L’Associazione “I Fiori della Memoria” Compagnia dei Merli Bianchi, in collaborazione con la CGIL di Teramo, nei giorni scorsi al Conservatorio “Gaetano Braga” ha presentato il libro di Giovanni Impastato “Resistere a Mafiopoli” (Navarra ed.). Abbiamo dialogato con l’autore.
Questa sera presenta il suo libro “Resistere a Mafiopoli”. Come si resiste?
A mafiopolisi resiste con una presenza quotidiana e attiva nel territorio. Questo libro rappresenta il mio paese, definito in questo modo da mio fratelloPeppino e ha anticipato tangentopoli. La resistenza deve avvenire nel proprio territorio, bisogna avere concezione del proprio territorio, difenderlo dalle sopraffazioni. Altro aspetto importante è lo scontro diretto alla mafia che va portato avanti con la denuncia,con il lavoro di memoria quotidiano, cercando di organizzare tante attività che devono portare alla giustizia sociale. Questa è una forma di resistenza che è quasi obbligatoria se vogliamo sconfiggere la mafia.
Come posso raccontare ai miei alunni chi era suo fratello?
Lei deve dire ai ragazzi che Peppino Impastato era uno di loro, non era un eroe. Era un ragazzo che studiava, che lottava fino in fondo perché credeva nel cambiamento, nel voler cambiare il mondo. Era uno che non si rassegnava, non era affatto indifferente, studiava tantissimo e poi aveva una carica umana notevolissima, impressionante. Un ragazzo animato di voglia di giustizia e verità, è chiaro che ha operato una grande rottura che noi consideriamo storica e culturale, la sua rottura non avviene solo all’interno dellasocietà dove lui è vissuto ma avviene soprattutto all’interno della sua famiglia,una famiglia di origine mafiosa.
Lei ha raccolto l’eredità di suo fratello. Che cosa vuole comunicare?
Voglio comunicare il messaggio di Peppino che è un messaggio di impegno civile, di lotta, di resistenza, di frattura, soprattutto un messaggio educativo considerando quello che lui ha fatto e considerando le battaglie che ha portato avanti.
“Casa memoria Felicia e Peppino Impastato”. Ho detto bene?
Ha detto benissimo. Casa memoria è la nostra casa, dove è vissuto il nostro nucleo familiare e dove si è svolta una parte importante della nostra storia e che abbiamo messo a disposizione della società civile come presidio di democrazia, come luogo di memoria e di accoglienza. Mia madre aveva espresso la volontà che la sua casa rimanesse aperta a tutti quelli che fossero interessati a conoscere l’attività di Peppino, la prima frase è propriodi Felicia:la mafia si sconfigge con la cultura e non con la pistola. A Casa Memoria c’è un museo, ci sono oggetti importanti che ci legano alla nostra storia, c’è la stanza di Peppino, di Felicia così come le hanno lasciate. C’è tutta la documentazione di mio fratello: libri, documenti, fotografie di inchieste sul territorio, in quel luogo Peppino è vivo. Nel secondo piano ci sono le stanze dedicate alle vittime della mafia, i giudici come Falcone e Borsellino…
Felicia, la vostra mamma è stata importante
Proprio lei è stata ad avviare questo percorso di resistenza perché si rivolge alla giustizia, dice: non voglio vendette ma voglio giustizia. Hanno tentato di far passare mio fratello per terrorista ma non ci sono riusciti, questa donna anche se ha trovato difficoltà e poteva chiamare i mafiosi perché la giustizia le aveva chiuso “le porte in faccia”, non lo ha fatto e ha continuato a cercare la verità.
Ci lascia un ricordo di suo fratello
Non sapevamo dove era andato a finire tutto il giorno ed eravamo preoccupati, poi la sera a Cinisi c’erano bambini che si staccavano dalle mani dei loro genitori e seguivano un clown , erano un centinaio. Quel clown era mio fratello…
Giovanni Impastato è il fratello minore di Peppino giornalista e attivista siciliano, ucciso dalla mafia nel 1978.Ne ha raccolto l’eredità e portato avanti la lotta, da allora fa memoria attiva:ricordare e raccontare per costruire un futuro migliore, nel nome della legalità e della verità. Ha pubblicato “Resistere a Mafiopoli “, “Oltre i cento passi” e “Il coraggio della memoria”.
ANNA BRANDIFERRO