È legittimo, sia chiaro, che un sindaco, a un certo punto del proprio governo, valuti di rimodulare la propria azione amministrativa, e lo strumento che ha per farlo è la ricomposizione della giunta comunale. È un grave errore politico e di amministrazione, però, non comprendere nel rinnovamento di giunta, che può anche solo passare per la ridefinizione delle deleghe, anche in relazione anuove e sopraggiunte necessità amministrative (fare il primo cittadino è il ruolo politico più difficile da assolvere ma anche il più vero), i rappresentanti principali delle liste che hanno portato il sindaco a capo dell’emiciclo cittadino. Ed è un errore ancora più grave operare sulla giunta per opportunità elettorale, cioè sulla base delle più recenti consultazioni, cercando un bilanciamento politico su quello che è lo spettro nazionale, che nulla ha a che vedere con la buona amministrazione di una città, fatto molto più concreto e visibile, lontanissimo dal dorato Emiciclo di Bruxelles, o di Strasburgo, Parlamento europeo che si è rinnovato, ricordiamolo, contro il volere della maggioranza degli italiani. Ecco, il sindaco Gianguido D’Alberto sembrerebbe aver registrato la sua Giunta sulle risultanze delle ultime elezioni europee, e ciò si evincerebbe dalla crescita di assessori targati PD, una rappresentanza politica totalmente snaturata dal delirio renzianoche oramai non ha più base elettorale nel popolo cosiddetto di sinistra bensì nelle conventicole di Confindustria, con la complicità della benemeritaCGIL; un partito, il PD, che siffatto è capace solo di perdere qualsiasi passaggio elettorale o di governare qualsiasi cosa, fosse anche una partita a pancotto sulla spiaggia, alla cazzodicane.
Tutto questo ha portato alla cacciata di Valdo Di Bonaventura dall’azione di governo della città, sicuramente l’assessore simbolo dell’Amministrazione D’Alberto, un fedelissimo della prima ora, sempre sopravvissuto ai precedenti rimpasti: Di Bonaventura ha pagato il “tradimento” di aver accettato la candidatura in regione offertagli da Azione, partito di minoranza in Consiglio Comunale, fatto talmente grave da non aver permessol’inclusione di nessuno dei tre consiglieri di Teramo Vive in Emiciclo nella nuova Squadra di Governo. Ma il “tradimento” invero fu di non accettare supinamente la candidatura di Giovanni Cavallari come unico rappresentante in regione della Giunta D’Alberto – da qui il passaggio in Azione di DiBonaventura, e anche questo è stato un errore politico, bisogna ammetterlo, replicato poi perniciosamente con l’uscita da Azione a regionali concluse, un vero pastrocchio insomma: di questa sicuramente eccessiva mobilità politica è stato punito l’ex “assessore dei teramani”. Ma due dati si possono trarre con assoluta certezza guardando i componenti della nuova Giunta: 1° D’Alberto sta indirizzando il suo mandato più in chiave politica, revisionandosi sulla base delle dinamiche nazionali e, di conseguenza, allontanandosi dal territorio, dai cittadini e dai loro bisogni reali, che quasi mai si coniugano con quelli della partitocrazia; 2° Valdo Di Bonaventura aumenta sicuramente la percentuale di gradimento dei teramani e, di conseguenza, il proprio peso politico perché la sua lista, rimanendo all’interno del gruppo di maggioranza, potrà dare voce concreta ai votanti delusi dell’Amministrazione D’Alberto, pungolarla, reindirizzarla verso i bisogni dei cittadini e non del PD o di altri partitini di fazione o di frazione. Staremo qui a vedere che pane verrà fuori da questo rimpasto, è certo però che il Sindaco, in un atto interessato ma masochista, si è privato del migliore assessore, per personale impegno e volontà, che il Comune di Teramo abbia mai avuto, al quale ho raccomandato di guardarsi bene dagli “amici”, che ora lo difendono e lo lodano e lo imbrodano, perché molti di questi neanche lo hanno votato e agiscono giusto per gusto di polemica. Ma presto si sentirà anche un miagolio provenire dalla Regione. L’ambizione, soprattutto in politica, è un difetto e non un pregio dell’essere umano.
MASSIMO RIDOLFI