«Mancano venti giorni al voto per le elezioni regionali e tutti siamo concentrati in una campagna elettorale che dia all'Abruzzo una guida autorevole.
Nonostante ciò, i fatti accaduti negli ultimi mesi e culminati con l’elezione odierna di Gabriele Minosse a presidente del Bim, necessitano di un momento di chiarezza al quale non posso e non voglio sottrarmi». Lo scrive in una nota il consigliere regionale Sandro Mariani che prosegue:
«Sarò esplicito: oggi Minosse, segretario provinciale del partito democratico teramano, è stato eletto a capo del Bim con i voti di Paolo Gatti. Non dirò altro di un segretario PD che non ha nessun imbarazzo a depositare, dopo aver revocato il Presidente in carica, una candidatura le cui firme a sostegno sono per i due terzi provenienti dal centro destra. Elezione ben diversa da quella di Moreno Fieni che fu sostenuto unitariamente, in seno all'assemblea, dalla maggioranza dei Comuni amministrati dal centro sinistra.
Si chiude così un cerchio, un disegno che vede come autori Ginoble e Gatti. Persone, personaggi politici, che dovrebbero avere idee e progetti diversi tra loro ma che, ormai da tempo, sono legati in un sodalizio finalizzato solo ed esclusivamente alla spartizione di potere e alla egemonia, a partire dalla nostra provincia, a discapito di tutti gli altri attori politici. Per conservare i propri avamposti, Paolo Gatti e Tommaso Ginoble hanno operato per anni una chirurgica spartizione: Teramo all’uno, Roseto all’altro. Una spartizione fatta sulla pelle dei militanti, sul lavoro dei circoli territoriali, sulle aspettative deluse dei cittadini. Una spartizione che doveva continuare anche dopo l’uccisione politica del sindaco di Teramo Maurizio Brucchi per mano dello stesso Gatti. Così non è stato. Quando a giugno la coalizione guidata da Gianguido D’Alberto ha vinto le elezioni a Teramo, nonostante sia stato fatto di tutto per far perdere il centro-sinistra, al sottoscritto è stato detto a chiare lettere che bisognava perdere Teramo, lo schema è in parte saltato. In questa, come in altre occasioni, è stato determinante il mio rifiuto e da commissario dell’Unione comunale della città capoluogo, ho creduto fermamente che questa Comunità meritasse un destino diverso.
La battuta d'arresto non ha intaccato, però , il sodalizio tra Gatti e Ginoble i quali hanno rinfocolato una guerra di vendette e trasversalismi.
È per questo che oggi, mentre a Roseto il gruppo di Futuro In fa all’occorrenza da stampella alla maggioranza comunale, in Provincia, al Ruzzo e al Bim si consumano azioni incomprensibili alla maggior parte dei cittadini.
Una logica, in barba ad una sana coerenza, che ha mietuto le sue vittime una dietro l'altra. Voglio aggiungere a quanto già detto sopra la vicenda che riguardò la candidatura a sindaco di Roseto, al posto di Giulio Sottanelli, di Teresa Ginoble, forzatura che ruppe una alleanza politica in nome di interessi, ancora una volta, personalissimi.
Potrei proseguire con Basilico, Domenico Di Matteo, Franco Di Bonaventura, D'Alonzo e tanti altri esempi.
Questa non è Politica: falsare regole e impedire il sano confronto dialettico, porta su un campo arido e sterile, fertile solo per biechi personalismi. Manovre utili a pochi dalle quali insieme a tanti altri abbiamo deciso di marcare un netto distinguo costruendo, non a caso o per capriccio, per le imminenti elezioni del 10 Febbraio, lo schieramento civico “Abruzzo in comune”.
C'è un sostantivo che negli ultimi anni ha guadagnato una eccezionale popolarità, una parola che indica la capacità di far fronte positivamente a momenti di difficoltà uscendone più forti di prima: resilienza. Questo termine descrive bene la via che in tanti, insieme, stiamo già percorrendo. Sulla nostra strada non c’è spazio per questi metodi, per queste pratiche e per chi le incarna».