«La caccia in braccata 5 mesi l'anno, al posto dei tre attuali, e un tavolo di concertazione permanente tra Regioni e Ministeri competenti con azioni concrete da mettere in campo, per fronteggiare l'insostenibile carico di cinghiali nella nostra regione».È la richiesta dell'assessore all'agricoltura, Dino Pepe, al ministro per le politiche agricole, Gian Marco Centinaio, e al ministro per l'ambiente, Sergio Costa, dopo aver sollecitato in merito i predecessori alla guida dei due dicasteri. Autonomia gestionale delle Regioni, per poter valutare e mettere in campo le strategie più opportune e funzionali al proprio assetto socio-economico e territoriale; netta distinzione tra l'esercizio dell'attività venatoria e quella di controllo; possibilità per le Regioni di ampliare i periodi di caccia di alcune specie di selvatici, in particolare degli ungulati, in presenza di esigenze riscontrate dall'Osservatorio Faunistico Regionale o dall'Ispra; sono alcune delle richieste contenute nella lettera inviata ai due ministri. Richieste alle quale si aggiungono quelle di un numero maggiore di giornate di caccia settimanali per gli ungulati e altre specie dannose; il controllo, la prevenzione e il risarcimento dei danni sia nelle aree a gestione programmata della caccia sia all'interno delle aree ove l'esercizio venatorio è vietato; la possibilità per le Regioni di avvalersi del parere tecnico-scientifico dell'Osservatorio faunistico regionale (se ne sono dotate) per il monitoraggio delle specie e la definizione degli interventi da realizzare sul territorio al fine di garantire l'equilibrio; l'avvio dell'attività venatoria nelle aree contigue ai Parchi con una modulazione della pressione venatoria; l'affidamento alle Regioni della gestione della fauna selvatica nelle aree contigue ai Parchi con appositi regolamenti. «La regione Abruzzo ha messo in campo tutto quanto la norma consente per il controllo della specie cinghiale ma questi strumenti sono chiaramente insufficienti. È necessario andare oltre», afferma l'assessore Pepe. «Ormai l'emergenza cinghiali richiede azioni decisive che non possono essere più rinviate. Il punto cruciale di questo inizio, è la riorganizzazione dell'ormai obsoleta normativa nazionale con particolare riferimento alle leggi 394 del 1991 e 157 del 1992. Tuttavia, gli obiettivi desiderati», conclude l'assessore, «si possono raggiungere solo attraverso un maggiore coordinamento tra le diverse realtà istituzionali preposte alla gestione della pianificazione faunistico-venatoria e delle aree protette (Regione-Enti Parco) e tra quelle deputate alla gestione dell'attività venatoria e del territorio a caccia programmata come associazioni professionali agricole, associazioni venatorie ed Ambiti territoriali di caccia».