Rinvio delle elezioni regionali, alcuni senatori ci hanno provato...inutilmente. Ieri, per qualche ora, è sembrata arrivare la possibilità di spostare il voto dal 10 febbraio al 26 maggio. Dall'emendamento pro election day alla smentita del sottosegretario Gianluca Vacca, che ne ha annunciato il ritiro in gran fretta. E' accaduto che un nutrito gruppo di senatori, con in testa la lucana Agnese Gallicchio, con lei Accoto delle Marche, Turco e Marco Pellegrini della Puglia, Pirro del Piemonte, Presutto della Campania, Pesco della Lombardia e Patuanelli del Friuli, questi ultimi due presidente della commissione Bilancio e capogruppo, hanno presentato un emendamento alle legge di Stabilità nel quale si evidenziano ragioni di bilancio: «Al fine di garantire la più elevata partecipazione dei cittadini alla vita politica nonché il contenimento dei costi a carico della finanza pubblica, gli organi che scadono nel primo semestre dell'anno sono rinnovati nel turno primaverile, che si tiene in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno».
Inoltre nell'emendamento è stato inserito, scrve oggi Il Messaggero, un altro comma che impegna il Ministero degli Interni a coordinare le date delle varie consultazioni regionali, «contestualmente alle altre che devono svolgersi nel semestre». Insomma, ancor più perché partito dalla maggioranza, per alcune ore questo atto, formale e concretissimo, è parso certificare la volontà politica del rinvio delle elezioni. Fino alla smentita, intorno alle 16, arrivata dal sottosegretario Gianluca Vacca: «Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, non c'è nessun emendamento del Governo per l'election day e quello di iniziativa parlamentare sarà ritirato». Escluso, per il momento, il rinvio a maggio delle elezioni.