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Un piano "completamente lacunoso, confezionato da tre commercialisti e un avvocato senza alcun contributo tecnico e gestionale di merito". Il consigliere comunale di Futuro In, Franco Fracassa, ha votato contro ieri in aula sul Piano Industriale della Teramo Ambiente, insieme ai colleghi di Forza Italia, Mario Cozzi, e Cittadini in Comune, Giovanni Luzii. Sott'accusa, la lacunosità del piano industriale che "prevede investimenti di varia natura, a cominciare dall'acquisto di mezzi indispensabili, caricando il 1 milione e 95mila euro di costi sui PEF futuri e lo faranno prevedendo un aumento delle tariffe a carico dei cittadini. Quindi, non solo non viene indicata una priorità d'acquisto dei mezzi di cui parlano ma mettono nero su bianco che a coprire quegli acquisti spacciati per investimenti saranno di tasca loro i cittadini teramani. Aumenterà la Tari e i teramani pagheranno di più". Non solo.

Il consigliere Fracassa ha chiesto conto alla triade composta da sindaco D'Alberto-assessore Maranella-presidente della società Saccomandi, del perchè sia scomparsa, dal 2017 in poi, la messa in sicurezza delle lastre di marmo del cimitero di Cartecchio: "Troviamo il fissaggio delle lastre nel piano industriale, parliamo di almeno 11 padiglioni in pratica mezzo cimitero monumentale. In questi anni, quindi, cosa hanno rischiato operai TeAm e frequentatori del cimitero? La sicurezza quanto vale per questa Amministrazione se per cinque anni hanno abbondonato quell'intervento di fissaggio al muro delle lastre di marmo che, chi ha governato prima di loro, aveva avviato?"

Fracassa incalza anche sugli annunci di "nuovi futuri introiti che arriveranno in casa TeAm grazie all'estensione della raccolta della plastica presso le aziende agricole del territorio. Peccato però che la plastica che esce da un'azienda agricola sia catalogata, per legge, come rifiuto speciale e come TeAm non possiamo andare a ritirare rifiuti speciali ammenochè non siano abbandonati su strada. E' cambiata nottetempo la normativa o, come credo, chi ci sta propinando questo come il Piano Industriale del futuro non sa neanche di cosa parla? Quali competenze abbiamo messo in campo per confezionarlo? Il sindaco se l'è riletto, almeno, prima di portarlo in Consiglio con tutte le lacune che ci sono? O pensa che non sappiamo leggerlo da noi per capire che è tutta fuffa, con un aggravio per le tasche dei teramani?".

Tutte domande retoriche quelle del consigliere di Futuro In, che torna ad evidenziare un aspetto molto delicato circa l'obbligo del "controllo analogo" sull'operato della società in house: "Cosa potrebbe segnalarci l'Anac qualora scoprisse che il controllore coincide con il controllato. Sul Ruzzo il controllo analogo lo fa l'Ersi, sull'Agena lo fa la segretaria generale della Provincia...Ma sulla TeAm tutta pubblica? Ci è stato detto che, per il Comune di Teramo, il referente non è il segretario comunale bensì il sindaco: quindi se il sindaco firma il bilancio della TeAm (insieme al Mo.Te per il 2%), controlla se stesso e ciò che ha firmato. L'avermi risposto, ieri, in aula, che è il Consiglio comunale che di fatto svolge attività di controllo analogo è l'ennesimo insulto all'intelligenza dei cittadini che, mi dispiace per D'Alberto, non hanno l'anello al naso".