Cinque anni fa, a Villa Bianca, nel lanciare la sua seconda candidatura regionale, Sandro Mariani mi chiese di moderare l’incontro. C’era gente, tanta gente, la sfida era complicata e difficile, perché Mariani era il capogruppo uscente del partito più importante della maggioranza, in una Regione che usciva dalla presidenza di D’Alfonso, che aveva lasciato l’Emiciclo per andare a Palazzo Madama. Non era una sfida facile, la sua, anche perché - per contrastare il Centrodestra, il partito gli aveva chiesto di candidarsi in una lista diversa,
Fu eletto.
Cinque anni dopo, stasera, stesso posto, stesso motivo, ma non è lo stesso Sandro Mariani, quello che sale sulla pedana nella sala grande del locale, che è molto più grande di cinque anni fa, ed è un bene, perché c’è molta più gente.
Alla conta dei braccialetti, come quelli dei concerti, simpaticamente distribuiti, i presenti sono 1328, ma un paio di centinaia di persone non hanno il braccialetto, e tantissimi non sono riusciti ad arrivare, perché la strada che sale a Tofo Sant’Eleuterio dalla rotonda della superstrada è bloccata dalle macchine che cercano di arrivare. Di un Sandro Mariani diverso, dicevo: cinque anni di opposizione l’hanno forgiato e formato, è concreto più di quanto già non fosse, ma più maturo nel farsi carico di quella missione che è la difesa della provincia di Teramo, sempre più marginalizzata rispetto alle altre tre da ogni livello istituzionale e da ogni colore politico.
Mariani lo sa, e quando c’è da “parlar con nuora perché suocera intenda”, chiama a sé il segretario regionale del Pd e sottolinea “Io sceglierò sempre la mia gente e il mio territorio”… e in quel “sempre” c’è un messaggio niente affatto sottinteso, c’è una dichiarazione di intenti, c’è un richiamo a certe logiche di partito, c’è una rivendicazione di teramanità che pretende precedenza su ogni altra intenzione politica.
Parla con la sua gente, Mariani, e parla col linguaggio della sua gente, senza costruzioni retoriche, ma con l’evidenza dei cinque anni di opposizione, anche sanguigna, combattuta sui banchi dell’Emiciclo.
Ad amplificare il sentire di Mariani, a coltivarne la percezione “pubblica”, non è solo la politica e la scelta di volerla vivere, ma il sentirsi investito da un compito, o meglio da un ruolo che pretende un progetto che sappia parlare tutti i verbi al futuro, perché è un progetto che va oltre i programmi e le scelte… è un progetto che sorride riconoscendo sui manifesti la foto di un candidato, che tutti chiamano Sandro, ma lei chiama papà.
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IL VIDEO INTEGRALE DELL'INCONTRO
CON 'NDUCCIO, SANDRO MARIANI, LUCIANO D'AMICO, LUCIANO D'ALFONSO