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Università, Comune e Camera di Commercio insieme per un protocollo che crea una cabina di regìa strategica per lo sviluppo di un piano di marketing territoriale. Se ne parla da sempre a Teramo e fin'ora senza alcun risultato. Sarà questa la voltà buona? Chissà.
Secondo il protocollo, si legge nel documento firmato oggi le linee programmatiche dell'Unione Europea negli anni hanno sempre sottolineato l'importanza delle città (non tanto le città metropolitane ma quanto le città di medie dimensioni), centrando nelle stesse un ruolo chiave nella costruzione della competitività dell'intera Unione, un vero e proprio motore di sviluppo per tutto il territorio di riferimento;
già nell'ultimo decennio del ventesimo secolo si sono sviluppati studi che hanno evidenziato l'importanza di politiche indirizzate a migliorare Io stato di un territorio specifico in termini di sviluppo economico e sociale. Territorio che si cala in una realtà globale altamente competitiva e che necessita giocoforza di politiche che permettano di ambientarsi rapidamente al fine di cogliere tutte le opportunità di business:
gli Enti locali e territoriali sono chiamati, quindi, a raccogliere una nuova sfida per ridefinire le strategie territoriali in perfetta sinergia con gli attori privati quali le associazioni di categoria e gli imprenditori in generale, cogliendo le opportunità di promozione offerte da un nuovo scenario economico in rapida evoluzione, dove le economie locali possono fondersi sempre più facilmente con le economie globali;
la convenzione quadro definita tra la Città di Teramo e l'Università degli Studi di Teramo ha anche il fine specifico di favorire la crescita economica del territorio del comune capoluogo; è sempre più necessario il raccordo delle azioni collettive finalizzate alla promozione e sviluppo, di breve-medio-lungo periodo, delle attività presenti sul territorio a causa del declino economico della città di Teramo, dovuto alla mancanza di strategie di programmazione territoriale in grado di concentrare idee e risorse. Alla fine viene da chiedersi: ma chi ci crede ancora?