le mani. La pagina scritta deve odorare di vita. Per me è sempre stato così, sin dal primo libro dedicato alle donne di ’ndrangheta: allo studio iniziale, alle interviste alle autorità e alle Forze dell’Ordine, ho sempre dovuto associare l’immersione nel territorio. Solo attraversando le strade di chi racconti, vivendo le tradizioni, le feste, la quotidianità puoi provare a comprendere per poi, in un secondo momento, scrivere. Solo quando le parole ti sgorgano dalle mani”.
Ha scritto con Gennaro Giudetti "Con loro come loro. Storie di donne e bambini in fuga" (ed. Paoline). In sintesi, che cosa racconta il libro?
“Con loro come loro” è il viaggio che Gennaro Giudetti ha scelto di compiere da 15 anni ogni giorno, vivendo al fianco di chi è considerato ultimo. Un viaggio in cui i numeri diventano storie e volti, braccia tese, mani che si allontanano. Era un ragazzo difficile Gennaro finché si è trovato di fronte a chi non aveva nulla e che in lui ha visto solo un giovane arrivato in Albania per dare una mano. Un viaggio che comincia in mare, con i salvataggi e prosegue nei campi profughi del Libano e in Colombia con la Comunità di pace che all’odio risponde da sempre con la pace. In Ucraina e poi negli ospedali di Codogno e dello Yemen durante l’emergenza Covid e in Kenya tra gli ultimi degli ultimi dove chi non rispetta le regole viene bruciato vivo nei copertoni abbandonati delle auto. Dove i bambini non conoscono il mare, non sanno nuotare e che per dimenticare la fatica del vivere fumano colla tutto il giorno. Quando abbiamo cominciato a concepire il libro abbiamo stabilito che non volevamo il racconto romanzato di una delle sue incredibili esperienze, ma volevamo far arrivare a chi prenderà in mano questo libro quel dolore che accomuna troppe persone nel mondo, far capire il privilegio di cui godiamo in ogni istante, far sentire che è anche nostra responsabilità se i bambini, le donne e gli uomini muoiono, scappano, soffrono. E poi abbiamo deciso che il filo rosso di questo racconto fosse Gennaro, la sua vita personale, il suo passato, perché ognuno di noi ha qualcosa dentro, una dote, una capacità, una luce, anche se a volte gli ostacoli, le difficoltà ci impediscono di vederla. Ma quella luce è lì, ad aspettarci. Bisogna solo scoprire qual è e farla esplodere. Ci tengo a dire che il libro è impreziosito dalla postfazione di Luisa Morgantini, ex vicepresidente del Parlamento Europeo, nota e battagliera attivista per i diritti umani. Parte dei ricavati derivanti dai diritti d’autore sarà devoluta a Operazione Colomba Corpo Nonviolento di Pace in zone di conflitto (www.operazionecolomba.it)”.
Come nata l'idea di scrivere il libro?
“Questo libro nasce da una richiesta: quella dei docenti e degli studenti che negli anni Gennaro Giudetti ha incontrato andando nelle scuole. E da un incontro, quello tra me e Gennaro che risale al 2018. Avevo deciso di intervistarlo per un giornale che dirigevo e quello che ne è nato è stato un dialogo profondo, intenso, doloroso. Un dialogo dal quale è scaturito un articolo che aveva come titolo proprio “Con Loro Come Loro”, perché questa era la frase che Gennaro pronunciava più spesso. Una frase che indicava ed indica un’attitudine, un modo di essere e di concepire quello che poi è diventato un lavoro, ma che è cominciato come volontariato. Gennaro, infatti, ha sempre concepito l’azione dell’operatore umanitario non come un gesto calato dall’alto, ma come un atto di condivisione di una condizione difficile da capire se non vissuta insieme. Solo così, infatti, è possibile comprendere le vere esigenze di chi vive in situazioni per noi inimmaginabili, solo così si può capire chi risponde costantemente con la pace alla violenza, chi si sente legato visceralmente alla propria terra, chi chiede libertà invece di cibo. Quando due anni dopo quell’intervista mi ha telefonato chiedendomi di scrivere quel libro che continuavano a chiedergli nelle scuole, non potevo che dire sì. Per un comune modo di sentire e una comune visione delle cose che, dopo un lungo lavoro fatto a distanza, fatto di interviste, telefonate, videochiamate, ci ha portato a questo libro. Un libro destinato ai giovani, a chi cerca ispirazione, a chi vorrebbe partire, a chi vuole capire e conoscere, a chi cerca riferimenti. Ma anche un libro destinato gli adulti, affinché imparino a non girarsi dall’altra parte, a guardare quegli ultimi con occhi diversi, privi di pregiudizio, perché ci si possa rendere conto sempre di più del privilegio di cui godiamo ogni giorno, a cominciare dalla possibilità che abbiamo di scegliere banalmente cosa mangiare. Ma è anche un libro che vuole (ri)dare nomi e volti a quei numeri che siamo abituati a sentire, un libro che ci ricorda che chi parte lo fa per fuggire da guerre, cambiamenti climatici, sopraffazioni e violenze, che non si tratta di persone irresponsabili, ma di donne e uomini e bambini in cerca di quella libertà che è negata loro. E che, come chiunque, soffrono per la distanza dalla propria terra, per la perdita dei cari, per il doversi adattare a condizioni difficili che lo stigma e i nostri sguardi a volte rendono ancora più complesse”.
"Un libro di pace che urla e grida pace". Perché?
“Perché ciò che chiedono quelli che noi chiamiamo ultimi è solo la pace: ce lo raccontano gli abitanti del campo profughi in Libano, ma ce lo raccontano anche gli abitanti della piccola comunità che si trova in Colombia e che da anni risponde alla violenza con la pace, perché “odiare fa marcire il cuore”, ce lo racconta Abudi, ma anche Kimama sopraffatto dalla legge dello slum, ce lo raccontano i bambini di Gaza e anche la guerra in Ucraina, ce lo raccontano i bambini dell’orfanotrofio albanese dove Gennaro ha scoperto chi voleva essere e anche quelle mani tese in acqua di quelle vittime innocenti che sognavano solo un orizzonte diverso per sé e i propri figli. Ce lo gridano dal fondo del mare, mentre i ‘potenti’ giocano a Risiko in nome del potere e dei soldi”.
Chi è Gennaro Giudetti?
“Un operatore umanitario che oggi collabora con l’OMS, dopo aver collaborato con MSF, Operazione Colomba, Sea Watch e la FAO (e molte altre). Ma prima di tutto, semplicemente, mi viene da dire che è un essere umano meraviglioso!”.
Angela Iantosca, laureata in Storia romana, è giornalista pubblicista. Ha collaborato con diverse testate cartaceee con rubriche televisive. Direttrice artistica del Festival Indipendenze, collabora al progetto WeFree della comunità di San Patrignano,autrice di vari saggi inchiesta sul tema della ‘ndrangheta e della droga.
ANNA BRANDIFERRO