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Dall'ex dirigente della Provincia, Antonio Flamminj, coinvolto qualche mese fa nella nascita di un'associazione, finalizzata alla formazione di una lista elettorale civica per le prossime elezioni comunali, riceviamo questa lettera. Che pubblichiamo volentieri, poiché è una lettura chiara, netta. precisa e "dall'interno", di quella che è la politica teramana. Sul movimento che l'aveva contattato, Flamminj non vuole, per eleganza, aggiungere altro, se non che si tratta di un movimento civico che raggruppa persone di diversa estrazione (c'era anche un ex editore di centrosinistra e un assessore di centrodestra) e che starebbe lavorando per la candidatura a Sindaco di un giornalista-scrittore specializzato in temi dell'economia.   Gentile Direttore, oltre tre mesi fa sono stato invitato a far parte di una iniziativa finalizzata alla formazione di una lista civica per le prossime elezioni comunali. La mia adesione era dovuta alle considerazioni che a Teramo il futuro dei giovani non può rimanere racchiuso nella raccomandazione e quello della città nel favoritismo, che la situazione di emergenza della città invoca la nascita di una o più liste civiche, nella quale si riscontra una perdita costante di qualità dei servizi, di ricchezza economica, di occupazione nonché di popolazione anche giovane e qualificata che non trova sbocchi né un minimo incoraggiamento, dove la cittadinanza palesa una crisi di valori e di principi e un clima di diffidenza e non ne può più di assistere allo scempio della verità, della conoscenza e del merito e del perdurare di politici di basso profilo che si sentono una casta e arrivano a negare le pesanti difficoltà in cui ci troviamo per cancellare la propria incapacità a ricercare soluzioni o che pur ammettendo la gravità della situazione, l’hanno ormai accettata come una calamità.  Per non parlare del patrimonio culturale tramandato da una storia millenaria, che deperisce nella noncuranza e nel disinteresse a causa del sistema dei partiti che dimostra di avere a cuore solo gli interessi di parte anteposti agli interessi del territorio, costringendoci ad assistere di volta in volta alla svendita di pezzetti del nostro futuro in omaggio alla sua logica partitocratica o in cambio di qualche beneficio ad uso di pochi. La voglia di partecipare era dettata, altresì, dalla volontà di non arrendersi perché Teramo può rialzarsi dalla lenta agonia che ci sta cancellando il futuro e può recuperare dignità, competitività, attrattività e appieno la figura di capoluogo di Provincia - messa in discussione da politici poco lungimiranti, che utilizzano l’alta carica rivestita per badare ai loro interessi personali e per incrementare il consenso elettorale e la loro influenza sul territorio, mantenendo basso il livello di rappresentanza politica del Comune di Teramo con il beneplacito consapevole e in alcuni casi inconsapevole dei politici residenti - se mette insieme le tante energie presenti in quella parte di società civile non compromessa all’interno di liste civiche, le quali per raggiungere lo scopo devono: - costituire movimenti d’opinione a dimensione locale attrattori credibili di consenso popolare, che ricercano il consenso elettorale nella scia di freddezza che si avverte in città verso il sistema dei partiti; - realizzare entità alternative al sistema dei partiti e porre i cittadini davanti alla scelta di continuare a votare gli stessi partiti che hanno ridotto la città nei modi già enunciati oppure di esprimere il consenso ad un gruppo di cittadini che vuole dare a Teramo la veste socio-culturale che la storia gli chiede di indossare; - essere forze indipendenti da qualsiasi autorità esterna che ne potrebbe determinare, compromettere o influenzare l’azione, escludendo logiche di partito o di coalizione e alleanze elettorali con i partiti; - configurarsi come organizzazioni non populiste e aperte, che mostrano scopi operativi e tangibili da perseguire, una logistica interna di tipo orizzontale e non verticistica e metodologie di progettazione politica