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di ANTONIO D'AMORE E’ finita. Finalmente. Comunque vada, quale che sia l’esito delle urne, quella che si è appena conclusa è stata probabilmente la peggiore campagna elettorale degli ultimi trent’anni. La prima al Comune orfana di riferimenti quali Antonio Tancredi e Lino Nisii, che si pensava proprio per questo potesse essere l’inizio di una storia politica “nuova”, è stata in realtà un magma indefinibile. Misera nei contenuti, povera nelle proposte, limitata nell’analisi dei problemi, specchio impietoso di un’avvenuta e io credo ormai insanabile frattura venutasi a creare tra il Paese reale e quello della Politica. Eppure, vista dal di fuori, magari la presenza di sette candidati Sindaco in una città di 55mila abitanti la si poteva considerare quale esempio di democrazia, quale specchio di una partecipazione possibile. Invece, no. Sette candidati Sindaco sono il manifesto stesso del male vero, profondo di questa nostra Teramo: l’eterna incapacità di fare gruppo, di guardare avanti, di andare oltre le logiche dell’orticello e le baruffe da condominio. Sette candidati Sindaco, centinaia di candidati consiglieri per solo una trentina di posti disponibili…quanti di loro hanno mai visto, dal vivo, un Consiglio Comunale? Quanti sanno cosa sia una delibera? Quanti sarebbero in grado di destreggiarsi tra i numeri di un bilancio comunale? E’ vero, la libertà è partecipazione, ma solo quando si partecipa conoscendo le regole del gioco, sennò è una gita parrocchiale. Quella che speravo di poter vedere era una campagna elettorale “per”, ma ho visto una campagna elettorale “contro”. Quelle che speravo di sentire erano proposte, ma ho sentito solo critiche. Quelle che speravo di sentire erano idee, ma ho sentito insulti. Quella che speravo di poter commentare era una campagna moderna, vissuta sulla rete, ma ho visto la rete trasformata in arma nelle mani di tanti eterni esclusi in cerca di personali vendette. I comizi finali di ieri sera, sono stati lo specchio finale di questa campagna, li giudico nell’ordine nel quale li abbiamo vissuti. 20140523_181426 BERARDO RABBUFFO. Per quanti sforzi abbia fatto (e non sono stati neanche tanti) non è riuscito assolutamente a ricostruirsi quella patina di “novità” con la quale sperava di poter lucrare qualche voto in più, contando sul fatto che i teramani avessero dimenticato che era stato assessore di Chiodi e che lo steso Chiodi l’aveva portato in Consiglio regionale senza farlo passare dalle urne. Orfano di “mamma” Castellani e di “papà” Chiodi, Rabbuffo ha affrontato probabilmente la sua prima, vera campagna elettorale da candidato, buttandola sulla critica dei suoi ex colleghi di giunta, coi quali condivise un’indimenticabile gestione del traffico. Evanescente. Voto 4   20140523_185753 GRAZIELLA CORDONE Giovane, nuova. Vera. Se avesse avuto alle spalle una squadra migliore, o meglio: se avesse avuto alle spalle una squadra che le somigliasse per giovinezza, verità e novità, in questa campagna elettorale avrebbe potuto recitare un ruolo unico. Purtroppo, la vicinanza di qualche “brontosauro” della politica, quale Valdo Di Bonaventura, non le ha giovato, così come non le ha giovato il consiglio di chi le ha detto di puntare la campagna elettorale sui temi “minimi”. I problemi di Teramo sono “anche” quelli delle buche e dei lampioni, secondo me avrebbe dovuto puntare più in alto. Ma è stata una nota, una delle pochissime, piacevole. Incompleta. Voto 5,5   20140523_193620 GIORGIO GIANNELLA. Giovane (più della Cordone), nuovo non tanto perché si era già candidato 5 anni fa, vero anche nel suo sentire una sinistra che, forse (e purtroppo), sopravvive solo nel cuore di qualche sognatore. Ha fatto la sua campagna elettorale, sapendo benissimo di non avere alcuna possibilità di diventare Sindaco, ma giocando di fioretto e di ironia. Ha sparso anche – dote rarissima – qualche manciata di sarcasmo, che nel becerar confuso del resto della platea elettorale ha rimbombato come un tuono. Se la Sinistra teramana, quella dei Ginoble che porta Mariani, dei Verticelli che porta Lanciotti, delle donne candidate & abbandonate, avesse intuito davvero il potenziale profondo di un Giorgio Giannella o, per altra indole, di un Andrea Core… di una stessa Graziella Cordone, avrebbe fatto di tutto per farli candidare in una delle liste di appoggio alla Di Pasquale, cercando di portarli in Consiglio Comunale e crescere una generazione nuova. Ideologico. Voto 6   20140523_204638 GIANLUCA POMANTE. E’ la grande delusione di questa campagna elettorale. L’esempio vivente di tutto quello che non si dovrebbe mai fare quando ci si offre alla platea degli elettori. Era partito bene, proponendosi con un pizzico di stile, poi sembra aver deciso di tenersi la parte del “poliziotto buono” lasciando quella del “poliziotto cattivo” all’azione guastatrice di un sito, del quale era anche proprietario (almeno fino ai primi di marzo) di uno dei domini, che per tutta la campagna elettorale ha vomitato di tutto contro tutti. Il problema, affatto trascurabile, è che l’azione censoria è consentita a chi ha l’autorevolezza riconosciuta del censore, perché se a criticare il centrodestra è chi si vantava di averne fatto eleggere presidenti della Provincia, o magari a criticare l’uso del pubblico denaro è chi ne percepisce per le proprie associazioni, allora tutto diventa costruito ad arte. E se poi quel vomitare diventa il gioco folcloristico di qualche non gratificato, che sogna rivalse, condito magari da curiose quanto inutili occupazioni di pubblici locali, allora quello che doveva essere un progetto politico diventa una sorta di moderna barberia, dove si va a sputare sul mondo in attesa di un shampoo. Teramo ha bisogno di ben altro. Se avesse rinunciato all’arroganza (che in politica paga solo a Destra, ma molto a Destra), se avesse giocato di fioretto e non di machete, se si fosse circondato di gente che non aveva bisogno della sua faccia per l’impossibilità di mostrare la propria, Pomante sarebbe stato un che di nuovo davvero. Deludente. Voto 3   20140523_213423 MANOLA DI PASQUALE. Concreta. Efficace. Motivata. Affatto supponente. Chiamata alla missione impossibile di dare dignità ad una candidatura di centrosinistra che, solo cinque anni fa, aveva conosciuto il momento più assurdo con la scellerata scelta di un assessore chiodiano di convinta fede monarchica quale Paolo Albi, ha fatto tutto il possibile. Soprattutto, è tornata tra la gente, a parlare di problemi e di soluzioni, di stipendi troppo corti, di scuole costose, di sviluppo, di tasse, di tutto quello che ti aspetteresti di sentirti dire da chi si candida, senza grandi appoggi politici neanche da quelli che li dovrebbero dare per appartenenza, contro una corazzata quale è il centrodestra teramano. Sapeva di poter puntare su una sola opzione possibile: il ballottaggio, visto che una parte della platea dei candidati Sindaci eroderà il suo elettorato, e ha lavorato giorno per giorno su quella opzione. Che due mesi fa era impossibile, oggi – grazie a lei – è una delle eventualità. A Sinistra devono augurarsi che gli elettori le diano la forza di poter ricostruire, intorno al suo progetto, una nuova idea di sinistra partecipata, allargata e solidale, che potrà poi legittimarsi in una candidatura parlamentare per la stessa Manola, in grado di dare a Teramo città un onorevole “nostro” e non solo rappresentante della costa. Concreta. Voto 7   20140523_223911 MAURIZIO BRUCCHI. Ha fatto la sua campagna elettorale. Un Sindaco uscente parte, ovviamente, da una posizione diversa, rispetto ai sei sfidanti. Se un merito l’ha avuto, è stato quello di impedire al livello del dibattito di scivolare tanto in basso quanto qualcuno tra i suoi competitor avrebbe voluto. Forse, ha addirittura dovuto affrontare più “casini” interni alla sua coalizione che esterni, visto che la composizione delle liste, la scelta delle candidature, il riflesso delle non facili regionali, ma soprattutto l’inevitabile “conta” dei posti liberi che in moltissimi hanno fatto, in previsione di un consiglio con sette posti in meno e di una giunta con quattro assessori in meno, hanno creato qualche inevitabile tensione. Ha saputo essere candidato senza dimenticare di essere sindaco. Non era facile stavolta. Composto. Voto 7   20140523_231206 FABIO BERNARDINI Ho difficoltà nel considerarlo davvero un candidato Sindaco. Non l’ho ascoltato presentare un progetto vero, non l’ho sentito avanzare una proposta credibile, non l’ho visto porre una questione vera di vita teramana. L’ho ascoltato gridare di mafia e di malaffare, parlare di inciuci e di corruzione…descrivere una Teramo da esasperazioni dietrologiche, mentre le truppe cammellate pentastellate si aggiravano in rete, soprattutto su facebook, insultando fascistamente chiunque avesse un opinione contraria. Se avesse capito che per fare Grillo bisogna essere Grillo…avrebbe evitato una brutta figura. Se a Teramo non ci sarà ballottaggio, sarà tutto “merito” dei grillini. Vedrete. Inguardabile. Voto 2