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Il 12 ottobre si svolgeranno le “elezioni” più ridicole e grottesche della storia d’Italia: quelle dei consiglieri e dei presidenti delle nuove province, i quali non saranno più eletti democraticamente dai cittadini, bensì nominati dai sindaci e dai consiglieri comunali. Eliminazione delle provincie dunque? No, eliminazione del diritto di voto dei cittadini. La legge 56/2014, voluta dall’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Del Rio, oggi ministro del governo Renzi-Berlusconi, che ha cavalcato l’onda dell’antipolitica, provocherà disservizi per i cittadini e disagi per molti lavoratori dell’Ente. L’indignazione dei cittadini contro i costi della politica, della mala-politica, trova così la sua vittima sacrificale nella Provincia, un’istituzione che risale a prima dell’unità d’Italia. È la stessa operazione che il governo Renzi-Berlusconi sta portando avanti per il Senato: non un’abolizione quindi, ma un’elezione sottratta al voto popolare e consegnata alla casta. Una vergogna, che sfocerebbe nel ridicolo se non si trattasse di una ferita alla democrazia. Lo scrive in una nota Marco Palermo segretario provinciale di Rifondazione Comunista.   Se il problema fosse realmente il costo della politica, avrebbero dovuto piuttosto mettere mano a tutti quegli enti inutili dove spesso si collocano “amici” e clientele elettorali, e togliere privilegi a dirigenti e manager super pagati. É doveroso ricordare che i consiglieri uscenti prendevano un rimborso spese benzina di poche centinaia di euro all'anno, non possono certo essere definiti “privilegiati” o additati come una spesa troppo esosa. Quanto a debito della pubblica amministrazione, le Provincie sono le ultime a doverne rispondere (solo per lo 0,4% a fronte del 94,2% delle amministrazioni centrali e al 2,1% delle Regioni).   Funzioni importanti per il benessere del nostro territorio provinciale (scuola, viabilità, ambiente, formazione, avviamento al lavoro) saranno affidate a un presidente-sindaco, secondo una logica spartitoria fra i partiti al potere. Il futuro presidente-sindaco a mezzo servizio, poco importa se sarà Astolfi di Atri o Di Sabatino di Bellante, saprà rappresentare gli interessi di tutti i cittadini o sarà spinto a favorire l’ambito comunale di riferimento, l’unico che potrà riconfermarlo nella carica? Sarà il rappresentante dei cittadini o dei gruppi politici che l'hanno eletto? È lecito dubitarne. I cittadini in ogni caso non sapranno con chi prendersela per i disservizi e per i guasti prevedibili, e non hanno avranno più la possibilità di giudicare chi li rappresenta. La legge Del Rio è antidemocratica e creerà enormi disservizi. Per queste motivazioni il partito della Rifondazione Comunista della provincia di Teramo ha deciso di non essere complice di questa farsa ed invita a disertare questo appuntamento elettorale fraudolento, umiliante e indecente.