Vladimir Putin, dopo la prova di forza rappresentatagli da YevgenyPrigozhin, che ha subito a mani basse, fatto che ha incontrovertibilmente provato una sua sostanziale perdita di potere, confermato dalle addirittura successive concessioni garantite all'oligarca di San Pietroburgo, perdonato di tutto e con tutti e ricevuto di nuovo al Cremlino, dove gli è stato offerto anche di entrare a fare parte, con tutto il suo gruppo di criminali di guerra, dell'Armata Rossa (offerta che Prigozhingli ha pure rifiutato), tiene insieme il suo regime con lo sputo e trema altri colpi di mano, mentre spera nelle elezioni americane del 2024, pregando nel frattempo in ortodosso un congelamento del conflitto ucraino per poter giungere nel 2025 a una “soluzione coreana”della questione con i favori di un Presidente americano amico.
Ma perché il dittatore russo dovrebbe sperare nell'America?
Per comprendere questa posizione del sanguinario dittatore russo bisogna tornare alla campagna presidenziale del 2016 quando Hillary Clinton e Donald Trump si contesero la poltrona dello Studio Ovale. Difatti in quella campagna elettorale chiare e chiarite sono state le interferenze di Mosca per favorire l'elezione di Trump fabbricando notizie false sulla Clinton nonché rubando mail private del candidato democratico, come dimostrato negli atti della Commissione Intelligence del Senato (a maggioranza repubblicana) sul cosiddetto Russiagate (molto meno grave del Watergate1972 perché in questo caso si trattò di spionaggio politico interno, che il 9 agosto del 1974 costrinse ledrammatichedimissioni di Richard Nixon per sfuggire a un sicuro Impeachment), consegnata nel 2020 dopo tre anni di indagini, dove si provano i contatti tra uomini di Putin e consiglieri di Trump durante la campagna presidenziale, alcuni di questi condannati dalla magistratura statunitense e poi graziati dal Tycoon giallo canarino negli ultimi giorni del suo primo e ultimo mandato alla Casa Bianca, come Alex vanderZwaan eGeorge Papadoulos, quest’ultimo consigliere elettorale di Trump sulla politica estera, dichiaratosi colpevole nel 2017 e che si preoccupò di far arrivare l’ondamenzognera contro la NATO e a favore di Vladimir Putin anche in Italia, nutrendo l’orda paranoide antiamericanista che tuttora pullula nel nostro frusto Paese di veterocomunisti, sempre con il culo degli altri.
Ed è utile tornare a quegli esiti elettorali perché videro la Clinton come il candidato con più voti popolari e Trump come quello con maggiori voti dei grandi elettori: Hillary Clinton 65.853.514 voti popolari, 48,18% di preferenze, 227 voti dei grandi elettori; Trump 62.984.828 voti popolari, 46,09% di preferenze, 304 voti dei grandi elettori, che, per gli effetti della particolare legge elettorale statunitense, vinse da perdente.
Quindi, grazie al sistema elettorale presidenziale statunitense, allo Studio Ovale arrivò il meno votato dal popolo americano ma il più amato dai Putiniani: Joe Biden, per chi selo stesse chiedendo, nel 2020 è stato votato da 81.268.924 di americani, con il 51,31% di preferenze, e da 306 grandi elettori risultando il presidente più votato della storia degli Stati Uniti d'America, mentre Donald Trump raccolse 74.216.154 voti popolari, il 46,86% di preferenze e 232 grandi elettori. Per avere contezza della straordinaria affermazione elettorale di Joe Biden basti pensare che John Fitzgerald Kennedy nel ‘60 presesolo112.827voti in più da Richard Nixon.
Ma, difatti, che cosa accadde appena Trump arrivò a sedersi sulla poltrona dello Studio Ovale?