fondate sulla partecipazione, informazione, formazione e azione nonché sul confronto e condivisione di obiettivi comuni; - mostrarsi entità capaci di elaborare soluzioni e di reperire classe dirigente idonea a metterle in pratica, che si muovono per ottenere attraverso il consenso elettorale la legittimità a diventare forze di gestione del bene comune facendo politica non di pura testimonianza ma di vero governo locale; - richiedere il consenso in forza della moralità, capacità e competenza dei suoi candidati e di un programma elettorale credibile, creativo e innovativo che pone al centro delle sue strategie la persona e il territorio e persegue come obiettivo principale un cambiamento che parte dalla comunità civile, nella quale tolta quella piccola parte di popolazione che da sempre riceve privilegi e favori dal sistema dei partiti, la stragrande maggioranza di essa è da tempo demoralizzata; - non praticare un linguaggio che non dice la verità ma perpetua la non verità della politica, consapevoli che quando la parola si unisce all’idea e cammina su solide gambe non c’è più spazio per nessuno, tanto meno per la falsità e incapacità; - essere composte a partire dal candidato sindaco, da cittadini che fanno del disinteresse personale il proprio fondamento e vogliono edificare una nuova comunità civica comunale, cittadini ricchi di idee, di entusiasmo e freschezza mentale, di passione e rispetto per i valori della convivenza umana, cittadini abituati ad operare per obiettivi, secondo mission e vision, capaci di affrontare i problemi con scelte coraggiose e controcorrente, in modo libero e autonomo, senza direttive, decisioni ed imposizioni assunte da altri quali i partiti tradizionali; cittadini che non si lasciano intimorire da minacce o suadenti promesse e non considerano le risorse e i beni pubblici come oggetto di logiche di scambio politico-elettorale. Nei diversi incontri mi è sembrato di capire che a Teramo sono poco chiari ulteriori fattori: Primo, le liste devono sorgere perché i partiti chiusi in una gestione verticistica del potere, finalizzano tutte le scelte al mantenimento dei privilegi conquistati e hanno interrotto ogni rapporto con la linfa vitale proveniente dalla società civile, tutto ciò fa si che la distanza fra il territorio e il mondo dei partiti è così profonda da continuare a innescare nella nostra società, non rappresentata e dunque non ascoltata nelle sue reali necessità, la ricerca di un modo diverso di aggregazione sulla quale riversare il proprio consenso; Secondo, la delega consegnata alla partitocrazia può avere termine solo con la presenza di   realtà nuove per le quali gli aderenti spendono la loro faccia e il loro tempo; Terzo, per le liste fare ciò che dicono non è una cosa importante è la ragion d’essere,  giacché la mancata realizzazione di quanto da loro proposto riconduce i cittadini nelle mani dei partiti; Quarto, le liste vanno costituite con la consapevolezza che scegliere di amministrare alla luce della cultura e della morale è, di regola, molto difficile, ed è una scelta che non sempre è capita anche da chi ti sta vicino; Quinto, per le liste civiche è cosa obbligata essere strumento di lotta al sistema clientelare, perseguire la legalità e trasparenza della macchina amministrativa e dei processi decisionali e mettere il Comune in mano a soggetti che vogliono costruirne uno migliore e dimostrare che la nostra città può essere migliore di quanto appaia e che insieme grazie al lavoro di squadra si possono realizzare opere formidabili anche se le risorse sono poche; Sesto, i partiti hanno gestito il loro essere istituzioni rappresentative fino a diventare l’anomalia del sistema democratico che come un cancro lo sta facendo morire dal di dentro, con l’uso del potere acquisito attraverso modalità di voto che devono dare oggi vita e legittimità al fenomeno delle liste civiche; Settimo, in questa crisi dei partiti travolti da scandali di corruzione a destra e a sinistra, ormai incapaci di rappresentare la collettività, le liste civiche sono l’unica risposta percorribile e possono rappresentare