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Non ci sono cétégorie
di ANTONIO D'AMORE Due tipi di persone popolano le città morenti: quelle che hanno la percezione esatta dell’ormai avvenuta tragedia, e sono tristissime, e quelle che continuano ad inseguire una normalità scandita dall’infinita ricerca di qualche dettaglio di potere, di una poltrona, di un posto di visibilità, di un assegno coperto dal pubblico denaro. Che sono ancora più tristi, ma non lo sanno. Benvenuti a CimiTeramo, la città che muore assassinata dall’incapacità di una classe politica del tutto inadeguata, la città che si spegne nella colpevole disattenzione di amministratori in grado di soddisfare solo qualche loro bisogno primario, la città ingoiata dal magma dell’evidente inappropriatezza di una gestione del tutto fuori dal tempo e dallo spazio. Vivere a Teramo, oggi, è come aver lasciato una vecchia Polaroid sul comodino e, ogni mattina, doverne constatare la crescente evanescenza. In questo nulla storico, che avrebbe preteso per tutta risposta una classe politica almeno in grado di tentare una reazione, non questa dilettantesca accozzaglia di occupatori di nicchie minime di poteri non potenti, mentre tutto intorno si sgretola, dalle strade alla tenuta sociale, dai marciapiedi alla collettiva fiducia, c’è chi trova il tempo per tentare strategie poltronarie. E’ il caso del Sindaco Brucchi, e della maggioranza che gli consente di vestire una fascia nella quale molti teramani non si riconoscono più, alle prese in queste ore con due “sfide” (a loro piace credere che lo siano): il rimpasto di Giunta e il rinnovo del management della Fondazione Tercas. Andiamo per ordine. IL RIMPASTO. Come avrete ormai capito, il Sindaco non ha alcuna intenzione di rimpastare nulla. Un po’ perché, in cuor suo, è ancora convinto che rimpastare sarebbe ammettere l’errore (e il Sindaco – per dogma – non sbaglia mai), un po’ perché se anche volesse, in realtà, non glielo fanno fare. Da una parte, infatti, il leader delle truppe miciesche, Paolo Gatti, vieta al Sindaco spazi di movimento, pena la caduta della Giunta; dall’altra le più ridotte (ma numericamente necessarie) truppe tancrediane non consentono a Brucchi aggiustamenti. Andrà a finire, vedrete, che sarà sacrificato Piero Romanelli, uno di quelli che (ma ve l’immaginate?) crede ancora che la politica serva a risolvere qualche problema, che dovrà lasciare il posto ad un altro gattiano, quel Franco Fracassa che da mesi scalpita nelle retrovie dei bar del centro, tessendo una rete di pressione, pardon: di “suasion” alla quale non ha fatto mancare anche il supporto diretto di un blog vomitatoio sempre pronto a rincorrere pubbliche battaglie e privati tornaconti. Di più, non credo che vedremo…soprattutto non vedremo lasciare la Sala Giunta l’assessore alla Cultura Francesca Lucantoni, che considero – politicamente parlando – la vera bandiera del livello raggiunto da questa città. Ai Fratelli d’Italia, sarà offerto uno scranno da individuare (il che dimostra che il primo cittadino non ha affatto intuito la portata dell’azione politica di Morra & c., né quella dell’esternazione di Gianni Chiodi)…. LA FONDAZIONE TERCAS. Qui in discorso si fa un po’ più complicato, perché sul nuovo Consiglio di indirizzo, che poi dovrà esprimere il cda di un ente che, nonostante la vicenda dell’ex banca di riferimento, oggi gestisce un patrimonio da oltre 40 milioni di euro, bisogna lavorare di fino. Vabbè, diciamo di strategia…vabbè, di promesse e di poltrone. Come rappresentante del Comune, Brucchi sarebbe sempre più deciso a nominare Raffaele Falone, imprenditore del mattone, padrone del quotidiano locale La Città, amico d’infanzia del già citato Paolo Gatti. Certo, qualcuno potrebbe pensare che con una nomina come questa si verrebbe a creare un rapporto atipico tra l’amministrazione comunale e la testata giornalistica, ma state tranquilli: è tutto già successo, in quel giornale lavora - e pare svolga ruoli addirittura paradirettoriali - la persona che Brucchi ha voluto e nominato alla segreteria del Premio Teramo (sulla gestione del quale rimando a quanto già detto sull’assessore Lucantoni). Niente di nuovo, quindi. Nomina più, nomina meno. Nel piano di Brucchi, così come è stato annunciato (non senza sarcastiche battute a fil di fornacella, nel corso di una grigliatona di centrodestra, ai Prati di Tivo, qualche giorno fa), ci sarebbe poi l’ascesa alla poltrona presidenziale dell’ex vicepresidente Enrica Salvatore, ma perché questo accada è necessario che si chiudano altri circuiti poltroniferi, come quello che vedrebbe la Camera di Commercio indicare quale proprio rappresentante Gianni Mancini della Consorform, mentre la Provincia – e qui la situazione si complica – dovrebbe indicare Tiziana Di Sante, nomina che potrebbe risultare non graditissima al presidente Renzo Di Sabatino, per il quale però Brucchi avrebbe preparato una proposta che, per intercessione del Rettore D’Amico (e quindi di Luciano D’Alfonso), potrebbe portare in Fondazione Claudio Ruffini. Questo è quanto. Almeno per ora. Solo fantapolitica? Chissà…settembre si avvicina ed è già tempo di nomine e a Palazzo c'è un gran fermento...tutto il resto, è CimiTeramo.