Le recenti polemiche politiche nate sul rinnovo del Consiglio di amministrazione della Ruzzo Reti rischiano di offuscare il problema reale attorno al tema di una gestione efficace e trasparente delle nostre acque. Condividiamo da sempre la necessità di uscire dalla logica degli accordi bipartisan che puntano alla mera spartizione di incarichi e caselle senza mai discutere dei provvedimenti concreti e delle intenzioni programmatiche dei “nuovi” dirigenti ma al tempo stesso pensiamo che sia sbagliato e decisamente da superare il fermarsi alle sole problematiche procedurali e strettamente politiche, incentrate per di più sulle persone. C’è una grande questione di merito irrisolta che risale almeno a 7 anni fa quando milioni di italiani con un referendum abrogativo decisero di contrastare le politiche di ulteriore privatizzazione del ciclo idrico e imposero nel paese parole d’ordine nuove che parlavano di gestione pubblica e di acqua come bene comune. A distanza di anni purtroppo quel referendum tanto partecipato è ancora inapplicato per larga parte del paese, anche in provincia di Teramo. A partire dalla mancata riduzione delle tariffe e dall’assenza di un dibattito vero sulla natura dell’ente gestore. Noi di Sinistra Italiana proponiamo di fare come nella Napoli di Luigi De Magistris, unico comune d’Italia ad aver trasformato la vecchia società per azioni in azienda speciale di diritto pubblico. E’ vero che i soci del Ruzzo sono i comuni del territorio ma la finalità di fare profitto propria di una S.pa. è inaccettabile aldilà della natura degli azionisti poiché in questo caso riguarda per l’appunto l’acqua. Sarebbe opportuno che la governance dell’ente, le amministrazioni comunali, le forze politiche discutessero di questo.
Stefano Ciccantelli – segretario provinciale SI Teramo