la svolta, se testimoniano la voglia di rinnovamento, non ingaggiano politici, sono squadre vincenti e operano nella più assoluta trasparenza e legalità per rigenerare un rapporto di fiducia con i cittadini e sinergico tra pubblico e privati. Nello spaccato di società interessato alle liste civiche teramane, si incrociano una infinità di soggetti che propongono candidature di persone definite brave e/o personaggio di spicco, senza considerare che il profilo personale del candidato sindaco (e dei consiglieri) è essenziale per la vittoria elettorale e ancora di più quando poi si è obbligati ad amministrare con la giusta competenza e precipua conoscenza degli strumenti a disposizione del Comune e dei tanti lacci e laccioli presenti nella struttura interna, per far uscire dalla crisi la città e fargli riprendere la strada della crescita. La storia suggerisce che in questi casi non bastano i buoni propositi, ma si deve invece intervenire con una Giunta di livello composta di cittadini con le caratteristiche più sopra descritte e di un Sindaco esperto di enti locali, autorevole e carismatico, che assicura la presenza quotidiana nella sede comunale svolgendo appieno il ruolo e la funzione; un sindaco che si intende di coordinamento di gruppi, sa dettare tempi e modalità nuovi all’azione amministrativa ed è in grado di mettere mano con efficacia al bilancio comunale finalizzandolo alla tutela degli interessi collettivi, agli strumenti urbanistici e ai servizi; un sindaco capace di ideare un modello nuovo di sviluppo locale, un migliore utilizzo del bene pubblico e una crescita armonica ed equilibrata, di formulare programmi, piani e obiettivi chiari, reali e misurabili, di impartire precisi indirizzi e direttive alla dirigenza; un sindaco in grado di intervenire in modo nuovo sulla struttura amministrativa provvedendo a rimettere in ordine il Comune, nel particolare a sradicare l’autoreferenzialità, ad offrire opportunità agli impiegati seri superati da sempre dai c.d. furbetti galoppini dei politici di turno e ad articolare un orario di apertura al pubblico degli uffici comunali tenendo conto delle esigenze dei cittadini e del lavoro di back-office che non è fine a se stesso ma serve a migliorare i servizi con l’ascolto delle ragioni e delle esigenze dell’utenza durante la fase di lavoro di front office; infine un sindaco che con il suo operato riesca a sfatare le surreali convinzioni e cattive abitudini dei politici in carica e non, riguardanti ad esempio che è impossibile amministrare l’ente locale senza  violare le tante leggi che ne regola l’attività, dimostrando nei fatti che quando ad amministrare sono cittadini e dipendenti preparati che conoscono e studiano a dovere la seppur complessa normativa, diventa vantaggioso gestire il Comune nel rispetto delle regole secondo la via maestra da seguire per creare sviluppo vero, equilibrato e duraturo del territorio, dimostrando altresì che si può amministrare per il bene comune, con correttezza e lealtà, senza sotterfugi e ambiguità, in assenza di ipocresie e colpi bassi, stando esclusivamente dalla parte dei cittadini. In quest’ottica volevo impiegare gratuitamente l’esperienza posseduta, ma la realtà incontrata purtroppo testimonia che a Teramo il fenomeno delle liste civiche si sta sviluppando secondo modalità varie e obiettivi poco definiti e chiari,  in modo non abbastanza ampio, credibile e praticabile. Partecipare all’iniziativa senza luna  prospettiva di vincita delle elezioni e quindi di poter far fronte alle criticità e ai bisogni della città, solo per portare la voce dei cittadini all’interno del Consiglio comunale come sostenuto da qualcuno quando ad amministrare sarebbero sempre rappresentanti che non prestano ascolto a niente e a nessuno se non alle proprie esigenze e a quelle dei dirigenti dei loro partiti, è come far parte di una realtà che crea illusioni e non soluzioni e serve solamente a procrastinare la presenza sullo scenario tramano di politici che si procurano il consenso con la promessa di raccomandazioni e favori.   Cordiali saluti. Antonio Flamminj