Semplicemente successe tutto quello che Trump già annunciava di fare durante la campagna elettorale, cioè isolazionismocommerciale, disinteresse per la politica internazionale e scientifico discredito della NATO, minacciando di ridurre anche i finanziamenti statunitensi all'Alleanza (che non ha fatto perché non poteva farlo), favorendo così le mire imperialistiche di Vladimir Putin nel Vecchio Continente. Durante il suo viaggio in Europa del luglio 2018, sempre a spada tratta contro la NATO, Trump scrisse su Twitter: “Questi paesi hanno iniziato ad aumentare le loro spese per la difesa da quando io sono presidente ma la Germania spende l'1% e gli Stati Uniti il 4%, e l'Europa beneficia della Nato molto di più degli Stati Uniti.” Un chiaro invito agli stati europei a un maggiore impegno con conseguente disimpegno degli Stati Uniti: Trump pretendeva che tutti gli stati membri investissero in armamenti come gli Stati Uniti, vale a dire il 4% annuo del proprio PIL. Ma in realtà Trump voleva tirare fuori dalla NATO gli Stati Uniti d'America (anche questo non ha fatto perché non poteva farlo, ma il tutto era coerente con il piano di disgregazione della NATO utile a minare la stabilità dell'Allenza Atlantica a vantaggio dell'amico russo). Non a caso il primo obiettivo della Presidenza Biden è stato quello di riaccendere il Faro Guida dell'Occidente democratico per rinsaldare la NATO e disinnescare il prepotere di Putin che, senza mezzi termini e a ragione, appena sedutosi nello Studio Ovale, definì un assassino: “Putin Is a killer. Hewillpay a price. You’llseeshortly.” Putin è un assassino che pagherà molto presto le sue malefatte, soprattutto in riferimento alla sua interferenza nelle Presidenziali del 2016, con il Governo cinese messo a cuccia, che sta lì zitto e buono, Cina parassita dell'economia d'Occidente senza il quale non potrebbe esistere.
Non ci può essere alcun dubbio che le mire espansionistiche di Vladimir Putin verso l'Ucraina hanno avuto motivo di avverarsi durante la presidenza Trump, che in quattro anni alla Casa Bianca ha scientemente isolato la prima democrazia repubblicana del pianeta dagli storici alleati europei, Repubblica che dal 4 luglio 1776, al secondo capoverso della propria Dichiarazione di Indipendenza,contiene il seguente e celebre enunciato: “Weholdthesetruthstobeself-evident, thatallmen are createdequal, thatthey are endowedbytheir Creator withcertainunalienableRights, thatamongthese are Life, Liberty and the pursuitofHappiness. / Riteniamo che queste verità siano-evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono creati simili, che sono dotati dal loro Creatore di alcuni inalienabili Diritti, che tra questi ci sono la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità.”
Donald Trump, di là dalle questioni giudiziarie che lo riguardano da New York alla Florida, sarà lo sfidante di Joe Biden alle presidenziali 2024, ma gli americani non cambiano mai il Comandante in capo con una guerra ancora in corso (basti pensare alle presidenze di Franklin Delano Roosevelt, Harry S. Truman e George W. Bush), che hanno già vinto perché hanno riportato la NATO al centro degli interessi delle repubbliche democratiche occidentali, ma che hanno tutte le intenzioni e le possibilità di vincere fino in fondo, vale a dire fino alla caduta del regime di Vladimir Putin; ma c'è un dato, fra tutti, più incontrovertibile sulla sicura riconferma di Joe Biden, Il Crociato della Democrazia, Il Soldato di Dio alla guida dell'Occidente democratico contro la barbarie dei Soviet: Biden nel secondo trimestre 2023 per la sua campagna elettorale (ancora con a fianco Kamala Harris, messa in ombra dalla inaspettata per molti vitalità del Presidente) ha raccolto ben 72 milioni di dollari, Trump solo 35.
Per Vladimir Putin è più probabile che si aprano le porte di una dàcia in Crimea sotto la stretta sorveglianza dei servizi di sicurezza ucraini, che il suo sodale Donald Trump torni a occupare la poltrona dietro la scrivania dello Studio Ovale.
MASSIMO RIDOLFI