Ho letto con crescente preoccupazione, sul quotidiano La Repubblica di oggi 6 agosto 2014, prima il titolo di apertura del giornale dedicato al dossier sulla spending review redatto dal Commissario nazionale alla revisione della spesa Carlo Cottarelli e dal Presidente nazionale dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, poi (alle pagine 2 e 3) l’articolo relativo alle lettere che entrambi hanno inviato all’indirizzo di 200 Enti Pubblici sospettati di avere “violato le norme sugli appalti”.
È noto che da anni sia obbligatorio per tutti gli Enti pubblici (e le loro società in house) approvvigionarsi di beni e servizi essenziali servendosi della centrale nazionale degli acquisti (CONSIP), la quale consente consistenti risparmi rispetto al limitato potere contrattuale delle singole Istituzioni. Le uniche eccezioni concesse sono relative ad acquisti effettuati in autonomia che garantiscano un risparmio rispetto alle tariffe ottenute dalla stessa CONSIP.
Ebbene, nell’elenco dei 200 Enti Pubblici che avrebbero eluso tali norme, il Comune di Teramo figura al dodicesimo posto in tutta Italia quanto ad entità degli importi relativi ad appalti e a contratti di dubbia regolarità, poiché nel periodo 2012 e 2013 avrebbe stipulato uno o più contratti con fornitori privati di energia elettrica, pari ad un importo di € 1.853.330,00.
Nell’articolo de La Repubblica si legge che “non sorprende che siano soprattutto i comuni a riempire la lista di Cottarelli e Cantone, perché è lì il cuore del rapporto (spesso) clientelare fra politica e piccoli oligarchi fornitori di voti locali”.
Con riferimento alle due Autorità nazionali, l’articolo sottolinea che “il loro tono ai destinatari è decisamente ultimativo: chiedono copia del contratto d’appalto e il relativo decreto di approvazione, «nonché eventuali atti amministrativi posti a motivazione della mancata adesione alle convenzioni vigenti della Consip». E ricordano: «Il termine ultimo per fornire i documenti richiesti viene fissato in 15 giorni». Il messaggio di fondo dei due al resto dell’apparato dello Stato è che la ricreazione è finita”.
Spiace dover constatare che a Teramo, a prescindere dal caso specifico, la ricreazione duri da decenni nei quali la legittimità delle procedure non solo è sempre stata un optional, ma troppo spesso le leggi e le norme sono state ritenute di intralcio da chi ha avuto l’onere di rappresentare le Istituzioni.
Chiedo pertanto al Sindaco (anche con separata interrogazione consiliare), nella speranza che non si sia sperperato il denaro dei teramani, che si faccia immediatamente chiarezza sulla questione sollevata da Cottarelli e Cantone, rimarcando quanto pure sottolineato da La Repubblica e cioè che “i due minacciano sanzioni ai funzionari che esitano a rispondere (25mila euro) e a quelli che «forniscono dati non veritieri» (51mila euro)”.
Maria Cristina MARRONI
Consigliere comunale di Teramo