Che quello della nuova Giunta non sarebbe stata un parto facile, lo avevamo già scritto in campagna elettorale, leggendo in quelle sette liste di appoggio a D’Alberto una evidente difficoltà di gestione. Un difficoltà amplificata dal fatto che tre delle liste (ovvero quelle do Cavallari, Di Bonaventura e D’Angelo) hanno ottenuto risultati simili, intorno al 7 per cento, e porteranno in Consiglio tre eletti a testa. Poi c’è il PD e Insieme Possiamo, che insieme cubano altri 10 consiglieri. Il ventesimo di maggioranza è il consigliere pentastellato. Resta fuori solo la lista di Maurizio Verna, per un voto, condizione questa che infastidisce non poco lo stesso ex assessore, che sta rivedendo i conteggi dei seggi, ma al contempo non fa mistero di rivendicare un riconoscimento politico. Nel gioco degli assessorati, infatti, per quel solo voto in più, i cinque stelle avrebbero due posti, cioè un assessorato e il consigliere surrogante. Verna vuole un posto, ma D’Alberto non sembra affatto intenzionato a darglielo, visti i problemi che deve gestire con le richieste degli eletti. Valdo Di Bonaventura, per esempio, avrebbe "avvertito" il Sindaco, spiegando senza giri di parole che non vuole la presidenza del Consiglio, mentre la lista In Comune per Te che è stata, conti alla mano, il valore aggiunto, determinante per la vittoria, non vuole accontentarsi del solo assessorato a Sbraccia, ma rivendica un secondo ruolo, alla luce eel'evidente peso specifico. E non solo, perché c’è anche il gioco delle correnti: se infatti la corrente dell’ex assessore regionale Di Dalmazio, porta in giunta due assessori (Graziano Ciapanna e Ilaria De Sanctis, ormai in quota dalmata), la corrente di Sandro Mariani rivendica l’assessorato per il più votato del PD, Marco Di Marcantonio. E poi c’è il problema delle quattro donne imposte dalla legge. Ricapitolando: i posti da assegnare sono 10, cioè 9 assessorati e la presidenza del Consiglio, ma non bastano. D’Alberto dovrà scegliere e, comunque vada, partirà con una quota di scontenti in maggioranza, anche se la promessa de rimpasto ad un anno e mezzo fa parte dello standard ormai. Ma questo significa anche che i “nominati” sapranno di essere a tempo. Insomma, un tetris irrisolto, quello del Gianguido bis, che rischia di crollare sulla scelta della quarta donna, operazione difficilissima. Se, infatti, tra gli uomini i posti dovrebbero essere quelli di Filipponi, Ciapanna, Cavallari, Di Marcantonio, Sbraccia e Di Bonaventura (uno di loro dovrà accettare la presidenza) le donne dovrebbero essere De Sanctis, Di Padova e Ciammariconi. Manca, appunto, la quarta. Sarà della lista di Camillo D’Angelo? O di quella del PD? Sarà una candidata di Verna? O magari una ex assessora di Insieme Possiamo? Gli indizi, in realtà, portano sempre di più verso la nomina, quale assessore esterno, della prima dei non eletti della Lista del Sindaco, quella Valentina Papa che, in campagna elettorale, veniva già presentata come assessora al Centro Storico.