Lettera aperta del Sindaco D’Alberto ai concittadini
“Che sia la Pasqua, anche della risurrezione civica”
Carissimi concittadini,
che strana Pasqua! Non vivremo, quest'anno, i momenti che la tradizione ci tramanda da secoli e che costituivano il cuore della celebrazione: i sepolcri del giovedì sera, la processione dell'addolorata, quella del Cristo morto, l’aperitivo festoso con gli amici, la messa solenne della domenica, il lunedì con la consueta gita ‘fuori porta’, né potremo condividere il giorno della festa seduti a tavola con tutti i nostri cari.
E sì, questo maledetto virus ha davvero sconvolto ogni cosa e cambiato ogni nostra abitudine. Ma abbiamo la certezza, sappiamo, che tutto questo finirà e che torneremo alle nostre abitudini, alle nostre tradizioni, ai nostri riti, laici o religiosi che siano, alle nostre consuetudini.
Stiamo dimostrando una grande maturità, stiamo tutti adoperandoci per gettare alle spalle questo incubo e tornare alla nostra vita di sempre. Ed io leggo tutto ciò come una straordinaria prova della serietà dei teramani, della capacità di sacrificio, della vostra sensibilità personale e quindi sociale.
Continuiamo così, e scambiamoci gli auguri di Pasqua dicendoci l’un l’altro che mai come quest’anno, il simbolo della rinascita e la manifestazione della vittoria sul male e sul dolore, assume per tutti noi la concretezza dell’esperienza.
Che questa sia la Pasqua, anche e soprattutto, della risurrezione civica.
Perché sarà la Pasqua in cui saremo costretti a restare isolati e distanti ma nel corso della quale sapremo avvertire la limitatezza della dimensione dell’Io e l’immensità del valore del Noi. Di quel Noi di cui ha bisogno oggi più di ieri la nostra comunità, di quel Noi di cui il nostro Paese sente la forte necessità per aprire uno squarcio di luce e speranza nell’orizzonte temporale che ci apprestiamo ad affrontare.
Sarà la Pasqua in cui comprenderemo veramente cosa significhi scoprire nell’altro quanto di più simile e vicino a noi stessi. Sono certo che sapremo sentirci e dimostrarci uniti, sono certo che ci sentiremo legati dall’abbraccio più forte del quale saremo capaci.
Auguri, con tutto il cuore, a chi sta in primissima linea, come diciamo ormai ogni giorno: ai medici, agli infermieri, a tutto il personale sanitario: non basta dirvi Grazie ma vi assicuriamo che faremo di più per proteggere voi e il vostro instancabile lavoro.
Auguri a tutte le forze dell’ordine - compresi i nostri Vigili Urbani - ai volontari, agli infaticabili operatori del COC, ai dipendenti comunali che permettono il disbrigo delle incombenze legate alla situazione, alle autorità - Prefetto in primis - ma anche a chi lavora nei supermercati, nelle farmacie o nelle attività cui è consentita l’apertura e che mettono a rischio la loro sicurezza per garantire a noi i beni essenziali.
Auguri, poi, agli insegnanti e agli studenti che hanno dovuto reinventarsi il loro ruolo, mutuandolo nelle modalità che offre l’informatica.
Auguri a coloro che hanno perso parenti, amici, conoscenti a causa di questo maledetto virus.
Auguri a tutti coloro che da settimane ormai, non possono abbracciare chi amano.
Il termine “Pasqua” viene dall’ebraico e significa “passare oltre", "tralasciare"; niente di più attuale, niente di più d’auspicio, niente di più desiderato. Questo è il mio augurio per ciascun mio concittadino; il mio augurio, sperando che presto le strade, le piazze, i caffè, i ristoranti tornino a risuonare della nostra allegria, del nostro piacere di stare insieme.
Per questo, non dobbiamo aver paura! Non siamo e non siete soli! Insieme ce la faremo!
Buona Pasqua!
Gianguido D’Alberto