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“Più che all’immagine di una governance che è stata capace solo di dare risposte evasive e inefficaci sul futuro dell’Asp 1 di Teramo, si pensi alla vita di decine di lavoratori e di fornitori che da cinque mesi sono stati lasciati senza stipendio e senza spettanze. Noi siamo con loro e con i sindacati che da tempo chiedono una soluzione alla Regione e dalla Asl, che ancora una volta lasciano senza tutele operatori che svolgono mansioni delicatissime e che soprattutto hanno vissuto una delle trincee più esposte durante la pandemia”, così il capogruppo Pd Silvio Paolucci e il vice capogruppo Dino Pepe, che nei mesi scorsi hanno più volte sollecitato una soluzione positiva per i lavoratori.

“Uomini e donne che, malgrado le vane promesse ricevute, hanno continuato a lavorare senza stipendio, pur di assicurare l’assistenza dovuta agli ospiti delle case di riposo del territorio gestite dall’Asp – incalzano i consiglieri – Noi abbiamo più volte denunciato la situazione, chiedendo alla Regione di intervenire prima che la situazione a Teramo si deteriorasse com’è accaduto e in modo da scongiurare che tutte e tre le case di riposo gestite dall’Azienda di Servizi alla persona teramana (Teramo, Nereto e Civitella del Tronto), potessero vedere peggiorare ulteriormente le proprie condizioni. Non abbiamo promosso solo denunce e visite ispettive, ma abbiamo formulato anche delle proposte concrete che sono state tutte disattese. Come la richiesta di erogare intanto le indennità Covid, o di attivare i 100 posti letto previsti per la “residenza protetta” (di cui 51 immediatamente disponibili) in modo da garantire ulteriori risorse e dare linfa a chi lavora per vivere. Non è servito a nulla, quel nulla in cui è sprofondato anche l’annuncio fatto a dicembre dall’assessore Pietro Quaresimale sull’arrivo di 3 milioni di euro per la casa di riposo De Benedictis di Teramo, dei 7 stanziati dalla Regione per il comparto, ma di cui in questi otto mesi si sono perse le tracce. Eppure erano stati presi impegni proprio con i lavoratori, che fino ad oggi hanno assicurato competenza e presenze e sono stati esposti a una situazione durissima, fatta di difficoltà economiche e anche di risvolti psicologici derivanti dalla precarietà in cui vive chi da cinque mesi non può sostenersi e sostenere la famiglia.

Si tratta di diritti che vanno assicurati sempre e con urgenza, rispetto pure all’esigenza espressa dal commissario di impiegare risorse preziosissime, vista l’esposizione debitoria dell’Ente che è di oltre 12 milioni, per tutelare un’immagine che sarebbe stata lesa dalle legittime proteste dei lavoratori. Immagine che purtroppo non è ad oggi delle migliori, se è quella di un’Azienda che attribuisce ad altri le responsabilità di una gestione commissariale non efficace a occuparsi del suo futuro e, soprattutto, fa lavorare gratis lavoratori che chiedono solo di poter continuare a operare nel pieno rispetto dei propri diritti e delle proprie competenze”.