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gianguidoLa cancellazione, con un colpo di spugna, del Collegio uninominale di Teramo, è uno schiaffo vergognoso al territorio; si tratta del frutto di una scelta sbagliata che era ed è alla base di una riforma costituzionale che ha confuso l'attacco alla cattiva politica, quella con la p minuscola, con il taglio alla rappresentanza istituzionale dei territori.
Una scelta che, come prevedibile, è ricaduta come una scure su diverse realtà, attraverso un taglio lineare che ha annullato in un solo colpo lo spirito della norma scritta dai padri costituenti e che mirava a costruire un assetto costituzionale che, fermo restando il divieto di vincolo di mandato di cui all'art. 67 Cost., garantisse la massima corrispondenza tra comunità territoriali e rappresentanti in Parlamento.
C'è poi anche un altro aspetto che ha contribuito a far sparire il collegio uninominale di Teramo, ed è quello relativo alla debolezza della nostra rappresentanza politica esistente che non riesce a far sentire il proprio peso a livello Governativo e parlamentare. Una debolezza che purtroppo scontiamo da tempo. Adesso bisognerà capire quale sarà la nuova legge elettorale, ma Teramo rischia di non avere più rappresentanza. E questo scempio va bloccato.
Mi sento dunque di dire questo: continuiamo a non comprendere che la democrazia, intesa come rappresentanza nel rapporto tra il territorio e i suoi eletti, sia un valore e non un costo. Purché sia una rappresentanza di qualità e legittimata, sul piano della democrazia sostanziale, dal territorio.
Oggi piangiamo un ingiusto svilimento della rappresentanza territoriale, ma molte di quelle forze o molti di quei politici che oggi piangono devono chiedersi perché hanno accettato, in silenzio e per convenienza, che negli anni precedenti il rapporto con i territori fosse a sua svolta svilito dal meccanismo delle liste bloccate, dove le scelte dei candidati venivano effettuate nel segreto delle stanze romane e slegate da qualsiasi rapporto con territori e comunità.
La democrazia, soprattutto quella rappresentativa, è un valore assoluto, ma deve esserlo sempre e non solo quando il meccanismo elettorale non conviene.
Gianguido D'Alberto