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Il governatore Luciano D’Alfonso sfratta l’ex assessore Donato Di Matteo. Succede anche questo, nella sede del Consiglio regionale abruzzese a Pescara, dove questa mattina Di Matteo, che dopo essersi dimesso dal suo incarico in Giunta è ancora consigliere, ha trovato il proprio ufficio chiuso a chiave. L’ex assessore ha minacciato di chiamare i carabinieri e a quel punto un collaboratore della segreteria del governatore ha riaperto gli uffici, consentendo a Di Matteo di liberare i locali e traslocare.

Di Matteo spiega: “Questa brutta sorpresa rasenta il reato di sequestro di atti personali. Mi hanno riferito che il presidente è venuto personalmente a prendere le chiavi, chiudendo le stanze del mio ufficio. Va detto che qualche giorno fa avevo concordato che questa sera avrei liberato gli uffici, lasciando i locali del quarto piano per spostarmi al quinto”.

L’ex assessore era uscito a febbraio dal Pd, lamentando un’assenza di collegialità delle scelte politiche. In seguito, il 13 marzo scorso, aveva rassegnato le dimissione insieme all’altro ex assessore Andrea Gerosolimo. Entrambi, dopo l’analisi del voto alle politiche, in considerazione della perdita di “fiducia da parte di 180 mila abruzzesi”, chiedevano al governatore, eletto senatore con il Pd, di azzerare la Giunta.

Di Matteo prosegue: “Quanto accaduto questa mattina è grave. Sono stato sfrattato dal proprietario della Regione Abruzzo, lui ha concepito questo ente come sua proprietà. Da domani continuerò a fare quello che ho fatto fino a oggi per quattro anni e lavorerò affinché nel centrosinistra si avvii una fase diversa. Spero che D’Alfonso capisca di doversi mettere da parte. Il mio prossimo atto sarà votare la decadenza di D’Alfonso, che non può giocare con le istituzioni. Non doveva candidarsi al Senato perché era presidente della Regione. Ha voluto fare questo e adesso deve scegliere se fare il senatore o il presidente della Giunta regionale”.