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di ANTONIO D'AMORE Di un piano segreto di Maurizio Brucchi, fondato su una nuova Giunta di cinque massimo sei assessori, tutti esterni, ma legati a filo doppio alla politica di centrodestra, che sulla base di un programma politico a medio termine possano governare l’ultimo residuo della consiliatura  Brucchi Bis, si parla molto in città. Ma, alla luce dello stato comatoso del centro destra teramano, sarà importante quello che accadrà sul tavolo nazionale dove il “problema Teramo” arriverà nelle prossime ore. Già, ma esiste un tavolo nazionale? E potrà risolvere? Vediamo chi c'è, chi non c'è, chi dice di esserci e chi non ci sarà mai, seduto a quel tavolo. Forza Italia, il partito del Sindaco Brucchi, il tavolo lo convoca e partecipa. Futuro In, il partito creato ad immagine e misura di Paolo Gatti, a quel tavolo non ci sarà. A meno che, Gatti non voglia accreditarsi come falange di Forza Italia, ma poi dovrebbe spiegare il conteggio degli assessori e il ruolo della Marchese. Quindi, Futuro In non c'è. Teramo soprattutto, il gruppo dei delusi-vogliosi di Dodo Di Sabatino (così delusi che Alessia De Paulis sarebbe già sull'uscio), a quel tavolo non c'è. Ncd, il partito di Paolo Tancredi, che oggi si chiama Alternativa Popolare, e che a Teramo esprime due assessori, non c'è, perché siede sì ad un tavolo, ma è quello di Governo col Centro-Sinistra. Al Centro per Teramo, il gruppo dell'ex assessore regionale Di Dalmazio, che adesso si riconosce in Idea di Quagliariello, non c'è. Fratelli d'Italia, il partito dell'ex assessore regionale Giandonato Morra, c'è. E non a caso cito per ultimo Fratelli d'Italia, perché è il partito sul quale ruota, secondo il tam tam politico romano, tutta la partita del Comune di Teramo. Pur avendo un solo consigliere, Raimondo Micheli, infatti, Fratelli d'Italia sta per lanciare - si dice - una vera e propria opa su Forza Italia, raccogliendo a piene mani gran parte degli eletti del partito del Cavaliere e, soprattutto, ponendosi a livello regionale come prima, se non unica, ma di certo vera forza di centrodestra. Ecco, dunque, che Fdi-An diventa strategico non solo nella soluzione del caso Teramo, ma più in generale di tutte le pianificazioni future del centrodestra abruzzese. Provate a guardare le candidature aquilane, per intuire quanto questo scenario sia già il canovaccio di una storia tutta da scrivere. Tutto risolto, quindi? Basterà trovare un accordo con Fratelli d'Italia, cambiare la giunta attuale con una più ridotta e magari in gran parte rivista e corretta, per risolvere la crisi? No, non è così facile, perché il caso Teramo ha una sua peculiarità. Tutta sua. A generare la crisi, e ad esserne in questo momento autore e vittima (benché faccia sforzi enormi per scaricare la colpa su altri), è Paolo Gatti. Sì, proprio quel Paolo Gatti che vestì la casacca di Fratelli d'Italia solo per una candidatura parlamentare, per poi svestirla in gran fretta a trombatura avvenuta. E la Meloni...se ne ricorda