Due liste in lizza per le elezioni regionali abruzzesi del prossimo 10 marzo sotto osservazione e, quindi, a rischio esclusione, da parte di alcune delle quattro commissioni circoscrizionali dei Tribunali abruzzesi che si sono pronunciate in maniera diversa, a macchia di leopardo, sui ricorsi inviati dopo la presentazione delle candidature entro le 12 di ieri. Si tratta delle due forze centriste, Noi Moderati e Udc-Dc - che fanno capo rispettivamente ai leader nazionali Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi - in corsa entrambe con il candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra, Marco Marsilio (FdI), presidente uscente della Regione Abruzzo. Oggi ma
solo all'Aquila e a Teramo, sono in programma le udienze per la discussione dei casi per i quali i responsabili dei partiti hanno già fatto recapitare corpose memorie ai magistrati
componenti delle commissioni chiamate a verificare la regolarità dei candidati e dei partiti in gara.
Oggi i verdetti: se saranno confermate le esclusioni, le forze politiche dovranno rivolgersi alla Corte di appello dell'Aquila che però ha ammesso i due candidati presidenti,
Marsilio e Luciano D'Amico, per il centrosinistra, approvando nella documentazione anche le dichiarazioni collegate ai partiti
in coalizione.
Quanto si sta verificando in Abruzzo ha una matrice
nazionale: infatti, è conseguenza di diatribe politiche e
storici contenziosi tra le tante forze centriste in guerra da
decenni per la proprietà del simbolo scudocrociato e per la
conquista, finora fallita, dell'eredità della Democrazia
Cristiana. Secondo quanto si apprende, nella vicenda abruzzese
protagonista è l'Udc guidata da Cesa che ha presentato la lista
insieme alla Dc, formazione politica del parlamentare Rotondi,
leader della "Dc con Rotondi". In un caso l'Udc presenta il
ricorso contro gli ex alleati di Noi Moderati, nell'altro lo
subisce perché una delle sigle che rivendica la proprietà del
simbolo scudocrociato contesta proprio l'utilizzo dello stesso
in Abruzzo all'Unione di Centro.